Ligresti, un nuovo arresto
Ligresti, un nuovo arresto Il secondo mandato di cattura l'ha raggiunto in clinica, il finanziere colto da collasso Ligresti, un nuovo arresto L'avviso alla vigilia della scarcerazione MILANO. Nemmeno una parola. A Salvatore Ligresti è bastata un'occhiata a quella busta gialla, portata ieri sera da un carabiniere, per capire. Poi, bianco in volto, si è accasciato. «E' stato solo un leggero collasso», hanno spiegato i sanitari della clinica «Città di Milano», dove Ligresti è detenuto in convalescenza, dopo un intervento alla prostata. In quella busta c'era il secondo mandato di cattura, firmato dal gip Italo Ghitti, e consegnato solo 24 ore prima della scarcerazione per decorrenza termini. Per Ligresti, agli arresti dal 16 luglio, saranno altre settimane di carcere. Forse mesi. Tre, fino al 16 febbraio, secondo il nuovo provvedimento voluto dai giudici di «Mani pulite», che con Ligresti mostrano di avere la mano pesante. Concorso in abuso d'ufficio a fini patrimoniali, l'accusa formulata in questo secondo ordine di cattura. Si tratta della vendita di due palazzi, in via Ripamonti a Milano, acquistati dal ministero delle Finanze per la nuova sede dell'Intendenza. Per questo affare è già stato arrestato Carlo Maraffi, direttore generale del Catasto. Una informazione di garanzia era stata inviata anche a un manager del gruppo Ligresti, Luciano Betti, amministratore delegato della Premafin finanziaria. «No comment», nessuna dichiarazione dal gruppo del finanziere alla notizia che per Li- gresti le porte del carcere rimarranno chiuse. Nessuna dichiarazione, per ora, anche dai difensori che più volte sono scesi in campo contro i magistrati di «Mani pulite», accusati di un trattamento inumano, al limite della tortura, contro l'anziano detenuto. E Ligresti aspetta. Piantonato 24 ore al giorno il quinto uomo più ricco d'Italia è rinchiuso in una stanza al secondo piano della sua clinica in pieno centro. Il Palazzo di giustizia è a cento metri. Dalla finestra Ligresti può vedere una caserma dei carabinieri. Quattro medici, i familiari più stretti solo su autorizzazione della procura, e i difensori negli orari consentiti. No, nemmeno i suoi più stretti collaboratori sono ammessi nella stanza di uno tra gli uomini più potenti di Milano. «Le sue condizioni sono buone», continuano a ripetere dalla clinica dove Ligresti è arrivato dimagrito di 14 chili dopo 4 mesi di carcere, affetto da una fastidiosa infezione alla prostata, e psicologicamente provato dalla lunga detenzione. Aspetteranno che Ligresti si riprenda e torni a San Vittore, perché è certo che prima o poi debba tornare nella sua cella, sesto raggio lato B, oppure i giudici di «Mani pulite» andranno in clinica a interrogarlo? A contestargli questo nuovo mandato di cattura? E forse altri ordini di custodia cautelare stanno per piovere sulla testa di Ligresti. Il suo nome compare più volte nelle ultime carte di Tangentopoli. Per le mazzette sulla costruzione del carcere di Opera, per quelle sulla ristrutturazione del Palazzo di giustizia. Tutti filoni su cui gli inquirenti stanno lavorando. E poi c'è la denuncia di Giancarlo Grassetto, proprietario dell'impresa acquistata da Ligresti nell'85, che a Di Pietro, negli Stati Uniti, ha rivelato di aver ricevuto pressioni per non parlare. Dopo l'arresto per le mazzette per gli appalti della metropolitana, Ligresti ne ha confessate per oltre un miliardo, il costruttore ha continuato ad essere nel mirino dei giudici. Alla Guardia di Finanza il compito di accertare la regolarità degli affari del costruttore. Indagano i magistrati di Padova, quelli di Venezia, e continua, come un rullo compressore, il giudice Di Pietro. Molte cose a Di Pietro le ha dette Carlo Maraffi, il dirigente delle Finanze arrestato a Roma il 14 ottobre. E non solo sui palazzi di via Ripamonti. A Di Pietro Maraffi ha pure confessato di essere stato appoggiato nella sua carriera proprio da Ligresti. «Fu Ligresti in persona - ha raccontato Maraffi al magistrato - a raccomandarmi all'allora presidente del Consiglio. A Bettino Craxi». Fabio Potetti
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