Busi cacciato dai Lincei di M. S.

Busi cacciato dai Lincei Alla cerimonia del «Feltrinelli» Busi cacciato dai Lincei myl ROMA ON può interrompere, il » nostro tempo è prezio- II so». «Anche il mio». Il III botta e risposta ha avuto per protagonisti il presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Giorgio Salvini, e lo scrittore Aldo Busi che aveva tentato d'impadronirsi del microfono durante l'inaugurazione dell'anno accademico 1992'93. Nelle splendide sale di Palazzo Corsini in via della Lungara, sede dei Lincei, era in corso ieri la cerimonia di consegna dei premi ((Antonio Feltrinelli». Una folla da grandi occasioni. Era prevista anche la presenza di Oscar Luigi Scalfaro, che però ha dovuto rinunciare perché indisposto. C'era invece Giovanni Spadolini, che proprio ieri è stato eletto ufficialmente socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, ricevendo dal prof. Salvini il caratteristico distintivo con la lince d'oro su fondo verde. Con il presidente del Senato, molti rappresentanti della scienza e della cultura, dal Nobel Rita Levi Montalcini a Pietro Citati, all'editore Garzanti, si erano dati appuntamento per applaudire il poeta John Ashbery, premio internazionale per la poesia, e i vincitori italiani Giorgio Bassani, Attilio Bertolucci, Luciano Anceschi, Cesare Segre e Walter Belardi. Mentre il poeta americano concludeva la sua prolusione, Busi è salito sul podio in blue jeans e maglione: «Presidente, vorrei prendere la parola come traduttore italiano di Ashbery», ha gridato davanti all'esterrefatto pubblico. E quando Giorgio Salvini lo ha invitato a attendere la fine della premiazione, ha replicato: «Il mio tempo 4 prezioso, non posso aspettare^ I giornalisti che vogliono particolari piccanti su Ashbery mi potranno intervistare in strada». Quindi ha guadagnato l'uscita. Lungo le scale, Busi ha spie¬ gato che «se Ashbery ha ricevuto il premio dai Lincei il merito è tutto mio. Sono stato io, dopo quattro anni di lavoro, a tradurre in italiano il suo primo libro di poesie». Lo scrittore si riferiva a Autoritratto in uno specchio convesso, pubblicato da Garzanti nel 1981. «Chiedo a Ashbery - ha aggiunto-di destinare i 200 milioni del premio agli ospedali italiani che si occupano di lotta all'Aids». Fra insulti e contumelie, Busi ha raccontato il suo incontro con Ashbery, avvenuto casualmente nel 1976, di cui aveva già parlato nel suo libro Vita di un venditore standard di collant. «Mi trovavo a New York e non avevo un lavoro stabile. Per racimolare un po' di soldi andavo in giro per gli appartamenti a fare pulizie: casualmente sono finito anche in quello di Ashbery. Per quattro giorni di lavoro ho ricevuto solo 27 dollari e per vendicarmi ho deciso di tradurre in italiano la sua opera principale, dimostrandogli così la mia superiorità letteraria». Questa volta l'uscita di Busi ha avuto per pubblico soltanto un drappello di giornalisti. Gli era andata meglio la sera prima. In abito talare nero, cappello rosso e, sotto braccio, al posto del breviario, la sua ultima fatica letteraria, si era presentato in Piazza del Popolo, davanti al Caffè Rosati per esibirsi in una performance antiWojtyla: «Ha detto che in Paradiso non si scopa più, mandiamolo in tilt». A dare manforte allo scrittore c'era anche l'esperto di «look» Roberto D'Agostino. Il nuovo libro di Busi si intitola II manuale del perfetto gentilomo, edito da Sperhng e Kupfer: è un vademecum per educare il popolo omosessuale, ricco di consigli su-cunje-comportarsi e sul «bon ton» gay. Una bella sparata polemica: anche il Papa, nell'ottica di Busi, può servire per «piazzare» un libro. [m. s.]

Luoghi citati: New York, Roma