Palermo: sono in pericolo
Palermo: sono in pericolo Palermo: sono in pericolo L'ex giudice minacciato di morte «Scoprii un falso in tribunale» ROMA. «I nomi delle persone coinvolte nello scandalo milanese di Tangentopoli sono gli stessi che emersero al tempo delle mie scoperte sulle forniture militari e i finanziamenti all'Argentina tramite il consorzio "Metrobaires" all'inizio degli Anni '60». A parlare così è l'ex giudice Carlo Palermo, che è attualmente parlamentare del gruppo «La Rete». Carlo Palermo è stato ascolJ tato ieri pomeriggio, su sua precisa richiesta, dall'Ufficio di presidenza della commissione Antimafia. L'ex giudice Carlo Palermo aveva preannunciato, prima di essere ascoltato dalla commissione Antimafia, notizie nuove e informazioni circa nuove minacce alla sua vita, ma a quanto hanno detto i membri dell'ufficio di presidenza della commissione parlamentare presieduta da Luciano Violante «nulla di nuovo è emerso». Comunque Carlo Palermo che, come ha spiegato, dopo l'omicidio di Falcone ha ricominciato a riflettere sulle sue indagini, lasciate nel 1985 dopo l'attentato subito, ha messo in luce quella che secondo lui è una «operazione di Stato», la vicenda dei finanziamenti, poi non erogati, al consorzio metrobairese. La cosa - riferisce l'agenzia di stampa Dire - coinvolgeva anche l'allora Presidente del Consiglio, l'onorevole Bettino Craxi, ma la questione fu archiviata dalla commissione inquirente. «I nomi di di allora sono però gli stessi di oggi a Milano - ha detto ieri pomeriggio l'ex giudice Carlo Palermo - e sono quelli di Prada, Rezzonico, Radaelli, Larini e di Vincenzo Balzamo». Il vicepresidente della Commissione, Paolo Cabras, ha però precisato che, dal punto di vista dei fatti, «Palermo non ha portato nessun elemento novo, sono tutte cose già note, procedimenti già conclusi e archiviati». Per quanto riguarda le nuove minacce alla sua vita, il presidente della Commissione antimafia, Luciano Violante del pds, ha detto che l'ex giudice e ora parlamentare Carlo Palermo «a noi non ha detto nulla di nuovo», il parlamentare della Rete ha riferito alla Commissione in proposito che le nuove minacce alla sua vita, «molto serie», sono iniziate esattamente il giorno dopo una.sua scoperta al tribunale di Trapani. «Qualcuno - ha spiegato Carlo Palermo - ha falsificato la data di assegnazione del processo sul traffico di armi, portandola dal primo aprile del 1985 al venticinque marzo. Inoltre è stato falsificato anche il nome del giudice cui la causa era assegnata». L'ex giudice Carlo Palermo ha spiegato - riferisce ancora l'agenzia di stampa Dire - che la pratica era stata assegnata al sostituto procuratore Petralia, mentre invece dopo la falsificazione risultava assegnata anche a lui e all'altro sostituto. Il problema è che proprio il due aprile l'ex giudice Carlo Palermo subì l'attentato, e quindi lo spostamento di data «è stato fatto - ha detto l'ex giudice e ora parlamentare per far vedere a qualcuno, non ai magistrati che l'avrebbero scoperto, che il processo era stato assegnato molti giorni prima. Fatto sta, dopo che ho fatto questa scoperta, dal giorno dopo, sono iniziate le nuove minacce alla mia vita».
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