Ducati nel segno delle Superbike di Cosimo Mancini

Ducati nel segno delle Superbike MOTO La società bolognese sta crescendo sull'onda delle vittorie sportive: dai 500 esemplari venduti nel 1985 ai 15 mila del '92 Ducati nel segno delle Superbike Raffinate soluzioni per la bicilindrica «888» Per il terzo anno consecutivo-la Ducati ha vinto il campionato mondiale delle Superbike, quello delle motociclette derivate dalla produzione di serie. Un altro successo del made in Italy nella sfida con il Giappone. La tecnologia che ha reso possibile il rilancio della gloriosa marca bolognese è in gran parte frutto dell'inventiva dell'ingegner Massimo Bordi, 44 anni, responsabile dell'ufficio progetti del Gruppo Cagiva. E' sua la «creatura» che trionfa sulle piste, la «851» in cui ha concretizzato i sogni di quando era un ragazzo con la passione per i motori. Come lui stesso ama raccontare. «Mio zio - spiega l'ingegner Bordi - aveva un'officina e a quattrodici anni già pasticciavo con i motori. La mia prima motocicletta è stata una Ducati Elite, acquistata da un contadino che la teneva in un pagliaio. La mia passione, però, erano i motori di Formula 1 e, in particolare, mi affascinava il progetto dell'otto cilindri Cosworth. Il mio pallino era di mettere assieme le quattro valvole del motore inglese con la distribuzione desmodromica del motore Ducati». La distribuzione desmodromica è quella che sfrutta le cammes sia per aprire le valvole che per chiuderle. Questo pallino diventa il tema della tesi di laurea in ingegneria preparata dal giovane Bordi. Siamo nel 1975. Tale soluzione rimarrà nel cassetto per dieci anni, fino a quando i fratelli Castiglioni non rileveranno la Ducati e l'ingegner Bordi avrà via libera realizzando il modello «851». E' questo un prodotto che si sta rivelando anche un ottimo successo commerciale nonostante il suo prezzo: 25. milioni. L'ultima versione si chiama «888», ha l'alimentazione a iniezione, il raffreddamento ad acqua, l'impianto frenante Brembo serie oro, forcella Showa e il meglio della moderna componentistica. Il tutto si sposa a un peso estremamente contenuto (meno di 200 chili), all'estetica corsaiola e al rombo possente che arriva dai due cilindri. Ed è affidabile. «L'immagine che aveva la Ducati - commenta Bordi - era pessima. Nell'85 avevamo venduto 500 motociclette, nel '92 ne abbiamo consegnate 15.000, di cui duemila in Italia, e nel '93 contiamo di arrivare a 2025.000. Il 90 per cento va all'estero: i migliori clienti sono in Svizzera e in Giappone. Nel nostro Paese, negli ultimi tre anni, siamo cresciuti al ritmo del 50% all'anno. Arriveremo in poco tempo a quota 7-8000. L'obiettivo è di realizzare un prodotto che richieda pochi tagliandi, con un motore in grado di percorrere almeno 50.000 chilometri per le sportive e 100.000 per le turistiche». Bicilindrico a V di 90 gradi, il propulsore della «888» sembra non avere limiti. Ruota fino a 11.000 giri e tira la sesta come se fosse una marcia bassa. Nonostante tanta energia, non incute soggezione perché il telaio e i freni sono più che dimensionati per queste prestazioni. L'ultima creatura dell'ingegner Bordi è «il più bel monocilindrico del mondo». Semplice e valido: il motore ha conservato carter e manovellismi del bicilindrico. All'estremità di una delle bielle non c'è il pistone ma un'altra bielletta che ha esclusivamente funzioni cinematiche. In questo modo (che è anche costruttivamente semplice ed economico) il progettista ha risolto il problema dell'equilibratura che aveva sempre limitato la rotazione dei grossi mono. Risultato: 70 Cv, gli stessi che aveva la Mv a quattro cilin- dri con cui correva Mino Agostini quando i Norton Manx ne erogavano 40. Il supermono Ducati sarà allestito anche in versione stradale ed erogherà la stessa potenza dei gloriosi Manx. Una vera prelibatezza per i puristi della motocicletta. L'ufficio progetti della Ducati conta cinquanta tecnici e venti stilisti, quello della Cagiva cinquanta tecnici e qaindici stilisti. «Da questi uffici - dice l'ingegner Bordi - escono due o tre nuovi modelli all'anno con modifiche sostanziali al telaio, al motore o al vestito. Per un nuovo motore occorrono 5-6 miliardi di investimenti. Fare una carrozzeria richiede un miliardo e un altro miliardo l'in dustrializzazione. Per rinnovare carrozzeria e telaio occorro no 3-4 miliardi, 7-8 per un nuo vo motore». Cosimo Mancini ~~ II progettista della Ducati Massimo Bordi, 44 anni, e la Superbike Ducati 888 con motore due cilindri e distribuzione desmodronica

Persone citate: Castiglioni, Massimo Bordi, Mino Agostini, Norton

Luoghi citati: Giappone, Italia, Svizzera