Sarajevo, 350 mila assediati dal gelo

Sarajevo, 350 mila assediati dal gelo EX JUGOSLAVIA Salta la tregua, colonne di profughi in fuga I Sarajevo, 350 mila assediati dal gelo ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Presi nella morsa del freddo, stremati da giorni di attesa, centinaia di profughi di Sarajevo hanno finalmente potuto lasciare, nel tardo pomeriggio di ieri, la capitale bosniaca. Un convoglio con 700 donne, vecchi e bambini di nazionalità serba è partito in direzione di Belgrado sotto la scorta dei caschi blu. L'accordo prevede che i miliziani serbi lasceranno passare un convoglio di profughi croati che dovrebbe portare in salvo altre 800 persone. Sono quasi tutti abitanti del quartiere di Stup, circondato e bombardato ininterrottamente dall'artiglieria pesante serba. Due mesi fa sono riusciti a scappare dalle loro case e hanno trovato una sistemazione precaria nelle aule di una scuola elementare del centro, semidistrutta dalle bombe. La temperatura scesa sotto zero minaccia gravemente le condizioni di salute dei più piccini e degli anziani. Il tanto temuto inverno si è infatti accanito prima del previsto contro la capitale bosniaca dove tuttora tentano di sopravvivere 350 mila persone. Senza cibo, senza elettricità, gli abitanti della città devono affrontare anche il grave problema dell'immondizia. I mucchi di spazzatura accumulata dappertutto sono diventati una pericolosissima fonte di contagio. Se non verrà risolta al più presto con l'aiuto delle forze di pace dell'Onu, la situazione rischia di diventare catastrofica. Intanto a Spalato è arrivato in giornata il convoglio organizzato dalla comunità ebraica di Zagabria con 430 profughi di Sarajevo. Oltre a 120 ebrei, a bordo dei pullman c'erano croati, musulmani e serbi. «Siamo stati fermati all'uscita di Sarajevo dai soldati musulmani» ha dichiarato il capo del convoglio. «Ci hanno trattenuto per più di sei ore, ma dopo un intervento del presidente Tudjman che si è rivolto direttamente al presidente bosniaco Izetbegovic siamo stati rilasciati». Dopo alcuni giorni di riposo in Croazia, gran parte dei profughi proseguirà il viaggio verso altri Paesi. I più si recheranno in Israele. La prima neve caduta a Travnik non fa che aggravare la tragica situazione degli abitanti dei paesi vicini assediati dalle turppe serbe. Le autorità bosniache hanno chiesto aiuto ai caschi blu per trarre in salvo tremila civili completamente isolati esposti al fuoco violento dei cannoni e dei carri armati serbi. L'unità britannica delle forze di pace dell'Onu stazionata nella regione si è dichiarata disposta a organizzare l'evacuazione di duemila persone del paese di Karaula, vicino a Travnik. Ma il loro comandante ha chiesto garanzie precise: sui suoi uomini non deve essere aperto il fuoco. La tregua firmata pochi giorni fa a Sarajevo sembra del tutto dimenticata. I comhattimenti infuriano in numerose città bosniache. Mentre si aspetta la nuova risoluzione dell'Onu che rafforzi l'embargo contro la Serbia, alla frontiera bulgara le cisterne di Belgrado continuano a caricare petrolio dalle cisterne greche. Il tutto, dice la Reuter, sotto gli occhi dei doganieri bulgari e degli osservatori internazionali che non possono intervenire. Ingrid Badurina

Persone citate: Ingrid Badurina, Izetbegovic, Tudjman