«E' la battaglia di Lepanto»

«E' la battaglia di Lepanto» «E' la battaglia di Lepanto» Mannoia Pippo Calò disse a Bontade: «Stefano, ma ancora non l'hai capito? Uomini politici del tuo partito (la de, ndr) Nelle telefonate cè appunto: "E allora questi pezzi di merda non vogliono salvare Moro". La spiegazione è tutta nelle naturale. Il generale si occupò di quella vicenda che ha avuto aspetti misteriosi fin da allora (furono trovate solo alcune coministero Giorgio Della Lucia: «Perché e per chi, signor Bossi, si diede tanto da fare per ottenere la liberazione di Aldo MoleRr non lo vogliono libero». Mannoia racconta di una spaccatura dentro la cupola mafiosa sull'opportunità di adoperarsi in favore del presidente.de prigioniero delle Br: favorevoli erano Bontade, i cugini Salvo, Gaetano Badalament; contrari Calò, Totò Riina, Michele Greco. Ad interessarsi per far ottenere lo spostamento di Buscetta nel carcere dove avrebbe dovuto incontrare i brigatisti fu Calò (contrario all'intervento), che sbagliò carcere, come conferna lo stesso Buscetta. Il «cassiere» della mafia si scusò con Bontade dicendogli che il funzionario del ministero della Giustizia al quale si era rivolto «aveva compreso male bVdsn«psdl'Flibv«gfcpnLE LUPARE DI RACALMUTO RACALMUTO DAL NOSTRO INVIATO i l è iiCiutv Il presidente dellAntimafia Violante spiega a Buscetta che dagli atti non risulta la presenza dell'ex-mafioso a Milano nel '78. Buscetta ribatte: «Sono stato a Milano anche prima del '79, non me lo sono sognato. Sono stato tradotto dai carabinieri, da Cuneo». Due dei capi brigatisti dell'epoca del sequestre Moro, Franco Bonisoli e Lauro Azzolini, bollano Buscetta come bugiardo. «Credo che si sia inventato tutto», dice il primo; «Sono tutte fandonie - aggiunge Azzolini che per un periodo fu rinchiuso nello stesso carcere del pentito, e che per il capo storico delle Br Franceschini potrebbe invece essere l'uo¬ Così è divil paese-ouomo sospettato di esserlo, un altro certamente innocente, il povero Anzalone, ebanista, emigra entato un oasi di Scia Far-West ascia R re Italo Ghitti, cinque anni dopo, a svelare il mistero di Ugo Bossi. E della sua «verità» sul sequestro Moro. «E' vero, ci fu, nel '78, l'incontro in carcere tra Bossi e Buscetta», scrive il magistrato diventato famoso con l'inchiesta «Mani pulite», nell'ordinanza di rinvio a giudizio del 1985 per il sequestro dell'industriale Beisà, morto d'infarto nelle mani dei suoi rapitori. Ma poi, aggiunge il giudice Ghitti: «Quell'incontro ci fu sì, ma il 13 marzo. Tre giorni prima del sequestro di Aldo Moro». Conclude Ghitti nell'ordinanza che bolla Ugo Bossi: «O Bossi aveva inusitate capacità di preveggenza, oppure quel colloquio con Buscetta aveva scopi ben diversi «nptsccsnripBzpbTddt Racalmuto l figlio Nando che mio padre osse stato mandato in Sicilia per farlo uccidere. Ora cominio a pensarlo». Giovanni Bianconi no. Il giudice Marcucci, quel giorno di 12 anni fa, è il primo a sapere la «verità» di Bossi. «Non si può parlare di queste cose in aula» spiegano i difensori del p g gro, e lo denunciò lo stesso Dalla Chiesa alla commissione parlamentare d'inchiesta), finché due anni fa non saltarono fuori copie di altri verbali, sempre in quel covo. C'erano rimaste per 12 anni o qualcuno ce le aveva rimesse? E perché non furono trovate nel '78? Quando poi Dalla Chiesa fu ucciso per davvero, nel 1982, nella cassaforte della sua residenza palermitana fu trovata una scatola vuota. «Non avevo mai pensato - dice pscoppia il finimonBrigate Rosse, Csullo sfondo i seL'uccisione da pagate rosse del prede è di due anni prsi torna a parlare di scambi, di rappbili tra il gruppo drista e altri. Chi? quel giorno, in auInsorgono i suoi didono che il processo. Hanno dichiartanti da fare alla C ole, e in aulndo. Cosa Nostra. E ervizi segretarte delle Briesidente dellrima. E ancore di trattativeporti improbadi fuoco terro? Non lo dice

Luoghi citati: Cuneo, Milano, Racalmuto, Sicilia