Pri, gli oppositori all'angolo di Maria Grazia Bruzzone

Pri, gli oppositori all'angolo Il Consiglio si rinnova al 50 per cento, escluso l'ex ministro delle Poste Pri, gli oppositori all'angolo Spadolini, ruolo super partes ROMA.Cancellati due ex ministri come Oscar Mammì e Susanna Agnelli. E una vecchia gloria come Paolino Ungari, già capo gabinetto di Ugo La Malfa. Battuto Bruno Visentini. E se l'è vista brutta persino il presidente del Senato Giovanni Spadolini, che nel consiglio nazionale repubblicano entra comunque come membro di diritto anche se non eletto, in quanto ex segretario del partito. Insieme a Biasini e a Cifarelli. Il 38° congresso del pri si è concluso nella notte di sabato eleggendo la nuova assise all'insegna del motto «fuori la vecchia guardia»: quasi la metà di volti nuovi. Con grande soddisfazione di Giorgio La Malfa. Spadolini, ha fatto sapere una nota dell'ufficio stampa di Palazzo Madama, ha chiesto al segretario «di essere compreso nei nuovi organismi dirigenti del partito in base alla norma specifica dello statuto che prevede tale facoltà per gli ex segretari». Spadolini sarà presente nel ruolo di «super-partes». Trionfante, La Malfa è andato giù pesante. Ha ricordato «gli scontri con Gunnella e i suoi protettori. Di quel mondo non è rimasto in consiglio più nessuno, neanche i suoi amici laziali. La cosa più importante - ha insistito - è stato proprio il rinnovamento nel Lazio». Allusione perfida a Mammì e Bernardi, sembra, che «si sono depennati velocemente da soli», ha aggiunto il segretario, riferendosi alla loro non candidatura. Come l'ha presa l'ex ministro delle Poste Oscar Mammì? Non si sente tuia vìttima, la vittima di La Malfa? «Troppo onore. Da tempo dissento da una linea politica che mi pare difficilmente comprensibile e che vive molto alla giornata. Mi sono io stesso autoescluso. Era nella logica delle cose.» Dice di non sentirsi vittima: eppure, due anni fa il segretario del pri non esitò a lasciare il governo, pur di sacrificare il suo nome al dicastero delle Poste. «All'opposizione ci siamo andati per caso. Mi ci trovo bene e sono lieto di averne fornito involontariamente il pretesto». Quindi non si sente «fuori» in questo momento? «In questo momento i problemi politici italiani sono così gravi e incombenti che ridurli a un problema di formazione di organi del partito mi sembra superi il senso del ridicolo. Bisogna, prima del referendum, arrivare a un accordo serio sulla legge elettorale. Sono anni che sottolineo questa esigenza. E già nell'altra legislatura, quando altri ancora non ne parlavano, ho presentato una proposta di riforma con il sistema francese che Salvi ha considerato una base di discussione utile nella sua relazione, e per questo obiettivo serio intendo continuare ad agire. La forza delle cose costringerà molti a condividere questa linea. Già oggi non siamo in pochi». Cosa pensa di Alleanza democratica e dell'autoscioglimento del partito? «Si dicono tante cose. Forse anche troppe. Ma alla fine saranno i fatti a dare ragione e torto. Lo vedremo nei prossimi mesi. Si va verso un cambiamento istituzionale, ma non credo ci si arriverà attraverso un governo diverso». Allora non si sente un dinosauro? «Non solo ho percepito per primo la necessità del cambiamento. Ma quando c'è stato il referendum per la preferenza unica, di fronte alla incertezze del segretario sono stato fra quelli che più ha spinto per superarle. Io stesso ho svolto un'intensa campagna referendaria». Non ce l'ha con La Malfa? «Non ce l'ho con nessuno, non personalizzo le azioni politiche. Lascio a ciascuno il suo stile.» Eppure, una volta lei arrivò a paragonare La Malfa a Hitler. «Veramente non andò proprio così. Fu La Malfa che, quando dovetti inopinatamente lasciare l'incarico ministeriale, mi chiese una esplicita lettera di rinuncia. E io gli risposi che queste cose si chiedono a un moribondo, e la mia salute era ottima. A un disonesto. E la mia salute morale era migliore di quella fisica. Oppure le chiedeva Hitler a Rommel. Ma lui non era Hitler e io non ero Rommel». Maria Grazia Bruzzone Il dissenso di Oscar Mammì: «Il partito vive alla giornata e io mi sono tirato fuori All'opposizione sto bene» Bruno Visentini (a destra) A sinistra Oscar Mammì Qui accanto il segretario repubblicano Giorgio La Malfa

Luoghi citati: Lazio, Roma