Salvo l'Inter, non l'Italia

Salvo l'Inter, non l'Italia L'attesa di Milano per un derby che interessa tutta la A Salvo l'Inter, non l'Italia Bagnoli: siamo costretti a vincere MILANO DAL NOSTRO INVIATO Si avverte nell'aria di Milano un non so che, anche vago, di derby? No. E come mai? Non sarà colpa del volo a bassa quota di altri importantissimi e meno calcistici fatti; non ci saranno di mezzo le pene dei milanesi, chiamati quotidianamente di fronte alla vetrina di episodi fuorvianti? La partitissima incalza, ma incalzano anche le voci sull'indagato Paolo Berlusconi, fratello del presidentissimo rossonero, la giunta del sindaco è in crisi, e un uomo vuol buttarsi giù dalla torre della Maserati, a Lambrate, dopo la notizia che l'hanno licenziato. Impossibile chiedere pareri e pronostici ad alcuni eminenti personaggi della città per via del fatto che sono molto impegnati a rispondere ai giudici su un'altra storia, quella delle tangenti. Telefonata a una delle tante tv locali: che cosa preparate di bello per il derby? Il derby?! Qui rischiamo la morte se il Parlamento approva il decreto attuativo della legge Mammì, addio venditori di servizi da tè, di tappeti e ci venite a chiedere del derby! Ma il derby c'è, esiste, il derby attirerà a San Siro migliaia di persone, sarà presente in tribuna d'onore il tecnico della nazionale statunitense, Milutinovic, con moglie e figlia. Il derby vive la sua trepida vigilia. Sì, ma dove? Nell'altro mondo, il mondo lieto e fastoso dei calci. E lì sta, massaggiandosi pensosamente il naso, l'ex operaio della fabbrica di cinture alla Bovisa Osvaldo Bagnoli, oggi apprezzatissimo allenatore dell'Inter. «Salvare l'Italia con una vittoria. Beh, mi sembra esagerato. Io più che di salvare l'Italia, mi preoccupo di mettere a posto la mia squadra». Bagnoli ha un debole per il Milan e non soltanto perché ci ha giocato e vinto con Schiaffino uno scudetto: gli piace il Milan perché quando guidava il Verona e il Genoa lo ha sempre costretto a soffrire. «Ma allora - dice - l'obiettivo era più semplice: non prenderle. Adesso il copione è cambiato, dobbiamo, dovremmo vincere». Sulla salvezza dell'Italia calcistica, l'uruguaiano Sosa ha le stesse idee del suo capo. Sosa è l'odierno Aguilera, la mimesi nerazzurra della risolvente punta già genoana. «Sosa può essere determinante», è la speranza di Bagnoli. «Io degli interessi e delle attese della Juventus e del Torino me ne infischio. Faccio gli interessi miei e dell'Inter». Sosa si accarezza la barba che da 15 giorni coltiva: «La t'jlio, se riesco a bucare il Milan». Il fantastico Schillaci che inse¬ gue il gol come i cavalieri della Tavola Rotonda inseguivano il Santo Graal, non sarà in campo, dallo stiramento è guarito ma i muscoli gli fanno male. «Ah, quanto ho sognato un gol a San Siro, nel derby». Se gioca Sammer non gioca Pancev. Se gioca Pancev esce Sammer e il suo posto se lo prende Manicone. Non sta bene neppure Van Basten, distorsione al ginocchio destro, ieri ha riposato, è dolorante. Van Basten non è Aiace, se gli punge l'unghia di un mignolo va dallo specialista e poi s'arrende. Sotto, con ogni probabilità, Papin. «Perché non riuscire a vincere? dice Bergomi -. Il Milan è forte ma non è il Padreterno e noi non ci siamo mai vestiti con i panni dei cugini poveri». Cugini poveri che un tempo erano ricchi; e il Milan era la squadra di quelli che volevano fargliela vedere ai signorini di Moratti. Berlusconi ha mutato le scene del calcio milanese, ora comandano i signorini del Dottore, benché sia fortunatamente difficile non filtrare i pensieri di oggi attraverso la memoria e la nostalgia di ieri. Che tempi, accidenti. Stefano Nyers (è permesso qualche passo indietro?) si presenta a Masseroni che sta fumando un sigaro non meno lungo del ponte di Brooklin e gli fa: presidente ho bisogno di due milioni. E Masseroni: due soli, e perché non tre? E Nyers: certo, meglio tre. E Masseroni: segna tre gol domani nel derby e te li metto in tasca. Nyers va e segna. Tre gol, tre milioni. E la cameriera di casa Moratti, la vogliamo ricordare o no? La tifosissima donna nasconde sotto il tovagliolo del re del petrolio un foglietto piegato in due con la formazione dell'Inter adeguata per una gigantesca vittoria derbistica. Il grande Angelo la legge: però, mica male. E telefona al mago accaacca. E il giudice Di Pietro per chi tifa? E' di Campobasso. Sembra che abbia nel cuore la Juve. Gianni Ranieri Osvaldo Bagnoli, tecnico dell'Inter

Luoghi citati: Campobasso, Italia, Milano