Al castello di Torre Canavese spettacolo di pittura e storia

I SOVIETICI DI DATRINO ARTE I SOVIETICI DI DATRINO Al castello di Torre Canavese spettacolo di pittura e storia SE la pittura è anche descrizione del mondo, rapporto sul visibile «storico», che grande spettacolo di pittura e di storia è questa mostra dei russi alla gallerìa Datrino nel castello di Torre Canavese; con una sola piccola svista nel titolo del bel volume-catalogo che recita «Arte Sovietica, dal Regime alla Ferestrojka, «1930-1985» quando, ci sembra, di perestrojka si è cominciato a parlare soltanto nel 1987. Rossana Bossaglia, nel testo introduttivo parla di «un'accademia di tutta dignità, custode del mestiere e delle memorie iconografìco-stilistiche, che garantisce nella media a tutti questi artisti, molti dei quali tuttora viventi, una corretta professionalità e una felice comunicativa». La presentatrice si lascia poi un po' più andare scrivendo che «numerose di queste opere hanno una bella qualità». In realtà questi dipinti, nella quasi totalità, non soltanto sono ottima pittura nei paesaggi e nelle nature morte, ma anche, molto spesso (perché qualche caduta nel kitsch c'è) ottima pittura anche nei temi ufficiali iconografici. Si guardi «Lenin a Mosca» di Christoljubov, vivacissimo esempio dì magistrale resa pittorica ben lontana da ogni accademismo «fotografico»; si guardi il piccolo (18 x 16 cm) ritratto di Lenin di Zinov, di estrema libertà di tocco, mentre più rigido e meno febee appare il ritratto di Stalin a Jalta dello stesso autore. Certamente agiografico ma graziosissimo è anche «Lenin e il piccolo Youri» di Kulaghin. Così in molta pittura descrittiva di momenti di lavoro individuale e di gruppo, oltre all'è- vidente obbligatorio intento propagandistico, si nota una qualità pittorica globale decisamente di livello superiore, e non semplicemente «corretta». Ad esempio in «Pausa di lavoro» e «Calcoli difficili» di Burak, nella «Fornace» di Bortnov e perfino nel «Progresso va avanti» che ben vale un Guttuso. Passando poi alla pittura di paesaggio e alle nature morte il discorso si fa ancora più entusiastico. Qui osserviamo una capacità tutta russa di aprirsi ai suggerimenti poetici di una campagna dai vasti» orizzonti, quella stessa che la fantasia ci rappresenta come percorsa dalla troika gogoliana nelle «Ani¬ me morte». I villaggi di Solov'jov e di Sysoev, i cavalli che trainano slitte di Volodin, i porti di Ivanov sono tra le immagini «en plein air» che più rimangono nella memoria. E anche nelle nature morte non c'è proprio nulla che ci faccia pensare all'accademia se non la capacità di dipingere bene. Così si ammirino in questa mostra la veramente splendida immagine di «Rose allo specchio» di Gherasimov, che passa come il più illustre rappresentante della pittura sovietica, e l'eccezionale, manetiana natura morta con frutta e varie caffettiere della Konovalova. Da citare anche la bellissima natura morta con selvaggina di Nina Skorubskaja. Invece non ci convincono le composizioni di Bogdanov (per esempio quelle con le spadaccine) che ci sembrano pittoricamente deboli. Questo per far capire che c'è anche qualche tela meno riuscita in questa mostra che consigliamo di visitare approfittando degli ultimi giorni di apertura. L'occasione, se il weekend sarà uno di quelli di bel tempo autunnale, con i colori così vicini a quelli di questi quadri, permetterà anche di visitare il delizioso paesino di Torre Canavese, custode di memorie gozzaniane (il Castello sede della mostra è proprio la meta di una celebre poesia). I Datrino, gentilissimi galleristi, daranno tutte le informazioni anche su queste affascinanti memorie. Beppi Zancan Arte Sovietica Galleria Datrino, Castello di Torre Canavese (autostrada To-Aosta uscita a San Giorgio); orario 10-13 e 15-19 anche test; chiuso lun. Rno al 15 novembre. «Lenin a Mosca» di Christoljubov. Sotto: un acquerello di Griffa alla Foglialo

Luoghi citati: Mosca, Torre Canavese