Manette e violenze per Benazir

Manette e violenze per Benazir Giorno di battaglia in Pakistan, la Bhutto arrestata, picchiata e deportata Manette e violenze per Benazir L'ex premier guidava il corteo degli oppositori del regime Trascinata su un'auto dagli agenti, urla: «Ritornerò» ISLAMABAD. Un simbolo in catene, picchiato, brutalizzato, deportato. L'ex premier pachistano Benazir Bhutto, figlia di Ali Bhutto, prima donna a guidare un Paese islamico, è stata arrestata ieri a Rawalpindi, al termine di una giornata di violenze, e poi deportata nella città meridionale di Karachi. Per bloccare la «lunga marcia» di protesta indetta dall'Alleanza democratica del popolo del Pakistan - il cartello dell'opposizione guidato dalla Bhutto - il governo ha impegnato tutta la sua forza: migliaia di arresti, durissime cariche della polizia contro tutti gli assembramenti di dimostranti con manganelli e lacrimogeni. Almeno un manifestante è rimasto ucciso. Migliaia di manifestanti si sono scontrati con gli agenti a Lahore - dove è stata arrestata la madre della Bhutto, Nusrat -, a Peshawar, a Rawalpindi e nella capitale Islamabad. Secondo le ultime informazioni, da fonti dell'opposizione, la Bhutto è stata fermata dalla polizia a Rawalpindi. Successivamente sei automobili sono giunte sulla pista dell'aeroporto cittadino fermandosi accanto a un aeroplano: Benazir è scesa da una delle vetture ed è salita a bordo del velivolo, la cui partenza sarebbe stata ritardata di tre ore in attesa del suo arrivo. La «marcia sul Parlamento» era stata indetta dall'Alleanza per chiedere le dimissioni del governo di Nawaz Sharif, al potere da due anni, e nuove elezioni. Prima di essere arrestata, Benazir Bhutto, 39 anni, presidente del Pakistan people's party (Ppp), ha sfidato le forze di sicurezza, a Islamabad e poi a Rawalpindi, guidando manifestazioni di alcune centinaia di persone che sono state disperse con la forza. Dopo questa giornata, sia la Bhutto, sia il suo «nemico storico», il primo ministro Nawaz Sharif, si trovano in una situazione difficile. Benazir dovrà dimostrare di essere capace di tenere alta la protesta e di non avere sbagliato i suoi calcoli. Secondo la stampa vicina all'opposizione, negli ultimi mesi serie divergenze sarebbero sorte tra Sharif da un lato e l'esercito sostenuto dal presidente della Repubblica Ghulam Ishaq Khan dall'altro: questa potreb¬ be essere la carta della Bhutto. Sharif, che si è esposto personalmente nel dichiarare «un atto di terrorismo» la marcia e nel predisporre l'apparato repressivo, dovrà dimostrare di avere il totale controllo della situazione e di non voler mettere in discussione il sistema democratico. Il braccio di ferro tra Sharif e la Bhutto sembra appena cominciato e i suoi esiti, per ora, sono imprevedibili. La giornata di ieri è stata drammatica per il Paese, e sono filtrate notizie contraddittorie. Un portavoce del governo ha addirittura smentito l'arresto della Bhutto: Benazir, ha detto, è stata solo «scortata» dalla polizia nella sua residenza di Isla- 1 mabad. Comunque ci sono foto che mostrano Benazir malme- I nata dagli agenti. «Se non ci faranno dimostra- 1 re oggi il nostro dissenso, fatelo | domani o dopodomani, ogni ! giorno fino a che non riusciremo», ha detto la Bhutto ai dimostranti prima che le forze dell'ordine intervenissero sparando lacrimogeni e distribuendo manganellate. Dopo l'arresto, un ufficiale di polizia è salito sull'auto dove si trovavano la Bhutto ed altri leader del Pda: la vettura è partita scortata da altre macchine della polizia in direzione dell'aeroporto. Prima che l'auto partisse Benazir ha urlato ai giornalisti presenti: «Tornerò per continuare a lottare contro il regime». [e. st.] E' stata portata a Karachi. Migliaia di altri arresti. A Lahore fermata anche la madre Scontri tra la polizia e i fedeli di Benazir che tentano di difenderla [fotoap]

Luoghi citati: Islamabad, Pakistan