PARLANO I PAZIENTI di 1. Ma.

PARLANO I PAZIENTI PARLANO I PAZIENTI Remo Girone: «Dall'analista sono fuggito e ora sto meglio» PROMA SICOANALISTA uomo o donna? Il ruolo dell'analista è neutro? «L'idea che la psicoanalisi sia neutra è stata inventata da Freud, ma lo sapeva anche lui che non era vero - dice lo junghiano Aldo Carotenuto. - Solo gli ingenui pensano che sia mdifferente andare in analisi da un uomo o da una donna. La donna ha una particolare sensibilità per gli aspetti materni del rapporto, mentre sulla dimensione maschile pesano gli elementi del distacco. Bravo analista è quebo che nel rapporto di transfert sa tirare fuori la sua dimensione inconscia femminile». Secondo Simona Argentieri, freudiana, si rischia di fare confusione: «Conta la capacità dell'analista di mettersi autenticamente in gioco con il paziente. Secondo alcuni conta il dato anagrafico, secondo altri il tipo di patologia, o la legge del contrappasso (ad esempio, si dice: se uno ha avuto problemi con la madre, è meglio che vada da un'analista donna), e così via. Io penso che la cultura, la capacità di relazione abbiano più valenza del dato materiale: in senso psicoanalitico il maschile e il femminile non ne¬ cessariamente sono correlati al sesso o all'anatomia». Precisa la Vegetti Finzi: «Freud aveva inteso l'analista come figura paterna. Ma già per Melanie Klein il terapeuta era figura materna che accogbe le ansie e le fantasie psichiche non elaborate, e le restituisce pensabib e vivibili. La donna ha più attenzione alle radici, al nucleo più recondito e precoce del rapporto madre-figUo. Ma il transfert permette tessuti di relazione materni e paterni: «facciamo che io ero» giocano i bambini, così l'analista può riattivare esperienze infantih nella simulazione del rapporto madre-figbo, esprimendo la parte maschile o femminile di sé». Aggiunge la Vegetti Finzi: «In questi anni comunque la neutralità del ruolo è morta. E si sono aperti tanti nuovi interrogativi. Le donne hanno avuto il coraggio di porre con decisione la domanda: esiste una differenza sostanziale? Il dibattito è aperto. Se ne discuterà a Genova, in un grande convegno, dal 26 al 28 novembre». La professione si va sempre più femminili zzando: le terapeuta sono il 44 per cento, le pazienti 8 su 10. Le donne che lavorano sul pensiero della differenza sessuale sono tante. Si va verso una psicoanalisi al femminile? Magari verso l'ennesima spaccatura all'interno delle istituzioni? «Tuttp è in fieri. Speriamo di no». Andare da un'analista donna può essere più gratificante per un uomo? Lo scrittore Ottiero Ottieri, 78 anni, una vita di nevrosi e di terapie, dice: «La differenza non c'è. Conta il cervello dell'analista e quanto il paziente sta bene o male». Lui una volta è andato da una donna, «mandato dal mio medico che stava in Svizzera». Ricorda: «Aveva delle brutte gambe e io, approfittando di quell'impunità che al paziente è concessa nella stanza dell'analisi, gbelo dicevo in continuazione». E lei? «Se ne fregava delle mie spiritosaggini di paziente. Io, da parte mia, stavo talmente male!». Anche Remo Girone, uno dei cattivissimi della Piovra, ha fatto terapia da una donna: «Per 6 anni, 4 volte a settimana, 40 mila lire a seduta: in pratica tutto quebo che guadagnavo. E' stata un'esperienza pessima. Stavo sempre peggio. Prendevo psicofarmaci. Lei diceva che ero malatissimo, che lo era tutta la mia famigha, che Vittoria Zinny (con cui mi sono poi feheemente sposato) non doveva sposarmi. Un disastro. Mi ha salvato Mario Tqbino. Mi fece buttare via le medicine e interrompere l'analisi. Mi disintossicai. Da allora sto benissimo». [1. ma.]

Luoghi citati: Genova, Svizzera