Un dramma giapponese

Un dramma giapponese «Shinde mo ii»: storia, sotto la pioggia, di un triangolo omicida Un dramma giapponese EMuti giorno di pioggia quelT lo in cui il giovane Makoto, appena arrivato a Otsuki, urta inavvertitamente una donna con un ombrello rosso. Fra i due neanche una parola, ma uno sguardo solo è sufficiente perché Makoto decida di seguirla e, da quel momento, di amarla. «Shinde mo ii» di Takashii Ishii (in concorso, Massimo 1, ore 20) è la storia di un triangolo omicida, un po' «Il postino suona sempre due volte», un po' «Attrazione fatale». Ma, al di là dei riferimenti ad un universo cinematografico assai evidente, il film è innanzitutto la messa in scena di un duplice conflitto, quello dei personaggi della storia narrata e quello delle diverse modalità espressive che la strutturano. Makoto, appena vent'anni, è un giovane solo, parla poco, è rinchiuso in un suo mondo che rifiuta i valori dell'esistente, lontano dagli imperativi comportamentali della società che lo circonda. Tsuchiya, al contrario, è il giapponese medio. Sposato, lavora sodo, desidera dei figli, gioca a golf, ogni tanto trascorre le sue serate in quei locali che i giapponesi chiamano «cabaret», dove per qualche ora si può godere facile compagnia e anche qualcosa di più. Nami, infine, è l'anello di congiunzione dei due. Sposata con Tsuchiya, che ha dodici anni più di lei, ne ha accettato le regole, gli è fedele, lo assiste sul lavoro, ne asseconda i pacati desideri sessuali. E' una moglie giapponese. Eppure, dietro l'apparente ordine della sua vita si cela forse un sentimento di inquietudine. Makoto, Tsuchiya, Nami. Di uomini e donne così in Giappone ce ne sono a milioni. Dietro il loro conflitto, dietro la decisione di Makoto di uccidere Tsuchiya, con la passiva complicità di Nami, si nascondono le inquietudini di un'intera generazione di giovani che se ne fottono del successo economico del Giappone e che invece vorrebbero dare un senso diverso alla loro esistenza. L'unica via possibile perché ciò ac¬ cada è quella deu'eliminazione dei loro padri, o dei loro mariti. Al freddo rigore geometrico e gerarchico delle relazioni sociali e familiari che governano la loro vita non possono che rispondere, in mancanza di meglio, ascoltando il richiamo delle loro passioni. Il conflitto fra i protagonisti del film attraversa anche il tessuto formale di «Shinde mo ii» tramite lo scontro di due opzioni espressive assai lontane fra loro. Da un lato ci sono le sollecitazioni espressioniste delle angolazioni accentuate, degli stacchi bruschi, del gusto per i dettagli, delle immagini estetizzanti, un po' alla Lynch, un po' allo spot pubblicitario di qualità; dall'altra il ricorso a piani lunghi, fissi, talvolta a dei veri e propri piani sequenza, spesso in coincidenza con i momenti di maggior tensione del film. Così è, ad esempio, per l'intensa scena in cui, di fronte alla finestra di un piccolo albergo, Makoto propone a Nami di uccidere Tsuchiya. Oppure nell'ironico climax finale, quello dell'omicidio vero e proprio, affidato prima a un intelligente fuori campo e poi a un «long take» che ne elabora finemente l'epilogo. Ma forse la vera protagonista del film è la pioggia. Piove quando Makoto incontra Nami. Piove quando lui quasi la violenta. Pioverà - dice Makoto - il giorno dell'omicidio. E piove quando lei incerta e impaurita attende, teme e desidera che il suo amante porti a termine il suo terribile piano. Chissà se piove oggi in Giappone. Dario Tornasi Due immagini della tragica storta d'amore narrata dal regista giapponese Takashù Ishii

Persone citate: Dario Tornasi, Ishii, Lynch, Tsuchiya

Luoghi citati: Giappone