UTOPIE, SI SCENDE di Ferdinando Camon

UTOPIE, SI SCENDE UTOPIE, SI SCENDE In polìtica han prodotto disastri lasciamole ai letterati: un pamphlet di £*\A ON la scomparsa del JH ■ comunismo si è realiz/■■'- 1 zata la fine definitiva ; 1 delle utopie? non tornerà mai più il sogno totale, la palingenesi I dell'umanità, la creaI zione di un paradiso in W / terra, che renda non^L«/ necessaria la fede religiosa? E' una domanda che circola nella mente degli intellettuali, soprattutto europei, soprattutto tedeschi: perché i tedeschi hanno vissuto nella propria storia la caduta delle ultime due grandi utopie, quella nazista e quella comunista. Sono testimoni. 0 sopravvissuti. Perché l'utopia impone la stessa abnegazione delle grandi religioni, il sacrificio di sé e degli altri, rende santa la sofferenza che infliggi, meritoria quella che patisci: mentre vivi dentro una religione, nel suo fervore, da lei giustificato e salvato, tutto quello che fai è ingiudicabile, soltanto quando uscirai da quella storia potrai vederla e valutarla. I tedeschi ne sono usciti. Dalla doppia storia, nazista (mezzo secolo fa) e comunista (adesso). Adesso Joachim Fest, uno dei direttori della Frankfurter Allgemeine Zeitung, giudica e osserva (Il sogno distrutto, Garzanti, pp.84, L. 16.500) L'utopia è sostanzialmente il tentativo di correggere il Creatore, di cancellare dal mondo gli errori originari. Perciò il Cristianesimo è sempre stato nemico di ogni utopia: questo è il regno dell'espiazione, del peccato, la perfezione non sta in questa terra e in questa vita. Di conseguenza, ogni utopia è nemica del Cristianesimo, lo deve annullare e sorpassare: il nuovo uomo dell'utopia è sempre un uomo postcristiano. Quando esistono forme di utopia che nascono dal Cristianesimo (come la Teologia della Liberazione), esse non sono altro, per Fest, che forme di eresia. L'utopia è l'invenzione di un terzo luogo, che non sta né qui né in cielo. Trasportare l'umanità su questo luogo, che non è in nessun luogo, è il sovrumano compito degli utopisti. L'utopia hitleriana è fallita perché intrinsecamente folle, imperniata sulla volontà ossessiva di far regredire un popolo dalla fase industriale avanzata alla fase contadino-guerresca, un viaggio a ritroso nella riemersione dei riti arcaici, il sangue, la razza. Il fallimento del nazismo sta dentro il nazismo, nella sua origine. Il fallimento del comunismo ha altre cause, e non era iscritto nella sua origine. All'origine anzi i richiami umanitari, la solidarietà, l'altruismo, il miglioramento dei più deboli, dei più poveri, ha attratto sul comunismo la disponibilità al sacrificio di milioni di seguaci, sparsi per tutto il mondo. Il nazismo è un viaggio che non è partito. Il comunismo è un viaggio che non è arrivato: per tre generazioni ha fatto vagare i popoli nel deserto, senza portarli a una destinazione, perché era il comunismo stesso che, avanzando, creava il deserto: il deserto della mancanza di dubbi, di confronti, creazione, invenzione, competizione. La morte delle utopie è benefica, in essa Fest vede l'uscita dell'uomo dalla paleostoria, il prezzo per entrare nella modernità. Il posto per le utopie è d'ora in poi la fantasia, cioè la letteratura, non la politica: scrivetene pure, ma non cercate di metterle in pratica. Temo che sia più un augurio alla nuova Germania che non una sentenza che possa chiudere il processo. Quell'evento ciclico che passa per «morte delle utopie» non è altro che la fase in cui le vecchie utopie agonizzano (un'agonia che oggi non è ancora morte: né del marxismo né del nazismo) e le nuove stan nascen- do, anche se per ora non si vedono. Fest non intravede all'orizzonte odierno che l'utopia verde, il sogno di riconciliazione tra uomo e natura, di una ricomposizione della vita nelle sue diverse forme. Ma è una visione mondiale, questa? o è invece una visione soltanto europea, anzi ormai neanche più europea? Perché altre utopie premono sul nostro mondo, anche se son nate nel mondo arabo, islamico, khomeinista, libico, eccetera: lo assediano e lo invadono, penetrano nella sua storia. E la nostra stessa condizione, di costituire la parte dominatrice del mondo, non potrebbe risultare domani nient'altro che una povera utopia? L'utopia è un errore, ma finché ci sei dentro è la verità, tutta la verità, indubitabile. A dubitarne, anzi, si corrono dei rischi. Ferdinando Camon

Persone citate: Fest, Garzanti, Joachim Fest

Luoghi citati: Germania