Roma, pronto lo moschea da 60 miliardi di Andrea Di Robilant

Roma, pronto lo moschea da 60 miliardi Dopodomani l'inaugurazione, ma i musulmani contestano Portoghesi e Gigliotti Roma, pronto lo moschea da 60 miliardi Architetti sotto accusa: hanno commesso troppi errori ROMA. Per i musulmani della capitale - circa 120 mila - è finito il tempo delle preghiere nei corridoi bui di Stazione Termini o nei giardinetti pubblici: giovedì la grande moschea che sorge a Monte Antenne sarà finalmente inaugurata. Un motivo di soddisfazione per la Comunità islamica? Fino ad un certo punto. A pochi giorni dalla cerimonia inaugurale, il direttore dell'Istituto culturale della comunità Abdul Hadi Palazzi presenta anche una lunga lista di lamentele. Dice: «La moschea sarà utilizzata il venerdì, ma noi musulmani preghiamo tutti i giorni cinque volte al giorno. Sarebbe stato meglio avere più moschee magari meno faraoniche ma distribuite nella città e più facilmente raggiungibili». E non è tutto: Palazzi si lamenta che le grandi colonne nasconderanno l'Imam, che i lavabo sono troppo alti per le abluzioni e che le toilettes - le toilettes! - fanno parte del corpo della moschea. «Questo è il fatto più scandaloso per un fedele», ha spiegato recentemente. «Una co¬ sa del genere non esiste in alcun Paese musulmano. Ho proposto di murarle e di usare quelle delrammini strazione». Insomma, gli errori che Palazzi imputa agli architetti Portoghesi e Gigliotti non sono pochi. E aggiunge: «Portoghesi dice di essersi ispirato alla moschea di Cordova... magari l'avesse fatto!». Ma dopo dodici anni di lavori, di polemiche religiose, di problemi architettonici, di dispute ambientali e dopo un esborso di quasi 60 miliardi, il semplice fatto che la moschea sarà davvero inaugurata tra pochi giorni sembra un mezzo mi¬ racolo. Il terreno su cui sorge la moschea - una collina verde vicina al Tevere - fu regalato all'Arabia Saudita dal Comune di Roma alla fine degli Anni Settanta, in occasione di una visita di Stato di Re Feisal di Arabia, per costruirci una moschea. In realtà non esiste una vera e propria comunità saudita in Italia. Ma Re Feisal si fece interprete delle aspirazioni degli altri Paesi musulmani tanto che l'Arabia Saudita ha finito per contribuire per il 75 per cento della spesa globale. Il resto è stato spartito tra gli altri Paesi musulmani. E il Vaticano? Non ha mai posto ostacoli alla costruzione della moschea anche se in questi anni alcuni prelati hanno fatto sentire i loro mugugni. Come mai - hanno chiesto - una grande moschea a Roma, capitale della religione cattolica, quando anche la più piccola chiesetta è vietata in Arabia Saudita? E i sauditi hanno sempre risposto che tutto il territorio dell'Arabia saudita è sacro: costruirvi una chiesa cattolica, dunque, equivarrebbe a costruire una moschea in Vaticano. E con diplomatico understatement l'ambasciatore saudita Khaled El Nasser Al Torki ha recentemente assicurato: «Non ci verrebbe mai in mente di erigere una moschea in Vaticano». Per la grande festa di giovedì, comunque, ogni polemica è stata accantonata. Esponenti del Vaticano e della comunità ebraica si sono dati appuntamento per festeggiare la moschea insieme ai musulmani. «Aiuterà a conoscersi e ad accettarsi», hanno spiegato. Andrea di Robilant di ultimi ritocchi alla moschea di Roma Giovedì sarà inaugurata

Persone citate: Abdul Hadi, Arabia, Cordova, Gigliotti, Khaled El Nasser, Palazzi