Colombo non importò il mal francese
Colombo non importò il mal francese Gli scienziati lo difendono: non ha colpa per la diffusione della sifilide in Europa Colombo non importò il mal francese Arrivarono, prima i Vichinghi, furono i veri «untori» EORSE Cristoforo Colombo dovrà rinunciare all'onore di aver scoperto l'America, considerato che i vichinghi vi avevano già fatto numerose incursioni; ma una colpa, almeno, non gli verrà mai più attribuita: quella di aver infestato di sifilide l'Europa. La tesi che faceva di lui e dei suoi uomini gli «untori» del mal francese ha quasi 500 anni e nessuno era mai riuscito a smantellarla. Da qualche tempo però gli scienziati accumulano prove: tracce del male sono state trovate su scheletri recuperati dall'archeologo americano Joseph C. Carter nel cimitero di una colonia greca che si era insediata, tra il 600 e il 250 a. C, in Italia, vicino all'antica Metaponto. Negli stessi mesi in cui gli scienziati dell'Università Witwatersrand di Johannesburgh analizzavano quei resti, a Londra gli antropologi della Smithsonian Institution trovavano testimonianze analoghe su uno scheletro recuperato vicino alla chiesa dei Blackfriars a Glouce- ster: quello di una giovane donna, morta senza dubbio decenni prima della scoperta dell'America, perché dai registri del tempio medioevale il cimitero risulta abbandonato dal 1420. Se ciò non bastasse, la definitiva assoluzione di Colombo arriva con i risultati di analisi condotte da un'equipe francoungherese sullo scheletro di un feto di sette mesi che risalirebbe al IV secolo d. C. La madre con il bambino nel ventre era stata riesumata nel 1989 dal cimitero di un villaggio nei pressi di Hyères (regione francese del Var). Gli scienziati non hanno dubbi, il feto aveva contratto il mal francese dalla madre. Spiega il professor Olivier Dutour: «E' difficile ottenere una simile certezza analizzando lo scheletro di un adulto; la sifilide lascia tracce solo dopo 15-20 anni e raramente queste sono evidenti. Mentre sul feto è tutto più chiaro». Cade così, dopo secoli, la grande accusa contro Cristoforo Colombo. Agli inizi del '500 la terribile diffusione del male doveva essere per forza attribuita a qualcosa di «disumano». In un primo tempo furono scomodate le folgori divine, ma ben presto - come racconta Antonio Tosti in Storie all'ombra del malfrancese (Sellerio, tra pochi giorni in libreria) circolò la voce che proprio a Bajona, dove nel marzo del 1493 approdò la scassatissima caravella al comando di don Alonso Pinzon, si fosse constatato «un rimarchevole focolaio dell'infezione». Non vennero comunque accusati gli «indiani», bensì la lussuria depravata dei marinai: il male era stato contratto perché si erano accoppiati con animali. Comunque fosse nato, quel focolaio ben presto si trasferì a Napoli e, considerato che la spedizione di Carlo Vili in Italia è del 1494, i conti sembrarono tornare: il caldo della città partenopea aveva scatenato il batterio. [p. 1. v.] Cristoforo Colombo. Viene assolto dall'accusa di aver portato la sifilide in Europa. Ma ciò significa che non fu il primo a scoprire l'America
Persone citate: Alonso Pinzon, Antonio Tosti, Bajona, Cristoforo Colombo, Europa Colombo, Joseph C. Carter, Sellerio
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