Segreto e trasparenza si accende il dibattito di Alberto Papuzzi

Segreto e trasparenza si accende il dibattito FILOSOFI E POLITOLOGI A CONFRONTO Segreto e trasparenza si accende il dibattito SI può chiedere a un massone di dire che è un massone? Si può chiedere alla massoneria di abolire la segretezza? «Nella mia lunga vita non ho mai incontrato una persona che mi abbia dichiarato di essere massone», ha scritto Bobbio. Cossiga ha risposto invocando la tolleranza. Senza trasparenza, replica Bobbio, non c'è tolleranza: gli «arcana' imperi»,! poteri invisibili, sono incompatibili con le regole democratiche. Ma le domande di Bobbio dividono gli intellettuali. Ecco nelle posizioni di due filosofi, uno studioso di politica e un deputato alla Costituente i temi e i conflitti di un dibatitto che parte dall'inchiesta di un magistrato e approda ai princìpi che reggono uno Stato democratico e la convivenza civile. «Quello della trasparenza è un mito da sfatare», obbietta Massimo Cacciari, il filosofo del pensiero debole. «La riflessione teorica e l'esperienza storica dimostrano che qualsiasi struttura politica si organizza anche in forme segrete: gli arcana imperi sono parte integrante dell'imperium. L'elemento occulto è quintessenziàle a ogni organizzazione che persegua finalità politiche: partiti, sindacati, consigli d'amministrazione. Quando in esse l'elemento occulto diventa preponderante, allora si tratta di uno snaturamento, di una degenerazione e si corrono pericoli. Ma l'arcanum è qualcosa di imprescindibile, di connaturato. Lei sa, per caso, che cosa si decide ogni giorno nelle alte sfere di un'industria o di un giornale?» Non si sa tutto, qualcosa si sa. Della Massoneria, invece, non dovremmo sapere quasi nulla. «Alcune organizzazioni, pur mantenendo fini politici, fanno della segretezza la propria finalità. Essere segrete è la loro filosofia, è la ragion d'essere. Una di queste è la Massoneria, che è, appunto, una società iniziatica. Perché queste organizzazioni hanno bisogno della segretezza? Perché la loro ragione iniziatica consiste nel custodire gelosamente valori tradizionali che si ritengono universali ed eterni. La segretezza è necessaria perché tali valori non si contaminino. Perciò non possiamo chiedere alla Massoneria di diventare trasparente. E' come chiedere all'Islamico di diventare democratico. Allora è più serio dire: sciogliamo la Massoneria. E distruggiamo l'Islam». «Condivido pienamente l'idea che la trasparenza è elemento essenziale di un ordinamento democratico», dichiara al contrario Paolo Flores d'Ar- cais, direttore della rivista Micromega. «Mi sembra, anzi, preoccupante la tendenza che talvolta emerge di pensare che una democrazia liberale non implichi il dovere rigoroso della trasparenza dei poteri. Si obbietta, che una dimensione occulta è propria di ogni potere? Non è un'obiezione, è una conferma. Dimostra solo che gli elementi di negazione della democrazia sono sempre stati più o meno presenti, in genere più che meno, nei nostri ordinamenti. Questo dato di fatto non ci dice che la segretezza sia una buona cosa, né una cosa da accettare. Proprio perché la tendenza alla segretezza è sempre latente in ogni potere, proprio per questo bisogna operare per eliminare tutti gli elementi di non trasparenza». Anche la Massoneria fa parte della non trasparenza? «Nel nostro ordinamento abbiamo due princìpi chiarissimi: vi è la piena libertà di appartenere a un'associazione e vi è lo stretto divieto di associazioni segrete. E' così chiaro che non dovrebbe dar luogo a questioni. I massoni hanno diritto a organizzarsi, come tutti, ma non deve essere tutelato un loro diritto alla segretezza. Mi sembra che sia con lo scandalo della P2 sia con l'inchiesta di Cordova si sia sempre perseguito questo aspetto, assolutamente illegale, della società massonica, più diffuso di quanto molti di noi non pensassero. Voglio aggiungere che ho sempre ritenuto un po' ridicola la Massoneria, ho sempre sorriso di fronte a chi parlava di pericolo massone, ma adesso penso che quei sorrisi fossero fuori luogo». «Voglio mettermi nei panni di un cittadino come tanti. Non sono un professore che parla ex catedra, sono un cit¬ tadino che non capisce un cavolo», sbotta il filosofo Lucio Colletti. «E cosa faccio? Metto insieme alcuni fatti. Primo. Non ho nessuna simpatia per Licio Gelli, ma da dieci anni, da quando la polizia fece irruzione nella sua villa, lo vedo chiamato in causa per tutti i misfatti perpretati in questo Paese, senza che si sappia ancora di che cosa è realmente colpevole. Secondo. Lo scandalo della P2 si è abbattuto sugli iscritti alla loggia con esiti molto diversi: nell'ambito del psi, Labriola rimase al suo posto e Cicchitto venne fatto fuori, tra i giornalisti Costanzo si riciclò e Sensini ne fu distrutto. Chi ci ha capito qualcosa? Dove sono le condanne? Su questo sfondo adesso si inserisce una grande operazione che parte da Palmi per avvolgere l'Italia e che si annuncia come un capitolo torbido. Dove ap¬ proderà? Tutto questo mi sembra un polverone, di fronte al quale il discorso teorico di Norberto Bobbio non serve a capire. Io, cittadino qualunque, voglio delle risposte agli interrogativi che questo seguito di vicende suscita. Voglio uscire da una situazione allucinante che dura da un decennio». Ma si può restare fuori dalla mischia? Dietro la domanda quasi innocente da cui è nato questo dibattito — perché un massone non dichiara apertamente di essere tale? — si cela una questione morale non solo un dilemma teorico. Se non si debba prendere posizione contro (o a favore) della Massoneria. «Io penso che si debba combattere la Massoneria», dice Vittorio Foà, compagno di azionismo di Bobbio. «Io ho molta fiducia in Cordova e ritengo che abbia degli elementi per condurre la sua azione. Naturalmente non penso che essere massoni sia un reato. Né penso che si debba sciogliere la Massoneria. Ma da un punto di vista politico credo si possa dire che è un ostacolo per la democrazia. Mi pare, a dire il vero, di essere nel 1912, alla famosa inchiesta sulla Massoneria fatta da un giornale dei nazionalisti, che credo si chiamasse L'idea nazionale. Una bellissima inchiesta, in cui tutti i massoni interrogati si espressero contro la Massoneria, il che aggiunse il ridicolo. Poi nel 1913 ci fu il congresso del Psi di Reggio Emilia, in cui i massoni furono espulsi dal partito. Se ci fossi stato, avrei votato, con Mussolini, per la loro espulsione». Alberto Papuzzi

Luoghi citati: Italia, Palmi, Reggio Emilia