« Così avvenne la strage dei clandestini»

« Così avvenne la strage dei clandestini» LA STORIA « Così avvenne la strage dei clandestini» Il sopravvissuto racconta: ho visto morire gli amici SUL CARGO MALEDETTO F INO a ottobre Ofusu Kingsley, 22 anni, lavorava ai docks del porto di Takoradi, in Ghana. Ora è un miracolato a Le Havre, in Francia. Miracolato dopo ima traversata in cui otto suoi compagni di sfortuna, passeggeri clandestini della nave Me Ruby, sono scomparsi senza lasciare traccia. Fine ottobre a Takoradi. Ofusu partecipa alT'operazione di carico di fave di cacao sulla Me Ruby, un cargo noleggiato da un armatore tedesco di Amburgo, che batte la bandiera di Nassau (Bahamas) e che ha un equipaggio di 24 marinai ucraini. Nella stive Ofusu e compagni scoprono un camerunese, di cui non sapranno mai il nome. Si è imbarcato clandestinamente a Douala e lancia loro l'idea di andare a lavorare ad Amburgo. Ofusu, suo fratello e altri sei portano qualche provvista, un po' d'acqua, 2600 dollari e 300 marchi e raggiungono il camerunese a bordo del cargo. Ma dopo ima settimana, verso il 30 ottobre, essi rimangono senz'acqua. Salgono sul ponte e si fanno scoprire dai membri dell'equipaggio. «Ci chiedono "Da dove venite"? Dal Ghana. "E dove andate"? In Europa. "Avete denaro"? Sì. "E allora datecelo". Poi ci hanno chiusi dentro una stiva», racconta Ofusu in un'intervista a France 3. La storia va avanti due-tre giorni, «senza acqua e cibo» afferma Ofusu, poi li trasferiscono dentro una botte, il cui coperchio è accuratamente imbullonato. Hanno, questa vol- ta, un po' d'acqua. Intanto i marinai tergiversano. «Avevano una certa esitazione sulla linea da seguire», dice il commissario Claude Nart. L'ultima volta che i marinai della Me Ruby avevano trovato i clandestini a bordo, li avevano sbarcati a Rotterdam, si era immischiata la polizia e l'armatore di Amburgo aveva dovuto pagare una forte ammenda. L'equipaggio, in quell'occasione, era stato «duramente punito» per la «mancanza di vigilanza» dice il procuratore Gaubert. «Per non dover subire una nuova sanzione, può darsi che abbiano immaginato che non bisognava semplicemente avere clandestini a bordo», aggiunge il magistrato di Le Havre. La decisione è presa. «Una notte, ai primi di novembre, verso 1' 1,30, hanno cominciato a venirci a cercare facendoci uscire a piccoli gruppi - racconta Ofusu . Prima tre, poi due, poi ancora due. Non restavamo che io e mio fratello. E.abbiamo capito cosa ci aspettava vedendo il sangue sul vestito di un marinaio»; E' la volta di Ofusu e del fratello. «Usciamo. Un marinaio mi colpisce sulla testa con una sbarra di ferro. Mi esce il sangue, io cado. Poi ritorno in me e mi metto a correre. Sento delle urla dietro, è mio fratello: "Vogliono uccidermi, mi uccidono"». Prosegue Ofusu: «Ho visto i marinai gettarlo fuori dal bordo della nave». Ofusu sente anche dei colpi d'arma da fuoco: «Mi hanno visto, ma non mi hanno colpito». Si na¬ sconde in un container. Passano un po' di giorni, senza acqua e cibo. Ogni sera.Ofusu sente le ronde e vede le torce elettriche che lo cercano. Gli sembra che dei fili diL cotone siano tesi per tentare df iilffividuàrlp^. Si, nasconde. PpvalJ^jgtmn^nso ia nave cessa di navigare.*Terra; pensa Ofusu. Amburgo!-No, è Le Havre. Uscendo-con circospezione salta a terra nella notte di giovedì scorso. E' salvo. Venerdì mattina, Ofusu racconta tutto ai poliziotti di Le Havre: 27 funzionari della sicurezza cittadina e 3 della Paf (Polizia dell'aria e delle frontiere) si mettono al lavoro. Osufu è stato a bordo del cargo? Sì: lui mostra dove ha nascosto i suoi documenti d'identità. Conosce perfettamente le stive e indica alcuni marinai. In un primo tempo costoro sostengono che sono stati i clandestini a chiedere di buttarsi in acqua e che loro gli hanno lanciato delle panche a cui aggrapparsi, secondo una pratica che sembra assai diffusa: se non è troppo lontano dalle coste il clandestino può sperare di essere ripescato o di mettere piede a terra. Poi finalmente arrivano le confessioni. Secondo i poliziotti l'ufficiale in seconda si è riconosciuto colpevole. Pare che i clandestini siano stati uccisi chi con la sbarra di ferro chi con un'arma da fuoco, prima di essere buttati a mare. In totale sono sparite otto persone di cui una si è gettata in acqua da sola: «Può darsi che abbia capito ciò che stava per capitargli e che abbia tentato la sua ultima chance» dice il procuratore. Il comandante in seconda, tre marinai, un meccanico e un cameriere sono stati accusati di «pirateria, omicidio, tentato omicidio, estorsione, furto e sequestro». All'esame la posizione del comandante del Me Ruby che potrebbe essere anche lui incolpato: «Sembra che il secondo abbia agito così per fare un favore al comandante. Hanno profondi legami d'amicizia e hanno lavorato insieme per più di sette anni» dice il commissario Nart. Il comandante nega di aver avuto conoscenza dei fatti, solo - dice ha constatato che i clandestini erano spariti. «Il papa, la guerra, non la fa mai lui stesso» glissa il procuratore. Gli altri marinai, pare non c'entrino. La vicenda, in tutti i casi, conferma per la prima volta le voci insistenti che corrono nell'ambiente marinaro su queste pratiche piuttosto spicce. Intanto la Me Ruby è bloccata nel porto, per \e esigenze dell'inchiesta. In un hotel Ofusu ripete la sua odissea, senza emozioni apparenti, come se evocasse una fatalità: al largo del Portogallo o della Spagna, il mare ha inghiottito otto uomini, suoi amici, attirati come lui dal miraggio dell'Europa. Testimone essenziale, Ofusu dovrà vedere la sua situazione personale regolarizzata, ha assicurato il procuratore. Copyright «Liberation»' e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Claude Nart, Douala