«Ma considerano il sacerdozio un potere esclusivamente sociale» di Enrico Benedetto
«Ma considerano il sacerdozio un potere esclusivamente sociale» IL CARDINALE LUSTIGER «Ma considerano il sacerdozio un potere esclusivamente sociale» LPARIGI A Chiesa Anglicana è oggi ancor più dilaniata fra due concezioni: da un lato il ministero sacerdotale, apostolico, basato sui sacramenti, e dall'altro l'esercizio di un potere pastorale delegato dall'assemblea dei fedeli. Questa seconda tendenza ha finito per spuntarla, ma accresce la distanza fra la Chiesa Anglicana e le Chiese Apostoliche, le quali non potranno che essere rattristate nella loro speranza di ritrovare presto una comunione cristiana». Dopo un primo commento televisivo a caldo - mercoledì sera - e ventiquattr'ore di silenzio, il cardinale Lustiger fustiga stamane su Le Figaro il sacerdozio femminile oltre Manica. Emergono chiare due accuse a Canterbury: lo scivolare verso un acceso protestantesimo e il sabotare, se non l'ecumenismo, almeno il processo di riavvicinamento a Roma. Su «Tfl» l'arcivescovo di Parigi aveva usato parole ancora più sferzanti, definendo l'anglicanesimo «una Chiesa ibrida, che si dice cattolica - ma il Papa è la Regina - e al tempo stesso subisce influenze protestanti». Una vera schizofrenia teologica, insomma, che trova il presule francese caustico nel rilevare che il fragile equilibrio anglicano va scomparendo a favore di una concezione sempre più anti-cattolica. «Salvo le Chiese uscite dalla Riforma, tutti - cattolici, ortodossi, copti, armeni, caldei... ritengono indissolubilmente unite successione apostolica e ministero sacerdotale», osser- I unit I min va. «Vescovi, preti, diaconi partecipano al sacramento dell'Ordine, riservato agli uomini fin dalle origini della Chiesa causa la diversa funzione simbolica uomo-donna. I loro ruoli distinti non sono concepiti in termini di potere politico, ma di vocazione complementare nell'eguaglianza e nella dignità dei figli di Dio». «Non è la stessa cosa essere padre o madre, marito o moglie, fratello o sorella», insisteva l'altra sera in tv: «Nella tradizione cattolica l'eguaglianza di diritti e di responsabilità non significa identità» tra i due sessi. Se in campo protestante «alcune Chiese conferiscono il pastorato alle donne», argomenta il cardinale Lustiger, ciò avviene per il banale motivo che la Riforma tendenzialmente interpreta «il sacerdozio come un potere sociale all'interno della Chiesa». In questa chiave «è logico che avvenga una spartizione di poteri fra i due sessi». Più che elevare la donna, quindi, si abbassa la natura del ministero. L'arcivescovo sembra incredulo, e comunque molto deluso, che gli anglicani possano essere caduti nel tranello. Il cattivo esempio britannico gli provoca amarezza, ma neppure il minimo ripensamento sulla dottrina romana. «Non c'è alcun motivo di rimettere in questione» il celibato dei preti: «Siamo chiamati a donare la vita nella sua integralità, obbedire, rinunciare a professione e denaro». Anche il portavoce dell'episcopato francese, pére Di Falco, sottolineava ieri - su «France Info» - che l'opzione anglicana rappresenta un inatteso strappo con Roma. Non evoca la scissione cui potrebbe dar luogo in seno alla stessa Chiesa d'Inghilterra ma, nel contempo, è vistoso il sostegno per l'ala filo-cattolica. In ogni caso, non tutti i vescovi seguono Lustiger o Di Falco. Monsignor Gaillot (diocesi a Evreux) contesta la lettura negativa sulle innovazioni adottate in Gran Bretagna. Dichiara che bisogna valutarle con attenzione quale segno dei tempi. La Chiesa, anzi le Chiese, sono in ritardo - a suo giudizio - sulla società civile. Estendere al loro interno la parità uomo-donna significa, almeno in parte, colmarlo. E lascia intendere che Roma, almeno per una volta, potrebbe prendere lezioni da Canterbury. Enrico Benedetto tto | Il cardinale Jean Marie Lustiger
Persone citate: Di Falco, Gaillot, Jean Marie, Lustiger
Luoghi citati: Evreux, Gran Bretagna, Parigi, Roma
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