In Italia si riaccende l'allarme tbc di Daniela Daniele

In Italia si riaccende l'allarme tbc Esperti a convegno in Usa: le cause sarebbero i flussi migratori e i malati di Aids In Italia si riaccende l'allarme tbc Ventimila casi ogni anno, ma i dati sono lacunosi Il «mal sottile» ritorna come un fantasma dal passato. Dopo anni nei quali l'umanità ha abbassato la guardia, sicura che la medicina l'avesse definitivamente sconfitta, la tubercolosi torna a colpire. E colpisce duro. La situazione della malattia in Italia? Gli esperti la definiscono con prudenza: «E' preoccupante». Ma dal congresso mondiale sulla tubercolosi, che si sta tenendo a Bethesda (Washington) è paragonata a «un buco nero» per la mancanza di dati ufficiali attendibili sulla sua entità. Nel nostro Paese ci sarebbero 18-20 mila casi all'anno (ben cinque volte in più rispetto a quelli notificati), 4500 dei quali contagiosi e circa 2000 dovuti ai «grandi flussi migratori». Diffusione al di sopra della media è registrata tra i malati di Aids e i sieropositivi. «In Italia la sorveglianza sulla Tbc non esiste - ha denunciato Mario Raviglione, dell'Organizzazione mondiale della sanità -. E ciò impedisce di seguire l'evoluzione della malatia e di prevenirne la diffusione». Le insospet¬ tate stime dell'incidenza sono state presentate dal segretario del gruppo di studio sulla tubercolosi dell'Associazione italiana pneumologi ospedalieri, Giovanni Battista Migliori. In un articolo della rivista scientifica Memo, il professor Giovanni Di Pisa (primario tisiologo dell'ospedale di Bormio) scrive: «La tubercolosi è oggi perfettamente prevenibile e curabile. Nonostante ciò, i casi contagiosi nel mondo sono 5 milioni l'anno, i morti oltre 4 milioni e i malati oltre 20 milioni, la maggior parte dei quali nei Paesi in via di sviluppo». Anche nelle zone industrializzate, però, la Tbc mostra segni di una grande ripresa che in Italia ha incominciato a manifestarsi, progressivamente, fin dal 1985. «Ma le cifre di questo fenomeno - osserva Di Pisa - sono approssimative per la mancanza di un osservatorio epidemiologico, smantellato con la legge di riforma sanitaria nel '78». E costituito da quelli che furono i consorzi e i dispensari antitubercolosi. La popolazione non è tutta immunizzata da profilassi antitubercolare. Spiega infatti il prof. Antonio Blasi, tisiologo dell'Università di Napoli: «Dal 1968-70 non si fecero più vaccinazioni a tappeto, bensì in modo selettivo, scegliendo bambini a rischio, con casi di tubercolosi in famiglia, o con indice di tubercolina (sostanza estratta dal Mycobacterium tuberculosis e impiegata per accertare se il soggetto sia venuto a contatto con tale microrganismo, ndr), a sei anni, superiore al 6 per cento». Che fare per arginare l'avanzata del «nemico»? «Ripristinare una stretta sorveglianza, e mi risulta che alcune ussl si stiano organizzando in tal senso. Del resto, i nuovi casi ogni anno sono circa 30-31 per 100 mila abitanti. Una realtà che giustifica l'urgenza di fare qualcosa». La tossicodipendenza, è stato detto a Bethesda, crea uno stato generale di debilitazione dell'organismo e carenze immunitarie, favorendo così la comparsa della tubercolosi. Ed è soprattutto dai malati di Aids che ci si può aspettare un aumento della Tbc in Italia nei prossimi anni. «Se una persona infettata ha il 10 per cento di probabilità di sviluppare la malattia nel corso della vita - hanno spiegato gli esperti al meeting americano -, per un malato di Aids il rischio è dell'8 per cento per ogni anno». Inoltre, è stato ormai accertato che la presenza di Tbc in un paziente sieropositivo accelera l'evoluzione verso la fase conclamata di Aids. Una serie di indagini condotte su parte della popolazione della provincia di Milano da Paolo Valerio Mantellini, direttore del presidio multizonale per la tubercolosi del capoluogo lombardo, ha infine mostrato un raddoppio dei casi osservati negli ultimi quattro anni. «Ma ciò - ha ipotizzato Mantellini - può essere in parte un effetto della legge Martelli che ha spinto molti immigrati a regolarizzare la posizione ed essere quindi sottoposti al test». Daniela Daniele

Persone citate: Antonio Blasi, Di Pisa, Giovanni Battista, Giovanni Di Pisa, Mantellini, Mario Raviglione, Paolo Valerio

Luoghi citati: Bethesda, Italia, Milano, Napoli, Usa, Washington