L' Iri esce dalle banche

L' Iri esce dalle banche L' Iri esce dalle banche Tutti all'asta i «gioielli» Anche l'Enel andrà in Borsa ROMA. «La integrale dismissione del patrimonio bancario» dell'Iri, 1' alienazione della partecipazione di controllo di Efibanca da parte di Bnl, 1' uscita totale del Tesoro dall' Imi e la completa riorganizzazione finanziaria dell' Ina con la suddivisione in due società, una delle quali potrebbe controllare 1' attività del ramo vita e integrarsi con Assitalia. Sono alcune delle indicazioni contenute nel piano elaborato dal governo Amato riguardanti il settore bancario e assicurativo pubblico. Banche Iri. La cessione integrale delle banche Iri (Comit e Credit) viene prospettata nel capitolo che spiega come realizzare il reperimento del fabbisogno finaziario dell' istituto che «si presenta problematico, visto che raggiunge 12 mila miliardi e che non è in alcun modo ipotizzabile che si possa ricorrere ad un classamento in Borsa delle azioni della stessa capogruppo». «Il soddisfacimento di questo fabbisogno - è scritto - non può che avvenire attraverso la integrale dismissione dell' intero patrimonio bancario». Bnl. Per la Banca del Lavoro il piano esclude «ima ricapitalizzazione a carico diretto del Tesoro» ma sottolinea che «risultano possibili, ma non agevoli da realizzare, operazioni di fusione, per incorporazione, con altre entità con capitale finanziario di proprietà pubblica». La Bnl viene descritta come «il caso più interessante di banca universale nel nostro Paese»; il governo ricorda però che le «gravi turbolenze» attraversate nel passato hanno prodotto effetti sulla consistenza patrimoniale e sulla capacità reddituale. «Necessità - è scritto nel documento - di un aumento di capitale dell'ordine di 2500-3000 miliardi, solo in parte modesta conseguibili attraverso l'alienazione della partecipazione di controllo di Efibanca». L'apporto rimanente deve essere «comunque coperto». Imi. Per rimi viene evidenziato nel documento che «è in fase di avanzata trattativa la cosiddetta soluzione Imi-Casse di risparmio» che prevede un'uscita totale del Tesoro dalla partecipazione. E per questo, è scritto, «non si tiene conto in questo progetto di Imi spa». Ina. Più complesso il piano per l'Ina, all'interno della quale «convivono attività di impresa con funzioni pubbliche alcune delle quali in via di progressivo esaurimento» per le quali viene prospettata una separazione. Questo - viene spiegato - «può avvenire attraverso un procedimento legislativo, oppure attraverso il conferimento di un ramo di attività (quello «vita») in una nuova azienda, magari escludendo le partecipazioni in Bnl e in Imi». La seconda soluzione «è da scegliere». Eni. Cominceranno prima le sue più importanti controllate, poi sarà la stessa Eni ad essere quotata in Borsa. Ma questo avverrà una volta adeguatamente sistemati i settori in cronica perdita. «L'Eni - dice il documento insieme ad alcune dismissioni minori (oltre a Nuovo Pignone) come il settore del carbone ed eventualmente quello editoriale, può ricorrere alla dismissione completa delle unità produttive di rilievo, che non siano funzionali al suo nucleo principale di affari». Nel prossimo triennio, tra dismissioni e Borsa, l'Eni dovrebbe incassare circa 9000 miliardi di lire, compresi aumenti di capitale per 1500 miliardi sottoscritti dal mercato per la capogruppo o le sue controllate. Enel. Per la quotazione in Borsa dell'Enel il Governo indica la necessità di mantenere «almeno in un primo tempo» l'unità dell'azienda e sollecita un riequilibrio della struttura patrimoniale ed un aumento della redditività. Una volta ricorsi alla quotazione, l'azienda «potrebbe scorporare le sue attività di costruzione di impianti e di tipo informatico».

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