A tavola i primi tagli

A tavola i primi tagli INCHIESTA/1 Il comitato olimpico più ricco del mondo stringe i cordoni della borsa: alt agli sprechi A tavola i primi tagli Ingb lottiti 1000 miliardi Vanno : ' CONI E SPORT NEL VENTO DELLA CRISI ROMA. Ieri una speciale commissione per la programmazione olimpica (presenti il presidente del Coni Gattai, i vicepresidenti Nostini e Grandi e il segretario generale Pescante) ha aperto una serie di incontri con le federazioni nazionali. Nella prima tornata sono state sentite 11 federazioni (fra cui ciclismo, lotta e pesi, sport invernali); in seguito toccherà a tutte le altre. Si parla di programma e di soldi. E' venuto il momento di stringere la cinghia: i contributi per la preparazione olimpica sono stati già risolti del SO percento, poi si vedrà. Nella gestione delle risorse bisogna voltare pagina: l'ha detto Pescante, che in una sua esplosiva relazione ha rimproverato alcune federazioni di aver male impiegato i fondi per la preparazione olimpica e ha stigmatizzato la non sufficiente preparazione di molti tecnici e gli scarsi progressi registrati nel campo della tecnologia e della ricerca. Per lo sport italiano il momento è delicato: vediamo dunque come funziona il Coni e dove vanno a finire i soldi che gestisce. I N tempi di vacche magre il risparmio comincia dalla tavola: 37 mila lire per un pasto, 75 mila per il pranzo più la cena e con tanto di ricevuta. L'ultima circolare affissa nelle bacheche di viale Tiziano taglia uno dei privilegi storici dei dipendenti del Coni: l'abboffata a pie di lista durante le trasferte, E non è tutto. Un taglio agli straordinari, una sforbiciata alle megacomitive dirigenziali, un controllo più severo sui telefoni soprattutto per le linee internazionali. Una delle province dello spreco comincia a controllare i rubinetti. O almeno annuncia di volerlo fare, sotto il peso di una crisi economica e morale che rischia di compromettere lo sport italiano. Il Coni, il più ricco comitato olimpico del mondo, è in difficoltà: quest'anno con la contrazione delle giocate al Totocalcio, che è in pratica la sua unica fonte di sostentamento, gestirà un centinaio di miliardi in meno del previsto. Ma il problema più vero è nell'immagine perdente e in quel malumore diffuso che ha seguito la mezza débàcle di Barcellona: tra le invidie, i sospetti e le coltellate che da sempre volano mimetizzate dietro gli abbracci, si è arrivati a un ripensamento cosmico, globale. Il Coni; la tèrza via allo sport che Onèsti elaborò genialmente nell'immediato dopoguerra, a metà tra lo statalismo dell'Est e l'esperienza delle università americane, è ancora valido? Oppure si è ridotto a un carrozzone del parastato, capace di inghiot¬ tire mille miliardi l'anno senza produrre per quanto spende? Il dubbio deve aver colpito in alto, se nella relazione postolimpica il segretario generale, Mario Pescante, ha annunciato sangue, sudore e lacrime, criticando il modo in cui vengono investiti i soldi. La stroncatura ha accentuato i malumori. Qualcuno si è chiesto dove sia stato Pescante negh ultimi vent'anni, se non a dirigere il Coni. Qualcun altro ha invocato l'arrivo del solito Di Pietro a ristabilire l'ordine dentro le nicchie di un potere già abbondantemente profanato dalla magistratura. Ma i problemi restano. E sono pesanti. «Per risolverli non basta aver tolto i telefonini cellulari ai funzionari dell'atletica. Qui tolgono la pagliuzza ma lasciano la trave», dice Elio Locatelh, et della Nazionale. Forse. Ma è un segnale. Come lo sarebbe abbandonare la villa della Camilluccia, la stessa che ospitò il Comitato Italia 90 e per la quale l'atletica di Gola paga cento milioni al mese soltanto di affitto. La «grandeur» è stato uno dei peccati capitali, soprattutto nell'ultimo decennio sotto l'esempio di Nebiolo e dell'atletica spettacolo. A parte il calcio, che vive di luce propria e di un contributo enormemente superiore (il 5,5 per cento dell'incasso del Totocalcio contro l'8 per cento globale delle altre Federazioni), non c'è sport che potrebbe permettersi tre o quattro uffici soltanto a Roma, più la clubhouse e magari una sede prestigiosa. «Forse c'è chi ha perso un po' il senso della misura - sostiene Luigi Cimnaghi, segretario della Federginnastica -. La crisi almeno servirà a ricondurre tutto nella giusta dimensione». L'impresa però non è facile. Così come non lo è mai un ridimensionamento. «Penso al danno che hanno provocato i Ferruzzi gettando 200 miliardi nello sport o agli sponsor che investono cifre enormi e poi si ritirano distruggendo un ambiente - dice Consolo -. Non è facile tornare indietro. Ma non bisogna neppure scandalizzarsi per certe spese: un presidente che impegna ormai l'80% del proprio tempo e si assume i rischi dell'attività federale cerca qualche gratificazione. L'importante è controllarle, limitarle: il nuoto ormai stipula convenzioni per i pasti degli atleti a 20 mila lire. Altri invece non ci badano». Si invoca insomma una limatura delle spese, una razionalizzazione di quei mille miliardi che nessuno ha il coraggio di stimare pochi. Il guaio di questo Coni elefantiaco, «irizzato» come lo definisce Cimnaghi, è infatti di destinare alla produttività sportiva una fetta tutto sommato marginale delle proprie entrate: soltanto un terzo dei soldi finiscono alla Federazioni, il resto serve alla sopravvivenza dell'Ente che si è gonfiato a dismisura. I dipendenti sono saliti a 3600 e tra loro non c'è neppure un tecnico, uno specialista dello sport. Anzi si è arrivati al paradosso che i diplomati della Scuola dello Sport invece di mandarli sui campi e nelle palestre ad applicare la loro scienza sono finiti dietro le scrivanie: sono i funzionari e i dirigenti delle Federazioni. Roba di ordinaria burocrazia insomma. Come l'ultima ondata di 974 assunzioni determinate dalla legge Tognoli, che ha aperto le porte a bravi giovani e oneste signorine assunti un tempo con il contratto a termine. E in buona parte con uno zio, un cugino, un padre a borderò del Coni. «Ma nei giorni scorsi confida un funzionario - quando ho chiesto che mi mandassero una dattilografa mi han detto che non ce n'erano. Però avevano tre laureandi in agraria». «Se almeno si fossero dirottate 400 persone nelle sedi periferiche, avremmo risolto le esigenze dei comitati regionali e provinciali», aggiunge il presidente della federginnastica, Grandi. Ma nessuno ci ha pensato a mandarli. Il grosso resta a Roma, un esercito che assorbe quasi 150 miliardi l'anno, mille e cinquecento volte più di quanto viene investito nella ricerca scientifica e tecnologica cui il bilancio destina veramente,, gli spiccioli: 100 milioni. La vocazione burocratica travolge insomma Ogni prospettiva di miglioramento INCHIESTA DI Marco Ansaldo e Vanni Lunga 1 :'" ' Pescante (a sinistra) annuncia severe misure per contenere le spese; Locatelli (a lato) si difende; nei grafico, la divisione della «torta» LE SPESE CONI DEL '91 gli nno TRA PARENTESI LE PREVISIONI '92 CONTRIBUTI M nSS ALLE FEDERAZIONI \S 431 mld [452] ' \ GESTIONE IMPIANTI 31 [36] MLD ENTI DI PROMOZIONE 36 [39] MLD CONTRIBUTI ALLE SOCIETÀ'E ASSOCIAZIONI BENEMERITE 53 [53] MLD COSTRUZIONE E MANUTENZIONE IMPIANTI 69 [38] MLD GESTIONE IMMOBILI 93 [85] MLD STIPENDI PERSONALE 130 [145] MLD

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