Sale la febbre dei «Bot comunali» di Andrea Di Robilant

Sale la febbre dei «Bot comunali» Fa scuola nel Nord l'esempio di Reggio Emilia: le obbligazioni sono anche un'arma per battere la Lega Sale la febbre dei «Bot comunali» «Così costruiremo scuole e musei per i cittadini» ROMA. Il Comune di Reggio Emilia vuole acquistare dallo Stato una caserma nel centro storico. E per acquistarla ha deciso di ricorrere ad imo strumento rivoluzionario, almeno per l'Italia: obbligazioni comunali da collocare tra la cittadinanza. Reggio Emilia è stata la prima città a studiare questa possibilità di autofinanziamento offerta dalla nuova legge sull'ordinamento dei Comuni (1990). Ma ora la voglia di «bot comunali» sta contagiando decine di Comuni in tutta Italia, soprattutto nel Nord. Dice Gerolamo Ielo, assessore alle Finanze nella giunta pidiessina di Reggio Emilia: «All'inizio siamo stati tempestati di critiche. Ora siamo tempestati di richieste. Avremo ricevuto dalle due alle trecento telefonate non solo da parte di Comuni interessati, ma da studiosi, consulenti, professori». L'idea dei «bot comunali» nasce soprattutto da un'esigenza politica: ristabilire un legame di fiducia tra amministratori e amministrati, coinvolgendo concretamente i cittadini. «Gli strumenti finanziari non ci mancano», spiega Ielo. «Possiamo sempre fare un mutuo tradizionale con un istituto di credito, ma le obbligazioni comunali instaureranno un nuovo clima: le giunte sentiranno il fiato dei cittadini addosso». E se i cittadini non sottoscrivessero i «bot comunali», come teme l'economista Filippo Cavazzuti? Ielo e i suoi colleghi riconoscono che il problema centrale è quello della credibilità. Per questo hanno concordato con il Monte dei Paschi di Siena un piano graduale, che porterà il Comune ad emettere obbligazioni solo dopo aver saggiato la disponibilità dei cittadini. Lo schema è stato ideato prima che la Lega acquistasse la sua forza prorompente nel Nord, inclusa l'Emilia Romagna. Ora, però, alcuni amministratori vedono nei «bot comunali» - soprattutto nel loro valore simbolico - un possibile strumento antiBossi. Il Comune di Reggio Emilia spera anche di spuntare qualche vantaggio finanziario. Dice Ielo: «Quando saremo sicuri della fiducia dei cittadini, collocheremo le nostre obbligazioni ad un tasso di qualche punto inferiore ai tassi ài mercato». E l'amore per la propria città sarà sufficiente per spingere i reggini a sottoscrivere «bot comunali» meno remunerativi dei veri Bot? Gli amministratori di Reggio Emilia sono convinti di sì. Dopottutto saranno loro ad usufruire delle opere. Lo stesso ottimismo prevale in tanti altri Comuni che stanno seguendo le orme di Reggio Emilia. A Fiorano (Modena), la giunta del sindaco Egidio Pagani vuole finanziare una scuola materna con un'emissione di «bot comunali» pari a circa un miliardo e mezzo. A Villanova Albenga (Savona), celebre per le sue violette, la giunta vuole finanziare la costruzione di un un museo agricolo. E il sindaco Pietro Balestra è convinto che i cittadini risponderanno con entusiasmo ai «bot villanoviani». Le obbligazioni comunali serviranno soprattutto per finanziare opere di piccole e medie dimensioni come la costruzione di una scuola e di un museo, appunto, o l'acquisto di una caserma dismessa. «Saranno escluse opere più importanti come strade e ponti», assicura Ielo. «Così come non è pensabile finanziare disavanzi di bilancio con questo sistema». In realtà, Comuni come Reggio 'Emilia non fanno che adeguarsi ad un fenomeno già abbastanza radicato in Europa. L'Associazione dei Comuni europei (Accre) sta già mettendo a punto gli strumenti per collocare «bot comunali» nei Paesi Cee. «Tra 40 giorni nasce il mercato unico e non possiamo stare a guardare», ricorda Ielo. «Altrimenti succederà che Dusseldorf verrà a collocare le sue obbligazioni qui da noi e basta». Ma se a Reggio Emilia e in altri Comuni con i conti in nero le prospettive dei «bot comunali» sono buone, lo sono molto di meno nelle centinaia di Cornimi in tutta Italia che hanno pessimi bilanci. Anzi, per loro un'emissione di obbligazioni sarebbe disastrosa. Andrea di Robilant L'economista Filippo Gavazzati teme che i cittadini non sottoscrivano i «bot comunali