Bruxelles soccorre l'acciaio di Fabio Galvano

Bruxelles soccorre l'acciaio E' emergenza Bruxelles soccorre l'acciaio BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sarà un inverno caldo per l'acciaio europeo, nella morsa di una crisi di sovrapproduzione che potrebbe costare 50 mila posti di lavoro, dei quali 10 mila in Italia; e ieri la Commissione Cee, di fronte a una situazione che deteriora rapidamente, ha deciso un programma di aiuti per circa 240 milioni di Ecu, 405 miliardi di lire. Si tratta di una prima tranche di quello che potrà essere il costo totale del colossale processo di razionalizzazione e ristrutturazione: servirà in modo specifico, come ha spiegato il commissario Cee Martin Bangemann che è responsabile per l'Industria, a finanziare il prepensionamento o la riconversione dei 50 mila lavoratori in eccesso sull'arco dei prossimi tre anni, cioè entro il 1995. In quello stesso periodo, aprendo il rubinetto degli aiuti nazionali compatibili con la situazione verificatasi, la Cee ritiene che potranno essere stanziati 900 milioni di Ecu circa 1500 miliardi di lire - a carico dei Paesi membri (ma non si conosce ancora la quota prevista per i singoli, quindi quella che potrà essere stanziata dall'Italia per l'Uva). L'allarme era venuto a ottobre, con una richiesta ufficiale di aiuto presentata da Eurofer, l'organizzazione che raggruppa i maggiori produttori europei: Uva, Usinor, Krupp, Arbed, Cockerill, Thyssen, British Steel. Dopo un periodo di espansione fra il 1988 e il 1990, che per l'Italia si era tradotto nel parziale salvataggio di Bagnoli, la siderurgia comunitaria è entrata in una fase di profonda crisi strutturale, dovuta soprattutto alla recessione che ha provocato mediamente cedimenti di prezzo del 20%, in qualche caso del 30%; ma anche causata dalla maggiore concorrenza dei Paesi dell'Est. La sovraccapacità è attualmente di circa il 15% per i laminati a caldo, del 13% per i prodotti a freddo, del 23% per l'acciaio grezzo. Tradotto in peso, si tratta di 35 milioni di tonnellate. «L'attuale situazione e le prospettive a medio termine giustificano una risposta favorevole alle richieste dell'industria», ha detto ieri Bangemann. Secondo il commissario «non ci sono prospettive di un capovolgimento della tendenza»; perciò «la gravità della situazione imponeva un'azione energica». Non ci sono forse altre cure se non la ristrutturazione. E anche se questa volta sarà l'industria stessa a ripartirsi quel sacrificio, con la Commissione impegnata esclusivamente in un ruolo di consulenza, la Comunità è chiamata a intervenire sul fronte del sostegno sociale. Il programma annunciato ieri, dopo un ultimo contatto avvenuto a Strasburgo fra una delegazione di Eurofer e i commissari Cee più coinvolti nella vicenda (Bangemann, Brittan e Andriessen), sarà oggetto di urgente esame da parte dei ministri dell'Industria, il 24 novembre: l'immobilità, si dice a Bruxelles, sarebbe disastrosa per l'industria. Il vero problema è come reperire i fondi per consentire i tagli senza traumi sociali. La tranche decisa ieri verrà dal bilancio Ceca. Per il resto, si vedrà. Fabio Galvano

Persone citate: Andriessen, Bangemann, British Steel, Brittan, Krupp, Martin Bangemann, Thyssen

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Strasburgo