Un americano a Torino per cercare la madre
Un americano a Torino per cercare la madre Nato al SantAnna nel '54, adottato in Usa Un americano a Torino per cercare la madre Data del rilascio, 14 giugno 1955, questura di Roma. Il passaporto è intestato al «Sig. Ugo Punteli», con la postilla «accompagnato dal personale della Società di navigazione P.A.A.». Dalla fototessera, il «Sig. Ugo Punteri», età 15 mesi, maglietta e golfino ricamati, guarda lontano con un'espressione tra il divertito e l'interdetto. Oggi che è adulto, di quello sguardo ha perso solo la perplessità. Forse, dice, perché ormai sa quello che vuole. E che cosa vuole, signor Punteri? «Trovare mia madre». Ugo Punteri risponde senza emozione, e racconta la sua storia. E' nato a Torino il 29 marzo 1954, ore 9, ospedale Sant'Anna. L'atto dice «figlio di donna che non vuole essere nominata». Abbandonato all'assistenza pubblica appena venuto al mondo, è stato ospite per un anno di un orfanotrofio che allora aveva sede in corso Giovanni Lanza: «Lì mi hanno dato il nome che porto e hanno fatto le pratiche per la mia adozione. Poi mi hanno messo su una nave, insieme con altri bambini senza mamma come me, e mi sono ritrovato in America». In America, Ugo cresce con la famiglia adottiva. Il padre è meccanico in una grande industria, la madre casalinga. Ha una sorella, adottiva anche lei: «E' una famiglia meravigliosa. Mia sorella e io ci adoriamo. Anche se lei, che pure è stata adottata, non riesce a capire questo mio bisogno di conoscere la donna che mi ha partorito». E come glielo spiega? «Col fatto che mi sembra di venire dal nulla. E' una sensazione che ho provato quando mia moglie è rimasta incinta del nostro primo bambino. Mi dicevo: mio figlio si guarderà allo specchio e saprà a chi assomiglia, io no. Con il passare del tempo il bisogno si è fatto sempre più forte». Nel 1985, Ugo è venuto a Torino con la moglie, è stato al Sant'Anna e in corso Giovanni Lanza, dov'era l'orfanotrofio. La legge italiana tutela la riservatezza, e dovrebbe essere ferrea. Ma Ugo, chissà come, è riuscito a sapere che la sua madre biologica aveva 14 anni quando lo ha messo al mondo. Quella donna oggi ha passato i 50. Forse è, o è stata sposata, forse ha dei figli. Forse in lei è ancora vivo il dolore dell'abbandono, magari obbligato, di quando era poco più che bambina. Perché sconvolgerle la vita, una seconda volta? Ugo Punteri sorride: «Non voglio sconvolgerla. Anche conoscessi il suo nome, e non lo conosco, non andrei mai a bussare alla sua porta. Non voglio che questo mio desiderio sia interpretato come imposizione, come atto egoistico. Io ringrazio la mia mamma naturale per la vita che mi ha dato, sono un uomo felice, ho una moglie che adoro e tre bambini stupendi, un ottimo lavoro. Ma mi manca qualcosa, mi manca un dato importante per sentirmi "intero". Se lei sapesse che la sto cercando, forse sarebbe d'accordo con me. E se adesso lo sa, può decidere come crede più giusto. Io non posso impedirmi cu sperare». [e. fer.] «Mi sembra di venire dal nulla Se sapesse, forse lei mi capirebbe» JH NOME >ìf- Uà*** r(kA.O PUjtlTER'l ÓA&itx. SoCv«.W ^c^jy^^vy*. Il passaporto con cui Ugo Punteci è stato accompagnato in America nel '55, e una sua foto di oggi, padre di tre figli
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