Clan di Gela si nascondeva in città

Clan di Gela si nascondeva in città Quattro mafiosi arrestati, con loro un diciassettenne accusato di tentato omicidio Clan di Gela si nascondeva in città Legati a boss in soggiorno obbligato in Val d'Aosta In casa, a Gela, lo chiamano «il piccolo Simone». Ieri ha compiuto 17 anni. Sarebbe un killer: la polizia lo accusa di tentato omicidio. Un agguato di mafia, colpi di pistola a un commerciante che non pagava il pizzo. E' stato fermato in un alloggio di Santa Rita dagli agenti della polizia postale. Con il padre Gaetano Ianni, 44 anni, (latitante da gennaio, estorsioni, rapine), lo zio Francesco Ianni, 42 anni, (pregiudicato), i fratelli Orazio e Maurizio laghetti, 31 e 27 anni (ricercati dal novembre '91, associazione di stampo mafioso, un omicidio). I fratelli Ianni e laghetti sono uomini del clan di Salvatore Iocolano (indiscusso capo, dall'89 in soggiorno obbligato in Val d'Aosta), in guerra con i Madonia: guerra feroce, 110 vittime in tre anni a Gela e in provincia di Caltanissetta. Sono stati catturati venerdì pomeriggio. Gli agenti erano in piazza Montanari, controllavano l'ufficio postale di via Briccarello, più volte rapinato. «Uno speciale servizio di vigilanza», spiega il vicequestore Liliana Meini, dirigente la «postale». Sotto i portici della piazza, pochi isolati dal vecchio stadio, gli agenti hanno notato tre persone. Cappotti di cashmere, orologi e bracciali d'oro massiccio. La polizia li ha seguiti. Sono entrati in un bar, poi una sosta nell'edicola di via San Marino per comperare un giornale sportivo. «Qualcosa ci ha insospettiti, li abbiamo fermati», dice un sottufficiale. Uno dei tre ha spiegato: «Siamo commercianti siciliani di frutta e verdura, dobbiamo incontrare dei clienti. Mi chiamo Rosario Macanugo». Hanno consegnato le patenti, sembravano in regola. Un agente ha notato che mancavano le date di rilascio. Sono stati accompagnati negli uffici della polizia postale. «Dottoressa, cerchi di capire: è stata una dimenticanza della Prefettura», ha detto sorridendo Rosario Macanugo. Anche la Meini ha sorriso: «Chiariremo tutto. Vi prendiamo le impronte digitali». Un'ora dopo la risposta dal gabinetto di polizia scientifica. Macanugo era Gaetano Ianni, colpito da quattro ordini di cattura. I suoi amici erano i fratelli Orazio e Maurizio laghetti, due ordini di cattura. Gli agenti sono tornati in piazza Montanari. Indagando sono arrivati in via San Marino 50. Sulla porta del primo piano c'è il nome «Licari». Hanno provato le chiavi trovate in tasca a Gaetano Ianni. Mezzo giro, la serratura è scattata. Nell'alloggio (tre stanze), c'erano Francesco Ianni (poi arrestato per favoreggiamento personale) e il nipote (era minore, è stato denunciato a piede libero, è tornato a Gela). I vicini dicono che i quattro con il ragazzo erano arrivati due mesi fa. Avevano raccontato di lavorare nell'edilizia. Andavano sovente in un vicino istituto di bellezza. E Gaetano Ianni, il più elegante e raffinato, si era lasciato andare in confidenze: «La vostra città è brutta, mi manca il sole di Gela, della mia Sicilia». Quando è stato arrestato in tasca aveva 300 mila lire e l'indirizzo di un chirurgo plastico. Aveva detto: «Voglio rifarmi il naso, così non mi piace». Forse voleva cambiarsi il volto. Quell'uomo elegante, che vestiva cashmere, è indicato dalla polizia siciliana come il nuovo boss del clan di Salvatore Iocola¬ no mandato al soggiorno in Valle d'Aosta: forse era venuto a Torino per informarlo personalmente di quanto avveniva al Sud. E c'è il sospetto, dice il vicequestore Salvatore Longo, capo della sezione omicidi della squadra Mobile, che «sappia molto sulla morte di Gaetano Giordano, il commerciante di Gela assassinato pochi giorni fa perché si rifiutava di pagare la tangente». Giordano aveva anche fatto i nomi dei suoi estorsori. Quei nomi porterebbero proprio al clan Iocolano-Iannì. Ezio Mascarino Gaetano Ianni (a fianco) e sotto, da sinistra, Francesco Ianni e i fratelli Orazio e Maurizio laglietti Taglieggiavano i commercianti e punivano chi non pagava