«Mahatma Gandhi, chi era costui?» di Claudio Gallo

«Mahatma Gandhi, chi era costui?» «Alessandro fu vinto, Indirà è una megera»; ma gli occidentali bocciano la revisione «Mahatma Gandhi, chi era costui?» Gli hindu riscrivono (e capovolgono) la loro storia LA storia ci penserà la Storia a farla», diceva Mussolini nel 1928, lasciando tutti nel dubbio di che cosa volesse dire. Invece a scriverla sono soltanto gli uomini, e tra questi i vincitori. Così convinti, i nazionalisti hindu stanno cercando di riscrivere la storia dell'India e gettare al macero i libri faziosi scritti dai colonizzatori inglesi o dai rozzi e protervi musulmani. India, a noi. I manuali del revisionismo hindu già circolano in Uttar Pradesh, lo Stato più importante dal punto di vista politico, nel Nord, e nel grande Stato centrale del Madhya Pradesh. La loro lettura, commenta il «Times», «ha lasciato molti accademici allibiti, e i musulmani offesi e furibondi». La nuova storiografìa considera l'impresa indiana di Alessandro una bazzecola, un fiasco che getta però una luce gloriosa sui valorosi eserciti nativi che rispedirono il macedone a casa. Akbar il Grande, considerato universalmente il più illuminato dei sei imperatori Moghul, è trattato come un tiranno incallito che nonostante i suoi immensi eserciti non riuscì mai a piegare il re hindu Pratap, sovrano rajputa di Mewar ed eroe popolare indiano. Venendo al nostro secolo troviamo poi Marx, Gandhi e indirà Gandhi nella pattumiera della storia, tutti indebitamente esaltati da eserciti di studiosi asserviti e in mala fede. Ma la perla più esemplare è sulla calata degli ariani in India, luogo letterario di grandi naufragi ideologici anche nella cultura europea di questo secolo. «E' generalmente accettato scrive il Times - che gli ariani dalla pelle chiara arrivarono in India dall'Asia centrale 3500 anni fa e si imposero a una società di aborigeni dalla pelle più scura. Invece nei nuovi libri di storia gli ariani hanno preso il posto degli scuri dravida come abi¬ tanti originari». A parte il fatto che i dravida non erano aborigeni, come dice il Times, presentare gli ariani, i padri del sistema delle caste, come gli indiani originari non sta né in cielo né in terra. «E' una visione della storia totalmente infondata - dice Rahim Rasa, indiano musulmano, professore di urdù all'Istituto Universitario Orientale di Napoli -. E' come in Europa negli Anni Trenta quando il fascismo vole- va riscrivere la storia: cose vecchie, superate». Cose ridicole anche per Pie Filippani Ronconi, indologo romano: «Akbar il Grande un tiranno sanguinario? Andiamoci piano: Akbar fu quello che eliminò il kharag, l'imposta fondiaria che colpiva i sudditi non musulmani e fondò il suo sistema politico sulla libertà religiosa, fino a inventarsi una reUgione sincretista». «L'India è in pieno revival nazionalistico - dice Stefano Piano, indologo dell'Università di Torino -: la scorsa estate nell'Orissa ho visto funzionari impegnati a diffondere la lingua sanscrita nelle campagne. Questo lodevole attaccamento alle tradizioni rischia talvolta di sfociare in un nazionalismo totalitario». Le scorciatoie degli integralisti hindu non piacciono neppure ad Alain Daniélou, l'orientabsta e musicologo francese che pure è stato consigliere del partito tradizionalista hindu ai tempi dell'indipendenza e che ha scritto una «Storia dell'India» controcorrente e poco tenera verso i musulmani. «Se si rifiuta una valutazione imparziale della storia si lascia il campo a fanatici irresponsabili. Va detto però che sotto il dominio musulmano e inglese ci fu poco spazio per l'eroica resistenza hindu e il passato fu presentato spesso in modo tendenzioso». I nazionalisti non hanno dunque tutti i torti? «La spedizione di Alessandro fu davvero un fallimento - dice Daniélou, che ha da poco terminato una traduzione integrale del Rama Sutra -. Non superò mai l'Indo (oggi ùi Pakistan) e, dopo che i suoi uomini si rivoltarono alla vista del potente esercito dell'imperatore indiano Chandragupta, decise che era più saggio ritirarsi». Gli antenati ariani? «La parola Arya, che significa nobile, non si riferisce a una razza, ma ad un gruppo di lingue il cui luogo d'origine non è determinato. I primi dravida non erano aborigeni dalla pelle nera, ma gente altamente civilizzata che parlava il dravidico. Alcuni di loro migrarono a Sumer e divennero la base della civilizzazione del Medio Oriente e del Mediterraneo. E' vero che la storia dell'India deve essere riscritta, ma a farlo devono essere storici sensati e non estremisti religiosi». Claudio Gallo I musulmani reagiscono indignati «Un'operazione degna del fascismo» Indirà Gandhi per gli storici hindu finisce nella pattumiera della storia Anche Marx è stroncato Tra le vittime Gandhi «Alessandro fuggi»