Dopo Galileo la Chiesa riabilita Giordano Bruno di Piero Bianucci
Dopo Galileo la Chiesa riabilita Giordano Bruno Padre George Coyne, direttore della Specola Vaticana: il tribunale dell'Inquisizione ha sbagliato Dopo Galileo la Chiesa riabilita Giordano Bruno «Non è più un'eresia immaginare l'esistenza di esseri extraterrestri» TORINO. Dopo Galileo, toccherà a Giordano Bruno essere riabilitato da Giovanni Paolo II. «La Chiesa - spiega padre George V. Coyne, dal 1978 direttore della Specola Vaticana - non esclude l'esistenza di altri esseri intelligenti nell'universo. Oggi Giordano Bruno, condannato per le sue idee eretiche, e tra queste l'affermazione della pluralità dei mondi abitati, non darebbe più scandalo. Io stesso da anni faccio ricerche su stelle neonate per vedere se hanno sistemi planetari come il nostro, premessa indispensabile perché altre forme di vita possano svilupparsi». Il «caso Giordano Bruno» precede di poco il «caso Galileo». Nato a Nola nel 1548, domenicano, teologo e filosofo, su denuncia del patrizio veneziano Giovanni Mocenigo, Giordano Bruno finì sotto l'Inquisizione romana e salì al rogo il 16 febbraio del 1600. Mentre Galileo, trent'anni dopo, ritratterà le sue idee copernicane davanti al Sant'Uffizio senza per questo sfuggire al confino, Bruno rifiutò ogni compromesso. Oggi forse sarebbero ancora eretiche le sue affermazioni panteistiche, ma certamente non quelle sulla libertà della ricerca scientifica rispetto alla religione, né quelle sull'esistenza di esseri alieni. Già nella seconda metà dell'Ottocento - ricorda Coyne - Padre Angelo Secchi, allora direttore della Specola Vaticana, affermava che l'eventuale scoperta di extraterrestri non metterebbe affatto in crisi la fede cattolica. «Quando ci viene attribuita l'intenzione di evangelizzare i marziani, come si è fatto nei giorni scorsi - dice - si fa della fantascienza. E' vero però che le nostre ricerche possono fornire informazioni utili alla Nasa, che ha avviato un programma di ascolto con radiotelescopi nella speranza di captare segnali intelligenti dal cosmo. Giordano Bruno è stato vittima di un errore. La Chiesa non pone limiti sulla pluralità dei mondi abitati. Bisogna distinguere però tra l'esistenza di condizioni fisiche adatte alla vita, fatto che costituisce l'oggetto della ricerca scientifica, e l'effettiva esistenza di vita extraterrestre, fatto che invece ancora non è stato dimostrato». Padre Coyne è a Torino per una riunione del direttivo dell'Isi, Istituto per l'interscambio scientifico che, fondato e presieduto da Tullio Regge, porta a Villa Gualino i maggiori ricercatori del mondo nei campi più diversi, dalla fisica alla biologia. Cinquantotto anni, originario di Baltimora (Usa), padre Coyne è un gesuita atipico: un'ora di footing ogni mattina, abiti laici quando fa lo scienziato, è stato il membro più attivo nella Commissione pontificia che ha riaperto il «caso Galileo». «Ma non si tratta di una riabilitazione, come hanno scritto i giornali - precisa -. Non ce n'era bisogno: Galileo era già stato riabilitato nel 1820. Quello che noi abbiamo fatto è uno studio storico., una riflessione culturale. Non avevamo lo sguardo rivolto al passato, ma al futuro: quello che ci interessa è non sbagliare più, è tenere aperto il dialogo tra scienza e fede». Oggi un «caso Galileo» potrebbe ripetersi? Ci sono punti di attrito tra scienza e fede? «Non vedo contrasti, - risponde Coyne vedo problemi. Le biotecnologie e la genetica, per esempio, pongono questioni etiche, la teoria del Big Bang sull'origine dell'universo può essere messa in rapporto con la teologia della creazione. Come astrofisico sono in contatto con scienziati atei o agnostici, i quali rispettano la mia fede perché sanno che avere o non avere fede non è rilevante quando si fa ricerca scientifica seria». Piero Bianucci
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