Intini, l'ultimo dei fedelissimi

Intini, l'ultimo dei fedelissimi Milano attacca, lui difende il leader Intini, l'ultimo dei fedelissimi ROMA. Cento ore. «Ho discusso per più di cento ore...». E chi poteva contarle, ora dopo ora, poi fare la somma giornaliera, quindi la moltiplicazione del tempo speso a difendere Bettino a Milano? Chi poteva rispondere a quattro deputati anticraxiani con il seguente dispiego quantitativo? «Ho incontrato i quadri dirigenti e gli amministratori socialisti di tutte le venti zone di Milano e delle venti della provincia. Ho partecipato a manifestazioni pubbliche in tutta la provincia». E chi poteva? Ma è chiaro: Ugo Intuii, detto (anche) Rin Tin Tin, il più fedele e coraggioso amico del Craxismo in pericolo. L'eroe, ma sul serio, non solo di quel fortino sempre più assediato che è via del Corso ma soprattutto di quel che rimane del psi a Milano. Dove lui, il portavoce, svolge la funzione di commissario plenipotenziario. Contestatissimo, tuttavia. E infatti, anche se non proprio epocale, ennesima scaramuccia che a occhio non dovrebbe superare le 48 ore, l'occasione per quella sua meticolosa messa a punto sulle cento ore e le quaranta zone gliel 'hanno fornita gli onorevoli Aniasi, Artioli, Cutrera e Ruffolo. Che eroici anche loro, come parlamentari eletti a Milano, circa venti giorni fa avevano spedito una lettera lamentando «assenze» e «arbitrarietà» nella gestione intiniana. Sospetta pure di giochetti nel tesseramento («burocratico scrivevano loro - e privo di ogni garanzia di obiettività») e di altri lavoretti sulle nomine interne, «decise in modo autocratico e discrezionale». Figurarsi se gli avevano risposto, ai quattro contestatori. Di qui la divulgazione. E la replica di Rin Tin Tin. Tutt'altro che arrogante, anzi rispettosa nei toni e in certe sfumature persino addolorata, in cui l'allenatissimo estensore nega con quei calcoli l'assenza del commissario, e fa appello alla collegialità. E anche con tutto quel furbo ping pong della parola «bunfcer», che evoca drammatiche e impronunciabili analogie e che compare in entrambe le dichiarazioni, tra il fedelissimo portavoce e i ribelli milanesi il mini scontro si potrebbe dire concluso. Non è il primo e non sarà l'ultimo, che la guerra del garofano si preannuncia lunghetta. E tut- tavia, a differenza di tutti gli altri socialisti oggi un po' meno plaudenti, al contrario di tutti i craxi ani che ancora si stringono sempre meno entusiasti attorno al segretario in bilico, e magari hanno già fatto un pensierino a dargli una spintarella, insomma se ce n'è uno che Bettino non lo mollerà mai, ma proprio mai, questo è Intini. Onore al merito, soprattutto in un partito dove in questi giorni la lealtà non è che sia la virtù più coltivata. Ecco, su Intuii Bettino ci può mettere la mano sul fuoco. Lo capisci da quel che scrive, ne hai la conferma quando lo senti parlare in tv col suo vocione da baritono, quando lo vedi arrossire, quando cogli un lampo dietro le lenti. Lampo di onestà, che mai nessuno ha potuto neanche pensare a un Intini furbetto, lesto di mano, leggerino, spregiudicatello. Ma anche un lampo di fanatismo ipercraxiano. Senza cui deve essere inumano, forse addirittura impossibile sagomarsi come fa Ugo sulle logiche mentali del capo, esercitare quella ripetitività polemica, sostenerne il prezzo salatissimo dal punto di vista dell'immagine (hai voglia a dire che l'attacco personale è tìpico dello stalinismo, lo sarà pure, ma qui dura da una decina d'anni), auto-adattarsi, infine, al ruolo crudele del parafulmine. E mostrare addirittura entusiasmo. E ancora: giù il cappello per «Ugo Palmiro», come l'hanno (anche) soprannominato. Per via di Togliatti che fu stalinista: campagna sacrosanta ma che si ricorda soprattutto, come del resto si ricordano le altre (il trasformismo dei salotti, i partiti irresponsabili, l'Italia dell'Est) per una certa, diciamo, ossessività. Aggravata anche dalla circostanza che mentre Intini ripeteva e ripeteva e ripeteva finendo per sembrare una macchietta del craxismo, proprio intorno al segretario e al psi si ponevano le basi per l'implosione di oggiStrano destino, Rin Tin Tin. Passare una decina d'anni a polemizzare durissimamente contro il comunismo e i comunisti. E ora che non ci sono più, senza neanche mi giorno di pace, cominciare con i socialisti. Sempre per conto di Craxi. Filippo Cecca rolli L'onorevole Ugo Intini portavoce della segreteria socialista e commissario della federazione milanese contestato dai quattro deputati psi di Milano

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