Novembre nero in Colombia

Novembre nero in Colombia Sparano i guerriglieri, i narcos, i militari. Attentati a oleodotti e autobus Novembre nero in Colombia Tutti contro tutti, decine di morti al giorno SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO La Colombia è di nuovo in fiamme. Sparano i sicari dei narcos, spara la guerriglia, sparano l'esercito e la polizia. Solo tra venerdì sera e ieri mattina, almeno 55 guerriglieri e un numero imprecisato di soldati e civili sono stati uccisi durante combattimenti in diverse regioni del Paese, mentre l'Esercito di liberazione nazionale (Eln), uno dei tre gruppi della guerriglia colombiana, ha fatto saltare in aria tredici autobus e due oleodotti, provocando la fuoriuscita di almeno 8 mila barili di petrolio. E a Medellin, il feudo del «cartello» della cocaina di Pablo Escobar, un altro poliziotto è morto sotto i colpi di un killer in motocicletta. • Da lunedì scorso, per la prima volta dall'inizio del governo del presidente Cesar Gaviria, il Paese è di nuovo in «stato di emergenza», il primo dei tre gradini previsti dalla nuova Costituzione per la proclamazione dello stato d'assedio. La decisione è scattata dopo che, una settimana fa, un'unità delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Fare), il maggior gruppo guerrigliero del Paese, ha attaccato il distaccamento di polizia incaricato di proteggere i pozzi petroliferi di Orito, una cittadina della Colombia meridionale. Una battaglia durata sette ore, terminata con la morte di tutti i 26 agenti, alcuni dei quali sembra siano stati giustiziati con un colpo alla nuca dopo essersi arresi. Durante la stessa giornata, il bilancio di altri scontri a fuoco delle forze dell'ordine con i guerriglieri e i narcos è stato di 20 morti e oltre 80 feriti, mentre 5 passanti sono stati uccisi e più di 60 feriti dall'esplosione di bombe collocate in una quarantina di banche di diverse città. L'indomani, Gaviria ha annunciato in diretta tv l'inizio di una «guerra totale» contro «i cani rabbiosi» della guerriglia. Le prime misure concrete sono state la concessione dei poteri giudiziari alle forze armate nelle molte aree del Paese senza magistrati, la proibizione ai mezzi di comunicazione di diffondere interviste e comunicati della guerriglia (pena pesantissime multe e il ritiro della licenza di trasmissione), la perdita del mandato per sindaci e prefetti che mantengano contatti coi guerriglieri, e il varo di una legge per favorire i «pentiti». E per dare più forza alle parole, i comandanti delle forze armate sono stati sostituiti tre giorni fa con ufficiali più giovani e considerati della «linea dura». La reazione della guerriglia non si è fatta attendere e, dopo uno stillicidio di agguati e at¬ tentati, è culminata venerdì notte nel tentativo delle Fare di occupare simbolicamente due cittadine: Ginebra, nel distretto della Valle del Cauca, e Socha, nella regione andina della Boyaca. Negli ultimi mesi i guerriglieri hanno compiuto decine di azioni come queste, che hanno in genere appena un valore propagandistico, ma stavolta la resistenza dei poliziotti è stata dura e 24 uomini delle Fare sono stati uccisi. Nel frattempo, a Medellin si è scatenata la caccia ai poliziotti: ne sono stati uccisi 32 nelle ultimi due settimane. E' la vendetta dei narcos per la morte di «Tyson», come era. soprannomi¬ nato Brances Munoz Esquera, il capo delle guardie del corpo personali di Pablo Escobar, ucciso in una sparatoria con la polizia il 28 ottobre scorso. Il sindaco della città ha chiesto che l'esercito invii rinforzi e che venga decretato il coprifuoco, ma a Bogotà esitano: l'ultima volta che, durante la presidenza di Virgilio Barco alla fine degli Anni 80, il governo colombiano ha provato a sfidare militarmente i grandi «cartelli» della droga, minacciando l'estradizione dei narcos arrestati negli Stati Uniti, si è scatenata un'ondata di attentati che ha provocato oltre un migliaio di vittime (tra cui i 110 passeggeri di un aereo di linea della compagnia di bandiera Avianca fatto esplodere in volo). Lo stesso Gaviria è diventato presidente quasi per caso, dopo che il candidato del suo partito, Luis Carlos Galan, fu assassinato durante un comizio. E con un appoggio popolare quasi unanime Gaviria ha dedicato gran parte dei primi due anni del suo mandato a cercare di promuovere la «pacificazione e riconciliazione nazionale». Il giovane presidente - ha oggi 45 anni - ha negoziato la resa di Pablo Escobar in cambio della garanzia di non estradizione negli Usa, ha favorito la trasformazione in un partito politico legale dell'organizzazione guerrigliera M-19 (il cui leader Navarro Wolff è oggi uno dei più quotali candidati per le prossime elezioni presidenziali), e ha cominciato i colloqui di pace con le Fare e l'Eln. Ma negli ultimi mesi le cose hanno iniziato a andare storte: a partire da marzo la crisi energetica sta lasciando molti colombiani al buio e i loro affari in rosso. Le trattative con la guerriglia si sono interrotte nel maggio scorso, ed il 22 luglio Pablo Escobar è fuggito senza difficoltà dalla «Cattedrale», la prigione costruita per lui a Medellin e dotata di ogni comfort (due giorni fa, il dischetto di computer contenente la relazione della commissione d'inchiesta del Senato sulla fuga è stato cancellato da un «misterioso» virus). Il capo dei narcos non è più stato ricatturato, e per cercare di aumentare il proprio peso nei futuri negoziati, da agosto la guerriglia ha iniziato un'offensiva che ha provocato sinora più di 500 morti. I giornali e gran parte del Congresso hanno iniziato così a chiedere a gran voce l'uso del pugno di ferro, e Gaviria - la cui popolarità è ormai scesa al 17% - si è dovuto giocoforza adattare. Dal 1967 a oggi, là guerra civile in Colombia ha già provocato più di 25 mila morti, e la lista è destinata ad allungarsi. Gianluca Bevilacqua

Luoghi citati: Bogotà, Colombia, San Paolo, Stati Uniti, Usa