La terapia Carey alle Chiese vuote

La terapia Carey alle Chiese vuote IL COMMENTO La terapia Carey alle Chiese vuote CLONDRA ON una democratica votazione, la Chiesa d'Inghilterra ha finalmente aperto le braccia al sacerdozio femminile, una decisione storica, anche se attesa. Son passati ben 17 anni dall'inizio del dibattito, quando il Sinodo ammise per la prima volta che non esistevano «obiezioni teologiche» all'avvento di women-priests, di donne-prete; 17 anni di conflitti laceranti, dentro e fuori la Chiesa. Conflitti che continueranno e le cui conseguenze sono per ora imprevedibili. La marcia delle donne verso l'altare era ormai irresistibile, non vi erano più motivi per fermarla o ostacolarla, l'arcivescovo di Canterbury, George Carey ripeteva da mesi: «Se non ammetteremo le donne al sacerdozio, la società ci volterà le spalle». Ma c'è ora un pericolo: che a voltare le spalle siano non pochi anglicani, religiosi e laici. Forse, queste paure non s'avvereranno, ma esistono, è l'incubo di una Chiesa che si sente vulnerabile, quasi fragile. Certo, la Church of England è la Chiesa «nazionale» inglese (il sacerdozio femminile dovrà essere ratificato dalle due Camere del Parlamento), ma perde costantemente fedeli, i suoi templi sono semivuoti, mentre i cattolici rintuzzano gagliardamente le gelide ondate della diffusa irreligiosità. Era una scelta dolorosa, quella della Chiesa anglicana, una scelta fra due rischi. O respingere le donne e divenire un anacronismo. O accoglierle e subire un'emorragia di preti e di laici, di coloro che fanno parte della sua ala più vicina alla Chiesa cattolica, la High Church. Avesse detto no, sarebbe divenuta un anacronismo non soltanto in quest'isola, ma internazionale. La Chiesa d'Inghilterra è la Chiesa madre della Anglican Communion, una fellowship, una fratellanza mondiale di Chiese protestanti indipendenti, come la potente Chiesa episcopale degli Stati Uniti. Quasi tutte queste Chiese avevano abrogato da tempo le norme anti-donna, non consideravano più incompatibili i servizi divini e il sesso femminile. La diocesi anglicana del Massachusetts ha eletto vescovo suffraganeo una signora di 56 anni, negra, divorziata. La Chiesa madre era ormai un'eccezione. Sì, aveva 1.300 donne tra le sue file, ma ammesse al solo diaconato, l'ordine sacro di grado inferiore al presbiterato. Queste women-deacons, donne-diacono (che non devono essere confuse con le diaconesse, donne laiche con missioni assistenziali) possono amministrare un battesimo, benedire un matrimonio, officiare un rito funebre, ma non possono celebrare l'Eucarestia: e non sono neppure retribuite. Adesso questo esercito di 1.300 women-deacons è sulla strada del sacerdozio: e fra un paio d'anni, ingrossato da nuove reclute, vi arriverà. E' questa avanzata che indigna i cattolici e il Vaticano, che ha subito commentato severamente la votazione londinese. Non pochi anglicani già avvertono raDDiosi: «Non vi sono più speranze adesso di una riunificazione con Roma»,\ Le donne protestano: «Il dialogo non è tra Vaticano e Church of England, ma tra Vaticano e Anglica» Communion, che già riconosce il sacerdozio universale». Il Sinodo ha dunque agito saggiamente e coraggiosamente. Più che alla teologia ha guardato al futuro della Church of England nella nazione e nell'Anglican Communion. Il suo dibattito ha confermato che non esistono dogmi che vietino il sacerdozio femminile. I testi sacri offrono cibi per tutti i gusti. Nella prima epistola ai Corinzi, San Paolo magnifica l'uomo e lo incorona come «immagine di Dio, che di Dio riflette la Gloria»: ma nell'epistola ai Galati, insegna: «Non esistono né ebrei, né greci, né schiavi, né liberti, né uomini, né donne. Siete tutti un'unica persona, in Gesù Cristo». Mario Cirieilo

Persone citate: Church, Galati, George Carey, Gesù, Mario Cirieilo

Luoghi citati: Anglica, Massachusetts, Roma, San Paolo, Stati Uniti, Vaticano