Ferreri: gli attori? Animali Nulla da spartire con loro

Ferreri: gli attori? Animali Nulla da spartire con loro Incontro sul set del film «Diario di un vizio», protagonisti Jerry Cala e Sabrina Fenili Ferreri: gli attori? Animali Nulla da spartire con loro Attacca Benigni Chiambretti e i film americani ROMA. Detesta i film dei «colonizzatori» americani, quelli popolati da super-uomini sempre pronti a lanciarsi «in grandi salti nel vuoto»; non gli piacciono gli sceneggiati televisivi, quelli che ripropongono all'infinito modelli femminili «robotizzati», signore «come la Fenech coperte di pellicce lunghe fino ai piedi... e nessun ecologista che gli abbia tirato dietro due uova!». Non gli è simpatico nemmeno Piero Chiambretti perché «sembra che abbia sempre la febbre e anche se si dà tanto da fare in realtà è identico a Marzullo»; sopporta con fatica l'invasione dell'automobile «perché è la cosa più dura e violenta che sia mai stata inventata; una cosa balorda che spinge l'uomo a raggiungere gli eccessi della bestialità»... Marco Ferreri spara a zero contro tutti, tuona ironico contro le manie del tempo e si fa grandi risate alla faccia di quelli jjàhflf Jfar^o^'buSlujtfrue cosa pe^sèmbraréWvjejcsi.jnigliori. Lui diverso lo è davvero, da sempre, senza finzioni e ambiguità, in quel modo così genuino e vitale che gli'permette di accusare tutti senza attirarsi gli odi di nessuno. «E' perché ho un rapporto diretto con la gente - ammette lui stesso -, potrei diventare benissimo un guru, anzi potrei fondare una setta: sono sicuro che avrei dei seguaci». A Cinecittà, durante una pausa della lavorazione del suo nuovo film «Diario di un vizio», scritto con Liliana Betti e interpretato da Jerry Cala e Sabrina Ferilli, l'autore di «L'ultima donna» e «Ciao maschio», parla a ruota libera: una cavalcata tempestosa più che un'intervista, un monologo infuocato più che un normale botta e risposta. «Il protagonista di questo film si chiama Benito ed è un uomo piccolo, indifeso, meno "bionico", meno eroico, meno pronto a sparare di quelli che siamo abituati a vedere sullo schermo... Ma gli uomini piccoli sono spesso, come Benito, molto più poetici di quelli fatti al computer tipo Michael Douglas. Sono uomini per dawe- ro, insomma: senza ideologie, con tanti dubbi. Io del mio Benito sono innamorato: lo amo perché puzza, perché sa di capra, ma meglio capra che Robocopl». L'uomo che «sa di capra», questo Benito portato sullo schermo da un Cala dimagrito fino a sembrare ascetico, ha l'abitudine maniacale di registrare tutta la sua vita, soprattutto quella legata alle manifestazioni del corpo, in un diario: «Il diario è il suo sfogo poetico - dice Ferreri -. Benito è un po' una cacchetta: uno sconsolato, che non ha soldi, non ha mestiere, non telefona, non va al cinema, non legge il giornale... Una di quelle persone normali che prendono il tram e fanno la fila all'Inps. Insomma, il contrario di Richard Gere e "Pretty wo- man ». Contraltare femminile di Benito è Luigia, «una. cameriera che viene dalla provincia», spiega la Ferilli, «una ragazza piena di temperamento che coltiva la scellerata intenzione di diventare attrice». Chiarisce Ferreri: «Luigia è una capo-guerriera, una di quelle donne di oggi che da tempo hanno conquistato la strada, una "banditella" forte, mille volte più forte del suo fidanzato». . ' Tormentato dalla gelosia, dal desiderio frustrato di possesso totale, dalla passione indiscriminata per il sesso femmnile, Benito si rifugia nel suo diario, un oggetto che, sottolinea Ferreri, non ha niente a che vedere con il portachiavi di cui Christophe Lambert si era innamorato nel film «I lo- Y Y ' 1*'* ve You»: «Lì non c'era niente di umano, qui invece l'umanità prevale su tutto». Prodotto grazie alla passione cinematografica di un aitante principe siciliano-veneziano, Vittori^ Albata di Montereale, «Diario di un vizio» è dedicato, nei desideri di Ferreri, alla platea dei bambini: «Voglio fare un film per tutti, per questo ci ho messo dentro Cala che è amatissimo dai più piccoli: a Natale i ragazzini sono autorizzati ad andare a vedere quei suoi film in cui recita con attrici come la Serena Grandi, e così possono farsa- le loro "pippff'... Ecco, Cala è fattore che fa fare le "pippe" ai bambini, e questo è molto impòifan te». Merito indiscutibile, certamente. Niente in confronto con quello che il regista dice dell intera categoria degli attori: «Sono animali, con cui non ho niente da dividere, schiavi che, come tutti gli schiavi, sono sempre innamorati del loro padrone. Io comunque li lascio fare, che dicano quello che vogliono, tanto poi si ricava il buono anche dalle cose sbagliate». Su alcuni attori, però, Ferreri è ancora più esplicito: «Benigni è uno stronzo, perché non parla mai del suo film migliore che è il mio "Chiedo asilo". Per quel film ha anche vinto un premio, ma io, visto che lui non ne dice mai nulla, lo rivoglio indietro!». Parole di fuoco anche per i registi, compresi quelli sacri come Truffaut «che in "Effetto notte" racconta come un regista, per dire "ti amo" a un'attrice, ha bisogno di mettere in piedi un film intero»; o come Fellini «che non riesce a fare film perché i suoi costano troppo»; o come Jean Jacques Annaud che «sta sempre a disegna». Cioè? «Sì, quello fa la pubblicità: eravamo insieme in un viaggio in aereo e mentre io mi cagavo sotto dalla paura, lui stava lì tranquillo a disegnare sketch. Io la pubblicità non la faccio perché non m'interessa: sono troppo aristocratico, anche se in realtà sono l'ultimo dei poveri... e poi non sopporto lo "story board". I pubblicitari parlano sempre di "story board" e io non riesco a capire neanche che cosa sia». Un ultimo pensierino è dedicato ai giornalisti: «Non si scuotono mai, neanche se li aggredisci: sono troppo scemi!». Fulvia Caprera Marco Ferreri con Jerry Cala e (foto piccola) Sabrina Ferilli che recita nel nuovo film del regista nel ruolo di una cameriera aspirante attrice

Luoghi citati: Cinecittà, Montereale, Roma