Gli «squali» su Buscetta

Gli «squali» su Buscetta IL CASO LE RIVELAZIONI IN PARLAMENTO Gli «squali» su Buscetta Guerra sitile frasi del re dei pentiti Tutti i gruppi si autoassolvono e utilizzano ai propri scopi le risposte date da Buscetta E ROMA CCOLO arrivare di corsa Romeo Ricciuti, deputato democristiano d'Abruzzo. Nel Transatlantico di Montecitorio cerca con cura un crocchio di giornalisti e a loro offre, con lo stesso tono del cacciatore che annuncia l'uccisione di una preda di rango, la grande notizia. «Sapete, ho chiesto a Buscetta quali sono i referenti politici della mafia. E lui mi ha risposto proprio con queste parole: "Una volta erano i partiti politici tradizionali, adesso, invece, sono i nuovi movimenti"». Tradotto: la mafia adesso se la fa con Leoluca Orlando e la sua Rete. Ma non è finita. Ricciuti è torrenziale nel suo resoconto: «Gli ho chiesto poi se c'era una relazione tra il secessionismo siciliano e quello che viene professato al Nord. Lui mi ha dato una risposta nitida e ^equivocabile: "Sì, è la stessa cosa"». Tradotto: la mafia guarda a Bossi che di fatto è un mezzo parente alla lontana del bandito Giuliano. . Povero Buscetta: è riuscito a sopravvivere alla vendetta dei capimafia, della cupola e dei suoi sicari. Ma non ce l'ha fatta a tirarsi fuori dalle esperte grinfie degli abitanti di Montecitorio e Palazzo Madama. Ieri, al termine dell'incontro con il più famo¬ so pentito di Cosa Nostra, i parlamentari della commissione anti-mafia sono corsi in Parlamento, ognuno per utilizzare ai propri fini le parole, le dichiarazioni, i sussurri e i sospiri di Buscetta. E se il democristiano Ricciuti lo ha usato per mettere sul banco degli imputati Orlando e Bossi, i leghisti hanno utilizzato le parole di Buscetta per dimostrare che la mafia è tutta nei vecchi partiti. Ma a differenza dei democristiani, i seguaci di Bossi lo hanno fatto con tanto di comunicato che informa i «mass media» di quello che Buscetta ha risposto ai parlamentari leghisti. Borghezio e Boso. Il re dei pentiti - secondo la nota - ha detto che «il tipo di legame intrattenuto dai politici che ricevono voti dalla mafia è lo stesso al Nord come in Sicilia». Il che vuol dire che i politici mafiosi sono diffusi in tutta la penisola. Poi, il comunicato polemizza anche con il povero Buscetta che «non ha saputo o voluto rispondere» sulla «penetrazione» della mafia in Borsa. Né poteva mancare la benedizione data dal pentito ad una delle tesi più tradizionali degli uomini di Bossi: il soggiorno obbligato dei boss al Nord è stata la ragione principale del diffondersi della mafia. Anche la Rete, come la Lega, ha preferito usare lo strumento del comunicato, ma per aumentare la «suspense» gli uomini di Orlando sono stati più avari di notizie. Si sono limitati a dire che con le risposte che Buscetta ha reso soprattutto al loro deputato Alfredo Galasso, sul delitto Dalla Chiesa, ormai è ora di porre il problema dei «rapporti tra mafia e politica». Deluso, invece, il missino Matteoli che se l'è presa con Buscetta perché non ha voluto fare alla commissione nessun nome di politici. Mentre, dall'alto della sua esperienza Giuseppe Ayala, exmagistrato del «pool-antimafia», ha richiamato i suoi colleghi alla calma: «Per quanto mi riguarda non ha detto nulla di sconvolgente». E, contemporaneamente, si è «meravigliato» per il clamore suscitato nei suoi colleghi dalle risposte di Buscetta. Forse il più ingenuo è proprio lui, il giudice esperto di mafia. E dopo di lui Buscetta. Loro che hanno avuto a che fare, o per combatterla o per servirla, con «Cosa nostra», dovevano aspettarsi che gli squali di Montecitorio non si sarebbero fatti scappare l'occasione di «utilizzare» ai propri scopi anche il re dei pentiti. Augusto MinzoJini Il parlamentare della Rete Alfredo Galasso e, a sinistra, il deputato repubblicano ed ex giudice del pool antimafia Ayala

Luoghi citati: Abruzzo, Roma, Sicilia