Alba di sangue al Colosseo

Alba di sangue al Colosseo Tornavano da una discoteca del centro. Sull'auto una valletta di Canale 5 rimasta ferita Alba di sangue al Colosseo Schianto ai 140 all'ora, morti tre giovani ROMA. «Dormicchiavo sul sedile dietro, ho sentito il grido di Luana e di Marina, l'urlo di Sergio. Poi sono svenuta. Quando mi sono svegliata ero ancora nella macchina, in quel che ne restava, perché tutto un fianco non c'era più. Tutti gli altri erano fuori, sulla strada. Marina, Luana e Stefano riversi a terra, i corpi l'uno sopra l'altro, in un lago di sangue. Chiamavo Marina, Marina, Marina e una volta mi è sembrato che mi rispondesse. Sergio era già in piedi e gridava il nome di Luana, la sua fidanzata. Le stringeva un braccio e gridava. "Non è possibile, non è possibile"...». Tania Barbona, 18 armi, valletta alla trasmissione di Canale 5 «No, non è la Rai», sdraiata sul letto del reparto Chirurgia del San Giovanni con la flebo nel braccio, non ce la fa a continuare il racconto. Scoppia a piangere. Insieme a Sergio Marchetti è l'unica sopravvissuta a un terrificante incidente d'auto. Un ennesimo scontro post-discoteca, accaduto questa volta nel cuore di Roma, all'alba, sulla strada che gira intorno al Colosseo. Tre ragazzi morti. Tutti giovanissimi. Tutti romani, di periferia. Marina Musti, 18 anni, deceduta sul colpo. Luana Busanella, 22 anni, spirata mentre la portavano al San Giovanni. Stefano Fenelli, 26 anni, morto anche lui all'istante. Non faceva parte del gruppo, aveva chiesto un passaggio. Tragedia. Quando in ospedale dicono a Sergio Marchetti, il guidatore rimasto illeso, 25 anni, che per la sua fidanzata e per gli altri amici non c'è più niente da fare, dà in escandescenze. Sbatte la testa contro una vetrata, si ferisce. Vuole buttarsi di sotto. Gli agenti e gli infermieri faticano a trattenerlo e nella colluttazione uno di loro ha la peggio. Marchetti viene poi trasferito al centro Igiene Mentale e riempito di sedativi. Scene strazianti. I genitori di Luana arrivano la mattina, avvisati dai carabinieri. Non sanno ancora. La madre sembra impazzita, non ci crede. Ha gli occhi sbarrati e continua a mormorare fra sé «non è vero, non può essere vero». Il padre vuol vedere la figlia che è ancora sulla barella. L'abbraccia. «Ci teneva tanto al matrimonio», sussurra. E piange, la chiama... «E io adesso a chi faccio i regali, con chi scherzo la sera quando torna a casa». I genitori di Marina all'ospedale non hanno trovato nemmeno il corpo, già finito al cimitero del Verano. Marina era figlia unica. «Loro hanno finito di preoccuparsi» dice, cupa, la madre di Tania, abituata a patire ogni notte che le due figlie sono fuori in macchina con gli amici. «Ieri sera avevo avuto un presentimento. Non li vedevo tornare e mi dicevo che era successo qualcosa. Ho chiamato la mamma di Marina e abbiamo cominciato a telefonare in giro, polizia, carabinieri, ospedali. Finché le abbiamo trovate. Mi dicevano che Tania stava bene, era ricoverata ma stava bene, che Sergio stava bene, degli altri non dicevano niente e allora ho capito. Marina e mia figlia erano come due gemelle». Racconta ancora Tania, riprendendosi. «Non eravamo ubriachi, né drogati, niente. Sergio avrà bevuto due birre. Stanchi sì, visto che erano le quattro e mezzo. Tornavamo dall'Alien, una discoteca dove andavamo ogni tanto. Eravamo due macchine, ma poi noi avevamo perso tempo a cercare delle sigarette. Sergio e Luana dovevano accompagnare me fino a San Cesareo, poi tornare indietro a Torre Gaia. La Ford era d'affitto, l'aveva prestata il padre di Luana». Andavano forte? La polizia dice di sì. A 140, dice il rapporto. E per terra, in quella curva in discesa che abbraccia il Colosseo, i sampietrini erano viscidi di pioggia. Luana: «Non credo che Sergio andasse molto forte. Ma io quasi dormivo. Non so esattamente cosa sia successo. Ricordo solo che qualcuno ha detto: "Devi girare per la Piramide". Poi le urla». Arriva un gruppo di amici, Tania li abbraccia e piange di nuovo, i capelli lunghi e ricci sparsi sul cuscino. La bocca carnosa da adolescente che si piega in una smorfia. «Volevano tutte e due fare le ballerine, o le attrici di teatro» racconta la madre, che ha un negozio di elettrodomestici a Torre Gaia, dove Tania dà una mano. Forse ci proverà da sola, quando avrà dimenticato questa storia. «Se vorrà, non sarò io a impedirglielo». Chissà se è il fascino del mondo dello spettacolo ad aver portato le due amiche in una delle più note discoteche del centro. Discoteca «alternativa», perché ci si può andare senza cravatta. Locale della «movida romana», belle ragazze rapate alla Sigourney Weaver e vestite di pelle intorno ai tavoli, serate con lambada, merengue e musica latina; e serate con pezzi di film del «giovane cinema italiano». Giovani bene, molti abitué da cinema, teatro, tv, e chi capita. Ma quel gruppo venuto dai quartieri oltre il raccordo anulare, nel locale non se lo ricordano. «Qui viene tanta gente», rispondono distratti e un po' imbarazzati. Maria Grazia Bruzzone Si è salvato anche il conducente ma ha perso la fidanzata Quando ha scoperto la verità ha tentato il suicidio in ospedale Le due auto protagoniste del drammatico incidente all'alba a Roma, nel quale hanno perso la vita tre giovani

Luoghi citati: Roma, San Cesareo