Una testimone di 12 anni racconta l'omicidio a Di Pietro
Una testimone di 12 anni racconta l'omicidio a Di Pietro Milano, lo scorso Natale vide uccidere un'amica di sua madre Una testimone di 12 anni racconta l'omicidio a Di Pietro MILANO DALLA REDAZIONE Questa volta Antonio Di Pietro non si è trovato di fronte uno dei tanti amministratori corrotti, ma una ragazzina di dodici anni. Capelli castani, giubbotto verde, Barbara era stata chiamata a testimoniare su un delitto. E lo ha fatto mentre la troupe televisiva di «Un giorno in pretura» riprendeva tutto. E' l'alba del 25 dicembre '91 quando una donna di 35 anni è trovata morta vicino alla stazione Centrale. Zona di drogati e infatti si pensa subito che Anna Dinarello, ex tossicodipendente, sia morta per overdose. Ma il pm Di Pietro, cui tocca il caso, sospetta qualcosa di diverso: l'autopsia rivela segni di botte e inoltre la figlia della vittima, Natasha, 6 anni, è scomparsa. La ritrovano a Capodanno in una stazione della metropolitana: «Mi ci ha lasciato papà», dice. Papà è Gaspare Chulbek, tedesco, anche lui tossicodipendente. Amico di papà è Bruno Gioia, già convivente di Marina Di Vito. E Marina Di Vito è la mamma di Barbara, ha altri due bambini di 4 e 6 anni, Katia e Steven, e vive in un appartamento di Lambrate. Dove Anna Dinarello è arrivata la sera del 24 dicembre, ubriaca ma viva, e ne è uscita morente per le botte ricevute... La prima a ricostruire il delitto è stata Marina Di Vito, ma è sempre stata Barbara la testimone più importante. Quando il presidente della corte d'assise le chiede se se la sente di rispondere, dice: «Sì». «E vuoi che le domande le faccia io o il pubblico niinistero?». «Il pubblico ministero va bene», risponde Barbara sorridendo a Di Pietro. L'assai famoso pm le chiede allora cosa sia successo quella sera. «Era la vigilia di Natale ricorda Barbara - eravamo a casa di mia mamma: c'era papà Bruno, i miei fratellini, Gaspare e la sua bambina. Poi è arrivata Anna». La ragazzina ricorda che era agitata: «Mia madre ha cercato di calmarla, l'ha portata in cucina per offrirle una coppa di champagne, ma Anna gliel'ha gettata addosso. Si sono picchiate, Anna prendeva mia madre per i capelli». «E tu?», chiede di Pietro. «Gridavo, dicevo: "Lascia stare la mamma, non la toccare"». E qui, per la prima volta. Barbara piange. Le urla richiamano l'attenzione dei due uomini: prima Chulbek molla due ceffoni ad Anna, poi arriva anche Gioia e comincia un vero e proprio pestaggio con pugni e calci. <Avevi mai visto Gioia picchiare qualcuno, tua madre per esempio?». «Sì», risponde Barbara con un sussurro. «E' vero che una volta le ha rotto le ossa?», chiede ancora Di Pietro. Barbara stavolta piange ancora di più: «Sì, l'ho visto tante volte picchiare la mamma. Per questo si sono lasciati». Poi continua il racconto. Anna Dinarello sviene, la portano in bagno per farle riprendere in sensi, ma è inutile. Allora la distendono su un divano mentre Marina Di Vito grida: «A tavola, sono pronti i ravioli». E tutti vanno a mangiare mentre Anna rantola sul divano. E quando hanno finito di mangiare i due uomini prendono la donna, la avvolgono in una coperta e la portano via. Non all'ospedale, come raccontano, ma a farla morire. Il giudice Di Pietro sospettò che la donna, ex drogata, fosse stata uccisa e non stroncata da un'overdose, come era sembrato in un primo tempo
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