Com'è triste Venezia nell'eclisse del Doge

Com'è triste Venezia nell'eclisse del Doge IN LAGUNA DOPO TANGENTOPOLI Dopo 15 anni di leadership, restano pochi amici al fianco di De Michelis Com'è triste Venezia nell'eclisse del Doge VENEZIA A «Zanze», vecchia trattoria vicino alla Stazione, per lui un tavolo sempre libero, non lo vedranno neanche questa sera. E neppure al «King's» discoteca di Tessera. E mai più, si può scommettere, air«Halloween» di Mirano: figurarsi, è proprio di stanotte la festa pazza per il «Grazie Di Pietro». «Gianni arriva domenica, forse, ma ci vedremo solo tra pochi amici», dice Nereo Laroni, ultimo sindaco psi in laguna, ora pendolare del Parlamento europeo. E sarà un ritorno mesto per Gianni De Michelis, veneziano nell'acqua alta delle Tangenti, Doge appesantito dall'autorizzazione a procedere, Capo di un esercito allo sbando. E non sarà proprio una bella domenica. Al «Ramada», albergone di Mestre, ci saranno nientemeno che Claudio Martelli e Carlo Ripa di Meana. Gli amici di Giannone, come lo chiamano loro, ringhiano: questa è una coltellata alle spalle, una canagliata, sciacalli! «Mi pare sia proprio così», ammette Laroni. Ma come? Giannone è in difficoltà e quelli si permettono di venire a casa sua? Per forza, vogliono affossarlo e andare alla conquista di tutto il Nord-Est del garofano. E poi, quel Ripa di Meana: non è lo stesso che ha ucciso il sogno di Venezia sede dell'Expo 2000, non è lo stesso che vuol diventare sindaco nel '95? «Sciacalli!». Per la prima volta il Doge si trova a giocare in difesa in casa propria. Lui, il ministro da «mille chilometri al giorno per tre anni», a girare tra calli, terraferma e il Centro Sociale di Spinea, «serata d'autunno allietata dall'orchestra Blue Moon». «E' il decadimento»; come-dice Primo Borghetto, 65 anni, ferrrwlert'in "pensione: «Qireo che xe suceso non xe una monada». E' un fedelissimo, Borghetto: «Ventitré anni fa, davanti alla pescheria di Mestre, l'ho messo io su una sedia per il primo comizio. Tremava, poarèto». Fe- delissimo, sì: «E' un cavallo da corsa, gli altri solo brocchi. Ma ricordate: non è il psi che ha bisogno di lui, è l'Italia!». Un altro ex smdaco, Tonicasellati, avvocato pri con la passione per la vela e Bruno Visentini; ha una certézza e un dubbio: «Per De Michelis e per Venezia l'autorizzazione a procedere avrà conseguenze inimmaginabili». Semplice: da 15 anni tutto il potere era in De Michelis, «una vera e propria egemonia sulla città, punto di riferimento per tutte le forze politiche e gli imprenditori. Alle ukime amministrative si era presentato"come futuro sindaco in vista dell'Expo 2000. Anche in questo, modo tendeva a rappresentarci come il galante che copre la città». E il dubbio? «L'uomo è di gomma, può darsi che rimbalzi». Il concerto dei Pink Floyd, l'Expo 2000, la metropolitana, i cinquemila miliardi per le boc¬ che di porto contro l'acqua alta... Quante idee, quante spese, quante crisi, quanti snidaci e quante risse. E in mezzo sempre lui, Giannone. «Meno male che segni non ne ha lasciati commenta il filosofo Massimo Cacciari, capogruppo pds al Comune -. Per fortuna i suoi progetti sono stati tutti bocciati, e così Tangentopoli non è entrata in Consiglio comunale». Affari privati. Anni fa, De Michelis gli chiese di entrare nel psi. Risposta: «Grazie Gianni, sono già ricco di famiglia». E adesso? «Mi stupisco dello stupore». Forse, come sostiene Giorgio Lago, direttore de II Gazzettino, Venezia assiste all'«eclissi penale» del Doge. E al buio della politica. «Attenzione, il problema non riguarda solo Venezia, ma tutta la regione^Più che la. Lorimardlii il vero luogo del vuoto è il Veneto». Se De Mi.cheLX .cpn- l'autorizzazione, a procedere avrà le Sue girane in città, nelle liste d'attesa c'è anche Carlo Bernini, senatore de e da 15 anni signore assoluto del Veneto, l'erede di Rumor, Gui e Bisaglia. Per Bernini l'autorizzazione a procedere è prevista per martedì: «Qui sta saltando tutto un sistema di potere, e al momento resta solo il vuoto». Vuoto. Buio. Eclissi. «Sì, è il vuoto - dice Arrigo Cipriani, al bancone del suo Harry's Bar -. Venezia, che intanto è sprofondata di altri 7 centimetri, vive in attesa di quello che accadrà. Gianni? Io sono suo amico, viene spesso qui, ma sono sempre stato contro di lui. L'Expo 2000? Ma siamo matti! La Venezia della politica, delle scelte, sta diventando come l'India con la religione: ognuno ne può portare una, tanto non succede niente. Gianni impostava, progettava, miliardi e miliardi buttati via, e il mio bar va giù di 7 centimetri». Cipriani ha voglia di facce nuove: «Ma quelle che si vedono sono di gente che stava dietro le colonng...». Facce nuove? Domani, con Martelli, arriva Carlo Ripa di ,ME}aoa,,che a Venezia.oltre alla, futura maglie Marma 6x Lahte Della Rovere («Una notte di pioggia, alle Zattere, di fronte alla Giudecca, quando mi disse: "Dai, facciamo l'amore tutti bagnati"...») ha conosciuto fasti e onori da presidente della Biennale. «Non è un fesso, ma qui non esiste», lo stronca Borghetto. E però, per i veneziani che non l'hanno mai voluta, ha anche il merito d'aver bloccato l'Expo: per Venezia voleva un commissario Cee, pieni poteri all'Europa e nessuno al Doge. «Sì, mi piacerebbe diventare sindaco», si confida con un amico veneziano. Per Giannone un problema in più mentre i suoi, tranne Laroni e Borghetto, sbandano nel vuoto. Dieci giorni fa, al congresso provinciale, per la prima volta De Michelis si è preso dei fischi e dei «Vai a casal». In Comune, altro segnale negativo per il Doge, potrebbe saltare l'alleanza con la de. E la Lega Nord avanza. 1992, l'anno più difficile per Giannone: no all'Expo, meno 7 per cento alle elezioni, l'autorizzazione a procedere per la Tangentopoli lagunare. Oggi,, di„sicuro, cambierèbbe il manifesto "elettorale: Il suo faccione e la scritta: «Un veneziano. Un italiano. Un europeo». Mani perfide avevano aggiunto: «Da processare». Giovanni Cerniti «Cavallo da corsa tra tanti brocchi» E vanno in fumo i piani per la città A sinistra Gianni De Michelis, Qui accanto Carlo Bernini e nella foto a destra Carlo Ripa di Meana