Escono i 35 operai «murati» di D. M.

Escono i 35 operai «murati» Escono i 35 operai «murati» Sconfitta da un nubifragio la protesta dentro la gallerìa COSENZA. Se non ci si fosse messo in mezzo un nubifragio nella notte tra martedì e mercoledì, i 35 operai che si erano murati in una galleria a Sant'Agata d'Esaro avrebbero proseguito la loro protesta almeno sino a domani sera, quando la loro vertenza sarebbe stata discussa a Roma tra un ministero e l'altro (la competenza sembra essere frazionata). Invece ieri mattina la parete in blocchetti di cemento che chiudeva la «bocca» della galleria «Camoli» è stata abbattuta da colleghi e familiari tra le grida di protesta dei «murati», i quali peraltro erano visibilmente provati per la pioggia che infiltrandosi li aveva inzuppati. La decisione di interrompere la protesta (rimbalzata sulle pagine dei quotidiani anche per alcune drammatiche telefoto) è stata presa a conclusione di un'assemblea che si è svolta davanti alla galleria ed alla quale hanno preso parte quasi tutti i 500 operai che il mancato rifinanziamento dei lavori per il completamento della diga sul fiume Esaro ha praticamente buttato in mezzo a una strada, in bilico tra cassa integrazione e licenziamento. In una regione, peraltro, che ha il più alto tasso di disoccupazione e che sta vivendo altre drammatiche contingenze a Crotone, unico polo industriale calabrese, che vede lentamente sgretolato il suo tessuto produttivo. A quello che si è poi trasformato in un contraddittorio hanno partecipato in un certo senso anche i 35 «murati» che, dalle due fessure lasciate aperte sulla parete, hanno gridato le loro ragioni, prendendosela un po' con tutti. All'assemblea hanno partecipato anche sindacalisti ed amministratori locali. Le accuse per la vicenda sono indirizzate in primo luogo all'Agensud, accusata di aver stretto i cordoni della borsa per la costruzione della diga sull'Esaro, i cui lavori sono fermi da oltre quattro anni che è emblematica di come non si debbano fare le opere civili in Italia. Basti solo pensare che i 60 miliardi che originariamente dovevano coprire interamente i costi di realizzazione oggi coprirebbero meno del 10 per cento della spesa effettiva. Quindi protesta finita? Manco a parlarne. Gli operai hanno promesso che, se dagli incontri romani non verranno delle risposte positive, torneranno a lottare, se necessario ricorrendo anche a forme di protesta più spettacolari. [d. m.]

Persone citate: Camoli

Luoghi citati: Cosenza, Crotone, Esaro, Italia, Roma, Sant'agata