Casavola presidente dell'Alta Corte

Casavola presidente dell'Alta Corte Colpo di scena: è stato eletto con 9 voti su 15, grazie dell'alleanza tra de e psi Casavola presidente dell'Alta Corte Dovrà decidere sui referendum elettorali e sulla manovra economica del governo ROMA. Colpo di scena alla Corte Costituzionale. Nuovo presidente è il professor Francesco Paolo Casavola, 61 anni, tarantino di nascita, ma napoletano di adozione e di studi, ordinario di storia del diritto romano, designato sei anni fa dal Parlamento giudice costituzionale su indicazione della de. E' stato eletto ieri poco dopo mezzogiorno dal plenum della Consulta al secondo scrutinio. Ha ottenuto nove voti, uno in più del quorum necessario. Da dopodomani sostituirà Aldo Corasaniti. L'elezione del professor Casavola, che resterà in carica due anni e tre mesi fino al 25 febbraio '95, segna ima svolta all'Alta Corte perché dopo anni di tregua e di fair play vi è stata battaglia tra giudici di carriera, da un lato, e professori e «politici» dall'altro. La scelta del 18° presidente della Consulta, frutto dell'alleanza dc-psi, cioè dei partiti dell'attuale maggioranza di governo, potrebbe riflettersi non solo sulla sorte dei referendum elettorali (la sentenza sarà emessa a gennaio) e della manovra economica del governo in procinto di finire davanti all'Alta Corte. Ma anche sul futuro vertice della Consulta perché getta le basi per ulteriori future alleanze tra giudici designati da de e psi. Si riafferma, poi, la vittoria dei professori di ruolo e dei «politici» sui giudici di carriera. Di- fatti, con l'elezione del professor Casavola sono stati automaticamente «scavalcati» tre giudici costituzionali che lo precedevano nella graduatoria di anzianità, cioè Giuseppe Borsellino, Francesco Greco e Gabriele Pescatore, eletti, rispettivamente, dalla Corte dei conti, dalla Corte suprema di Cassazione e dal Consiglio di Stato. In realtà è stato messo fuori gioco anche il giudice Ugo Spagnoli. Ma l'ex deputato comunista non aveva alcuna concreta chance, essendo stato eletto dalle Camere lo stesso giorno insieme a Casavola. In pratica, con la votazione di ieri viene bocciata, forse definitivamente, la linea dell'anzianità nella carica di giudice costituzionale che era stata, invece, seguita nelle elezioni di Aldo Corasaniti, Ettore Gallo e Giovanni Conso. E si ritorna al vecchio metodo che privilegiava le presidenze della Consulta di maggiore durata. La sconfitta del «partito dei giudici», anche se è stata facilitata da un grave errore di valutazione, lascerà certamente il segno per molti anni. Per spiegare meglio cosa è successo ieri tra mezzogiorno e mezzogiorno e dieci nel salone «pompeiano» al secondo piano del settecentesco palazzo della Consulta, occorre tirare in ballo il vecchio proverbio: «Tra i due litiganti il terzo gode». In questi dieci minuti di tensione si sono svolte due votazioni. Alla prima si è registrata una «fumata nera», in quanto nessuno dei candidati ha ottenuto i necessari otto voti. Casavola ne ha avuti sei, Greco quattro, Borzellino tre, mentre altri due sono andati dispersi. La chiave di volta è rappresentata proprio dall'imprevista candidatura contrapposta di due giudici di carriera per la presidenza della Consulta. Greco mirava a scavalcare Borsellino, attuale vicepresidente della Corte, che lo precedeva in graduatoria. Se fosse stato eletto presidente Borzellino sarebbe rimasto in carica fino al 24 luglio '93, mentre Greco circa quattro mesi in più. Grecò, anziché allearsi con Borzellino e puntare ad una presidenza di breve durata, ha preferito, invece, mettersi in com- petizione con Borzellino. Ma questo antagonismo si è rivelato fatale per entrambi e alla fine ha favorito Casavola. Se, infatti, sin dall'inizio fossero confluiti su Borzellino anche i voti di Greco, l'attuale vicepresidente sarebbe stato ad un passo dall'elezione con sette voti, appena uno in meno del quorum. Sarebbero così diventati decisivi i due voti dispersi nel primo scrutinio. Casavola, invece, approfittando della frantumazione dei voti tra gli altri due candidati, ha ottenuto via libera alla seconda votazione. Per la «fumata bianca» gli sono stati sufficienti nove voti (oltre al suo quello dei giudici Mengoni e Mirabelli, entrambi de, nonché Ferri, Vassalli, Cheli e Guizzi, tutti psi, ed altri due non meglio identificati) contro i tre di Greco, i due di Borzellino e una scheda bianca. Alla fine dello scrutinio il più giovane dei quindici giudici, il professor Cesare Mirabelli, ha bruciato le trenta schede nel caminetto del salone «pompeiano». Ma, stranamente, un foglietto riepilogativo è rimasto sul grande tavolo ovale, cosicché quando la sala è stata aperta ai giornalisti (ed è la prima volta che accade nei 37 anni di storia della Consulta) si è conosciuto il risultato della votazione che, invece, avrebbe dovuto restare segreto. Pierluigi Franz Ordinario di storia del diritto romano Con lui prevale la linea dei «politici» sui giudici di carriera Durerà in carica sino al febbraio '95 Francesco Paolo Casavola era stato nominato giudice costituzionale dal Parlamento su proposta de

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