L'«ALTRO» CINEMA

L'«ALTRO» CINEMA SPAZIO ITALIA L'«ALTRO» CINEMA Uno sguardo sul nostro Paese nei 33 lavori in concorso EGLI ultimi due anni si è tornati a parlare di cinema italiano. Nuovi autori, registi, soggetti che ripercorrono ansie generazionali, importanti riconoscimenti internazionali. Ma questo fenomeno non esaurisce «tutto» il cinema italiano di oggi. Esiste un cinema indipendente che agisce nelle pieghe, incurante di formato, supporto e durata, e che fornisce squarci di realtà, volontà di interpretarla e al tempo stesso sperimentazione, ricerca. Per questo cinema da tempo «Spazio Italia» è l'appuntamento più importante. I 33 lavori in concorso dal 16 al 21 novembre rappresentano il meglio dell'attuale produzione indipendente italiana. Alcuni lavori propongono ritratti di personaggi dell'Italia di oggi: è il caso del rapper protagonista di Lu Papa Ricky di Renato De Maria, degli hippies ecologisti in Prodotti naturali di Elena De Varda, dell'Idraulico ritratto da Davide Di Lemia, dell'Uomo della pietra proposto da Giacomo Ferrante, dei tre reduci afgani su cui è in- centrato Hotel Italia di Francesco Ferrari, della zingara protagonista di Remzija di Mimmo Calopresti, dello skin raccontato da Claudio Paletto in Spider. Altri filmati ripropongono una rivisitazione dei temi classici del migliore documentarismo: l'Irlanda di On the Road to Ireland di Pit Formento, il Nepal in Cosa fa Om Prakash a Katmandu? di Angelo Fontana, la Palestina in La strada che porta al muro del pianto di Alessandro Piva, la Berlino del dopo muro filmata da Tarallo e Scholz in An Absolutely Normal Day in East Berlin, le usanze mille- narie narrate da Teresa Punzi e Luca Spataro in Caballitos de totora. Appartengono al campo della sperimentazione Greenhouse Effect, di Roberto Nanni e le vicende limite narrate da Alamo di Fabrizio Borici e da Sotto controllo del gruppo bolognese Suka; e a questa sfera possono considerarsi appartenenti anche Amos Melodies di Bruno Roberti, Zia Enza è in partenza di Roberta Torre, Work in Progress di Alessandro Amaducci, 8398863 di Prospero Bentivenga, Era meglio morire da piccoli di Damele Gaglianone, Bar Galaxy di Alberto Co¬ lombo, Esp di Antonio Farina, Dalla parte del torto di Mignani e Mazzucchielli, tratto da un brano di Piergiorgio Bellocchio e Cani dei siciliani Cipri e Maresco, noti per Cinico Tv. Completano il quadro alcuni lavori di finzione. Uno, Marocco addio di Donatello Alunni Pierucci, è una specie di appunto per un lungometraggio che sarà realizzato nel prossimo anno; invece Finale di partita, interpretato da Lucio Vinciarelli e Beppe Rosso, conferma la sensibilità politica del regista Armando Ceste; dal canto loro, La finzione blu di Marco Puccioni e Grazie! di Stefano Sollima sono elaborazioni originate dal poliziesco. Sul versante comico si segnalano poi La divina provvidenza, divertissment del cabarettista Antonio Rezza, Tagliatelle di Giorgio Comaschi (con due interpreti di eccezione, Marina Suma e Kubilai Turkylmaz), Anguille di Domenico Costanzo e Garage di Dario Buzzolan. Stefano Della Casa Curatore di Spazio Italia Inailo adestra«Furale dipartita» di Ceste A sinistra «Lu Papa Ricky» di De Maria Sotto «Tagliatelle»

Luoghi citati: Berlino, Irlanda, Italia, Katmandu, Marocco, Nepal, Palestina