«La polizia pagò il riscatto Ghidini »

«La polizia pagò il riscatto Ghidini » Brescia, il sequestratore afferma che Malgeri, rapito in Aspromonte, è morto «La polizia pagò il riscatto Ghidini » Rivelazione di levino, subito smentita BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO «Il riscatto di 500 milioni per Roberta Ghidini lo ha pagato la polizia». Parola di Vittorio Ierinò, il sequestratore. Rivelazione clamorosa (che la polizia smentisce), nascosta nelle 7 mila pagine degli atti, che da ieri sono sul banco della corte d'assise di Brescia, udienza preliminare per i dieci calabresi che, un anno fa, hanno sequestrato Roberta. Di più. Iérinò dichiara: «Il dottor Malgeri, sequestrato in Calabria è morto poco tempo dopo il sequestro perché era già malato». Doppio lampo di luce sul buio dell'Aspromonte, dove l'anno scorso si sono consumati i misteri di quei due rapimenti. Vittorio Ierinò racconta la sua verità, e ha la faccia tesa, quando alle 9,35 di ieri mattina, tra il nervosismo delle scorte armate, scende dall'ultimo blindato, il decimo, per infilarsi dentro al tribunale. Una verità segnata a macchina sul foglio numero 3248, quarto faldone. L'intestazione dice: «28 luglio 1992, relazione di servizio», la firma è dei tre carabinieri che stanno trasferendo d'urgenza Ierinò dal carcere di Brescia (dove è appena stato scoperto il suo piano di evasione) a quello di Fossombrone. Il luogo: la stazione di servizio «in località Rimini». L'ora: le 5,45 del mattino. Annota la relazione: «Il detenuto chiede se può parlare anche in presenza degli altri militari. Ricevuta risposta affermativa dichiara quanto segue». Ierinò: «Voglio parlare con il colonnello Pellegrino del Ros di Roma e con il dottor Ascione (il sostituto procuratore che indagava sul sequestro Ghidini, n.d.r.). Il dottor Malgeri sequestrato in Calabria^ è/morto poco tempo dopo il sequèstro perché era già malato. Non dovevano prenderlo se ascoltavano me, perché era troppo vecchio. Se parlo di questo sequestro voglio protezione per la mia famiglia. Per il sequestro Ghidini il resto della banda mi accusa di aver preso i soldi del riscatto, mentre la polizia ha dato la somma di 500 milioni al basista e a un avvocato. Mi raccomando, avvisate il colonnello Pellegrino». Parole che riapriranno dubbi mai risolti. Pasquale Malgeri, radiologo di Siderno, sparito nella Locride il 7 ottobre del 1991, ufficialmente viene ricercato ancora oggi. Chi lo ha sequestrato ha avuto un solo contatto con i familiari, telefonata del 23 dicembre successivo, poi più nulla. Oggi la testimonianza di Ierinò spiega quel silenzio. Per Roberta Ghidini, sequestrata il 14 novembre 1991, i misteri hanno a che fare con la sua liberazione, dopo una trattativa - sequestratori con telefono cel lulare, avvocati, e carabinieri che non è mai stata spiegata del tutto. Roberta viene ritrovata nella notte del 15 dicembre, se gnalazione telefonata a un ayvo cato (sconosciuto), e irruzione dei carabinieri allertati da un paio di giorni. Si disse che Ierinò, catturato un paio di mesi dopo sull'Aspromonte, avesse chiesto in cambio garanzie sulla sua latitanza e sulla sua futura detenzione. E soldi: 480 milioni. «Falso», avevano fatto sapere gli manurenti. Che la trattativa avvenne, lo dicono le carte. Tra il 26 e il 30 novembre, risultano intercettate almeno 5 chiamate partite dal suo cellulare. Destinazione? La caserma dei carabinieri di Gioiosa Jonica, la stazione dei carabinieri di Locri, un'agenzia di stampa, la prefettura di Bovalino, la Squadra mobile di Locri. Oggi la testimonianza di Ierinò, conferma che la trattativa comprendeva un riscatto. Si apre con queste ombre, il processo ai dieci imputati che ieri ha paralizzato le vie intorno al tribunale di Brescia. Sono arrivati tutti: Ierinò con giacca prugna e corna per i fotografi, Cosimo Franco, luogotenente, l'autista della Lancia Thema che alle 7,20 di quel 14 novembre, a metà di una curva tra le colline di Lonato, ha intercettato Roberta. Salvatore Agostino, uno dei carcerieri, Giovanni Fama, Salvatore e Vincenzo Bava, i tre fratelli Seminare. Tutti lì> trai' catene e ammissioni di cólpa, pronti a risarcire (per 106 milioni) la famiglia Ghidini. In otto chiedono il rito abbreviato (sconto di un terzo della pena), in due, Vincenzo Seminare e Corrado Girelli - l'unico bresciano, accusato di essere il basista - decisi a dichiararsi innocenti. Per loro si aprirà il processo il prossimo 5 marzo. Per tutti gli altri, si chiuderà tra breve, sentenza prevista per la fine della prossima settimana. Condanne scontate. L'avvocato di Ierinò, se lo guarda da lontano e dice: «Il mio cliente ha liberato spontanea- mente Roberta. Ha ammesso tutto, ma non è un pentito. Ditelo. Ha molti problemi nel circuito carcerario». Fine messaggio. Ha più problemi di lui Roberta Ghidini, 21 anni. Non è qui e non ci sarà. La famiglia ha deciso di non presentarsi parte civile, rifiuterà il risarcimento, resterà chiusa nella villa di Centenaro di Lonato, tra il verde è il grigio della campagna. Alessandro, il fratello maggiore dice solo: «E' finita. Nessuna curiosità di vederli in faccia. Aspettiamo giustizia e basta». «Il resto della banda mi ha accusato di aver incassato i soldi invece gli agenti hanno versato cinquecento milioni al basista e a un avvocato» Vittorio Ierinò (sopra) mentre esce dall'aula del tribunale di Brescia. Ha fatto rivelazioni sul sequestro di Roberta Ghidini (a sinistra, con il fratello Alessandro)