ADUA «IL PARADISO» CON I MAGAZZINI

ADUA «IL PARADISO» CON I MAGAZZINI ADUA «IL PARADISO» CON I MAGAZZINI LA Divina Commedia è il sogno di un viaggio. Per tutti noi, è divenuto un viaggio nel teatro». Così scriveva Federico Tiezzi nel 1991, quando dopo tre anni di attività laboratoriale in collaborazione con il Teatro Metastasio di Prato, si era infine concluso il progetto di teatralizzazione del poema dantesco. Il «noi» utilizzato dal regista nella sua riflessione scritta si riferiva naturalmente a I Magazzini (ex Magazzini Criminali), la compagnia teatrale protagonista del progetto, ma non solo; includeva anche i collaboratori esterni chiamati a dare il proprio contributo artistico all'operazione, contributo che in tre casi specifici si è rivelato determinante. Per ciascuna delle tre cantiche infatti, Tiezzi ha voluto accanto a sé un poeta che intervenisse in qualità di drammaturgo: Edoardo Sanguineti per l'Inferno, Mario Luzi per il Purga¬ torio e infine Giovanni Giudici per il Paradiso. Ora, ciò a cui il pubblico torinese potrà assistere in questo fine settimana (20, 21 e 22 novembre) al Teatro Adua, è proprio l'ultimo dei tre spettacoli scaturiti dal laboratorio, «Il Paradiso», che Giudici ha reso «satura drammatica in un prologo e nove scene». Messi di fronte alla straripante quantità di versi su cui intervenire, i tre poeti hanno lavorato in modo autonomo: scegliendo, estrapolando, interpolando e contaminando il materiale a loro disposizione. «Volevo tuttavia - racconta ancora Tiezzi che la maggior parte di ciò che sarebbe stato proposto allo spettatore fosse direttamente il testo dantesco, nella scandalosa purezza del suo dettato. Il criterio comune di scelta è stato allora quello di offrire al pubblico un chiaro filo conduttore, la traccia evidente di un'avventura umana e spirituale». Posto questo vincolo comune, ogni poeta ha elaborato una personale metodologia di approccio alla cantica assegnatagli- Giovanni Giudici ha scelto l'approccio didascalico scindendo la figura di Dante in due personaggi complementari: un «auctor», e cioè l'uomo-autore che si ritrova a dover fermare su carta cose inesprimibili che «ridire né sa, né può qual di là su discende», e un «viator», l'uomo che ha compiuto il viaggio impossibile. La scissione permette momenti di riflessione straniata, di anacronismi funzionali al testo come la materializzazione di un altro poeta caro a Giudici, Ezra Pound. Sandro Lombardi è Dante. Tra gli altri Graziano Piazza, Alessandra Antinori, Alessandra Celi, Laura Martelli. Le scene sono di Manoia Casale, (nella foto, Sandro Lombardi e Alessandra Antinori) [m. bo.j

Luoghi citati: Casale