«I corruttori rendano i soldi delle mazzette»

«I corruttori rendano i soldi delle mazzette» Tangenti, i giudici a chi vuole patteggiare «I corruttori rendano i soldi delle mazzette» MILANO. Corrotti e corruttori devono rendere i soldi delle mazzette. E la procura di Tangentopoli sceglie la linea dura: gli imputati che vogliono il patteggiamento ed ottenere uno sconto di pena devono risarcire il danno, rendendo il 160% della mazzetta. Non ci sono alternative, parola del giudice Di Pietro che ha fatto sua la proposta iniziale dell'avvocato Renato Palmieri, difensore di parte civile del Pio Albergo Trivulzio. Chi non ci sta avrà un processo con rito ordinario, perdendo i benefici di legge previsti dal patteggiamento. Domani l'udienza preliminare davanti al giudice Italo Ghitti, per gli imputati che vogliono patteggiare. Mercoledì, invece, per gli imputati processati con il rito abbreviato, come Mario Chiesa. Ai 26 imputati per le mazzette della Baggina sono contestate tangenti per 6 miliardi e settecento milioni. Ne devono rendere una decina. E il risarcimento dei danni "materiali deve essere spartito al 50%: metà a carico degli imprenditori che hanno pagato per ottenere appalti e concessioni dei contratti di fornitura merci, l'altra metà per chi ha incassato la mazzetta. In testa Mario Chiesa, l'ex re di Tangentopoli targato psi. La proposta è stata formulata nel corso di una serie di affollati incontri pomeridiani negli uffici della procura. Da una parte i difensori dei 26 imputati, dall'altra i pm di «Mani pulite» e la parte civile. Solo un imprenditore, per ora, ha già risarcito il danno. Ed è quello che ha pagato la bustarèlla più piccola. Si tratta di Gianni Gastaldi, della Di. Tech., imputato di corruzione per aver passato una mazzetta da 15 milioni a Mario Chiesa in cambio dell'appalto per la fornitura di lastre per i raggi X al Pio Albergo. Gastaldi ha già risarcito oltre 27 milioni, pagando anche la «quota» che spettava all'ex presidente della Baggina. Una goccia nel mare delle mazzette. Fabrizio Garampelli e Franco Borroni della Ifg Tettamanti, riuniti in consorzio con Ugo Fossati della Cic costruzioni sono quelli che devono rendere di più. Hanno elargito mazzette per 4 miliardi per ottenere gli appalti sulla ristrutturazione del Pio Albergo Trivulzio. Con il patteggiamento previsto dal codice di procedura penale, oltre alla riduzione di un terzo della pena, gli imputati ottengono altri benefici. La possibilità di vedere cancellata, in cinque anni, la condanna dalla fedina penale. E, soprattutto per gli imprenditori, non viene applicata, come pena accessoria, l'interdizione dall'avere rapporti di natura economica con la pubblica amministrazione. Alcuni imprenditori avrebbero già accolto questa ipotesi processuale. Molti di loro, infatti, sono rei confessi. Sin dal primo interrogatorio davanti a Di Pietro hanno confessato di aver pagato tangenti, ricostruendo il «sistema» che vigeva alla Baggina. Alcuni di loro, però, continuano a dichiararsi innocenti, affermando di essere stati costretti da Chiesa a pagare. Le trattative sulle singole posizioni sono ancora in corso, e non è detto che tutto possa già essere definito nell'udienza di domani. A farla da padrone nel risarcire le tangenti sarà comunque Mario Chiesa. In libretti al portatore, conti correnti e cassette di sicurezza gli mquirenti gli hanno sequestrato 18 miliardi, in titoli e in valuta, anche estera. Fabio Potetti

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