«Caro Mino, noi professori faremo il terzo Risorgimento» di Pierluigi Battista
«Caro Mino, noi professori faremo il terzo Risorgimento» «Caro Mino, noi professori faremo il terzo Risorgimento» ROMA. Caro Martinazzoli, la cultura cattolica è pronta per impegnarsi in un «terzo Risorgimento nazionale». Un gruppo di intellettuali cattolici scrive una lettera aperta al segretario della democrazia cristiana e affida il suo messaggio anche al Sole 24 Ore: senza un'«adeguata tensione morale e lucidità intellettuale», «presto ai valori-guida della convivenza si sostituiscono gli affari». Prestigiosi i firmatari della lettera-appello: Adriano Bausola, rettore dell'Università Cattolica di Milano, Giuseppe Gervasio, presidente dell'Azione cattolica, il filosofo Sergio Cotta, che in piena tempesta Tangentopoli Forlani aveva segnalato come membro di un comitato di saggi che non ha mai visto la luce, Giancarlo Lombardi, esponente cattolico di punta del mondo industriale. E poi Enrico Berti, Giuseppe Della Torre, Stefano Minelli e Vittorio Possenti. Una sfida a Martinazzoli perché renda effettivo, anche in campo culturale, il rinnovamento della de. Non possiamo «che valutare positivamente la nuova prospettiva dischiusa» dal segretario de, dicono gli intellettuali cattolici. Purché siano rispettate certe condizioni. Riscoprire nella politica «impegni motivati moralmente e religiosamente». Dare al cattolicesimo politico la possibilità di «mostrare l'insostituibilità dei suoi valori pur in una società laica, pluralista, capitalistica e mercantile». Valorizzare la «cultura etico-politica cattolica» sulle «istanze sulla vita, la famiglia, la donna, la libertà della scuola, la bioetica, l'uso della proprietà». Altrimenti nessuna salvezza per una de in cui «si sono accumulate incrostazioni che ne deturpano vistosamente l'immagine». Altrimenti, in termini ancor più aspri, non c'è rimedio per un partito «anticipatamente votato al declino». E invece cosa propongono Bausola, Lombardi, Cotta e gli altri firmatari? Auspicano spazi di riflessione e discussione. Sul modello, dicono, degli «incontri di San Pellegrino e di Lucca» negli Anni Sessanta. San PeDrgrino: uno dei convegni più rievocati nella cultura di area de, un incontro che vide tra i protagonisti l'attuale presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Ed è proprio un convegno del genere, «che riattivi idee, presenze e canali», chiedono gli intellettuali cattolici a Martinazzoli. Basta con gli affari e via libera alla cultura, insomma. Attorno alla de soffia una certa nostalgia per quella figura che nella sinistra si chia- mava «intellettuale organico» al partito ma che nella de ha vissuto stagioni di grande benessere. L'ultima, quella della prima segreteria De Mita, quando il leader de chiamò ad impegnarsi nel partito un'equipe di «teste d'uovo»: da Roberto Ruffilli a Paolo Prodi, da Leopoldo Elia a Pietro Scoppola, da Giuseppe De Rita a Beniamino Andreatta. E oggi? Oggi Martinazzoli ha affidato il dipartimento Cultura del partito a un non-politico di professione come l'editore Raffaele Crovi. E proprio Crovi definisce «una bellissima lettera» quella pubblicata dal Sole 24 Óre: «Una lettera di cui condivido le motivazioni, il linguaggio e gli obiettivi». Dunque sarà accolta la richiesta di una grande convention degli intellettuali cattolici espressa dai firmatari? «Ho appena cominciato il mio lavoro, ma più che a un convegno nazionale penso a una serie di Forum nelle grandi e piccole città». Una rivitalizzazione della cultura de perché la politica, afferma Crovi, «torni ad essere cultura e progettualità: condizione imprescindibile se il partito intende riconquistare la fiducia della società». Mentre «per troppi anni la politica è stata solo cattiva amministrazione, tangenti e spartizione del potere». Pierluigi Battista Qui a fianco: Raffaele Crovì A sinistra: il rettore della Cattolica Adriano Bausola
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