«E ora vedrete la tv dei poveri» di Stefania Miretti

«E ora vedrete la tv dei poveri» Reazioni negative alla decisione di oscurare gli sponsor «E ora vedrete la tv dei poveri» Showmen contro la Cee: mazzata ingiusta ROMA. «E' una mazzata. Per quanto riguarda le risorse degli spettacoli televisivi, la normativa Cee è una vera mazzata». Pippo Baudo non ha dubbi nell'ammettere che i tagli agli sponsor e il divieto di reclamizzare prodotti all'interno di programmi tv «non saranno un problema solo per le televisioni commerciali, ma anche per il servizio pubblico». «Il canone», afferma Baudo, «non basta assolutamente per mettere in piedi le trasmissioni cui siamo abituati. Ma la legge è legge: e se la Cee vuole mettere ordine nel mondo della tv, non è detto che alla fine sarà poi un grande male: saremo tutti più poveri, ci abitueremo a lavorare con nove ballerine anziché novanta, verrà premiata qualche idea. Dovrà cambiare anche il pubblico, però: con il mio programma di quest'anno, che è fin troppo rigoroso, sto pagando una certa mancanza di pacchianeria. Le paillettes, in fondo, piacciono». Per niente rassegnato Davide Mengacci, il Corrado degli Anni Novanta, conduttore per Canale 5 del molto sponsorizzato gioco a quiz «La cena è servita», invita ad attendere l'approvazione del governo: «Non fasciamoci la testa prima d'essercela rotta», commenta secco. «Però, un provvedimento di questo tipo», lamenta Mengacci, sarebbe profondamente ingiusto nei confronti della libertà d'impresa. Non mi riferisco solo alla Fininvest, ma a tutte quelle aziende che hanno scelto d'investire in pubblicità dentro programmi televisivi, con un preciso riscontro di vendite. C'erano prodotti fermi da anni, che hanno avuto riprese miracolose grazie alla sponsorizzazione di una trasmissione: noi abbiamo i dati di vendita, e queste cose le sappiamo bene. Inoltre, un meccanismo di questo tipo mette in grave crisi la libertà di esistere della televisione commerciale, e anche questo fatto mi pare ingiusto». E' preoccupato Antonio Ricci, ideatore di «Striscia la notizia» e di altre trasmissioni satiriche? «Niente pubblicità durante le trasmissioni televisive? I telegiornali saranno rovi¬ nati! Licenzieranno Bruno Vespa!», azzarda, «battute a parte, sono così incosciente da non pormi minimamente il problema». Ma pure voi di «Striscia», Ricci, avete i vostri bravi sponsor. Che farete senza i loro soldi? «Fermo restando che tra le calze Filo d'oro, che ci sponso¬ rizzano da cinque anni, e Forlani, preferisco le prime perché si fanno i fatti loro, non saprei davvero cosa dire. Basta con la pubblicità? Si avvera il nostro sogno: lavorare meno. Di fame non morirà nessuno, questo è certo. E se non potremo più fare altro, ci dedicheremo alla letteratura». E Maurizio Costanzo, inventore dei «Consigli per gli acquisti», sarà danneggiato? Alla Fininvest lo escludono: «E' l'unico che non ha mai citato le marche delle case reclamizzate durante le interruzioni pubblicitarie, né l'unico sponsor della sua trasmissione», afferma Alessandro Binarelli, respon- sabile dell'ufficio stampa Fininvest. Ma sul fronte delle altre trasmissioni, Binarelli è meno ottimista. «Se il disegno di legge passa anche alla Camera, a venir penalizzata sarà soprattutto la Fininvest che ha un giro pubblicitario di 400 miliardi, mentre la Rai ne ha soltanto 100». Alla Fininvest la preoccupazione si allarga. «Se anche il Parlamento approverà il decreto legge sulle sponsorizzazioni, il taglio non colpirà solo le televisioni pubbliche e private, ma anche l'industria, che aveva una opportunità in meno per pubblicizzare i propri prodotti». Lo hanno detto ieri a Milano, Fedele Confalonieri, braccio destro di Silvio Berlusconi, e Adriano Galliani, che parlava in veste di responsabile delle iniziative sportive della Fininvest. «Sicuramente si stava neglio prima - ha detto Confalonieri - anche se molto dipende dal testo che verrà approvato la settimana prossima dal Parlamento. Una decurtazione ci sarà comunque e non solo per noi, ma anche per la Rai e soprattutto per l'industria». Diceva Mike Bongiorno nel giugno '92: «L'ormai celebre prosciutto del mio sponsor ha avuto un incremento nelle vendite del 55 per cento. Un'altra azienda che io pubblicizzo ha incrementato del 30 per cento. In molti addirittura mi dicono: "vacci piano, perché non riusciamo a far fronte alle richieste"». Diceva Gianfranco Funari lo scorso settembre: «Se in Italia ci fosse davvero un sistema televisivo multiplo, uno come me, che garantisce nove dico nove miliardi l'anno con le sponsorizzazioni, non sarebbe certo disoccupato». Di simili affermazioni d'orgoglio, forse, non ne sentiremo più. E se per i programmi ipersponsorizzati, per i varietà infarciti di pannolini, carte igieniche e detersivi sembra arrivato il momento della resa dei conti, molte cose potrebbero cambiare. Compresi i cachet d'oro percepiti da alcuni conduttori particolarmente graditi agli sponsor. Stefania Miretti Baudo: «Impiegherò solo nove ballerine invece di novanta» Ricci: «Pazienza lavoreremo meno» Fedele Confalonieri «Ci rimetterà anche l'industria» Fedele Confalonieri (sopra) e Pippo Baudo (a fianco) Davide Mengacci (sotto) e Antonio Ricci (a destra)

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