«L'Efim, usato e gettato dal potere» di Valeria Sacchi

«L'Efim, usato e gettato dal potere» COMMISSARIO E VENDITORE «L'Efim, usato e gettato dal potere» Predieri: ecco come liquido l'ente delle assurdità LMILANO A situazione è drammatica. Efim significa un gruppo assai complesso, 37 mila dipendenti, e altri 40 mila che fanno parte dell'indotto. Centoventi società, moltissime delle quali vanno male. Bisogna lottare contro una mentalità che sostiene: vanno male perché hanno problemi finanziari. Nossignori, vanno male perché vanno male, non hanno redditi o hanno redditi modestissimi. E quindi è difficile trovare compratori. Molti premono per nuove ristrutturazioni e rilanci delle imprese. Non è il mio compito. ìl mio compito, fissato dalla legge, è liquidare. I soldi che ho servono per pagare i debiti, non per fare investimenti in settori dove ogni piano di rilancio è già fallito. Come commissario, ho vincoli feroci. Se un'azienda è sana, continuerà ad andare avanti con un padrone diverso». Chi parla è Alberto Predieri, commissario Efim dal 17 luglio che, proprio ieri, ha iniziato la procedura di responsabilità nei confronti di amministratori di Safim Lesing e di Safim Factoring. Tra i quali c'è Mauro Leone. Professor Predieri, possiamo dire che lei è il primo vero privatizzatore? «Lo sono, ma senza preclusioni né di legge né ideologiche. La regola numero uno è di vendere aziende a chi le vuole comperare, sia privato sia pubblico, per me è lo stesso. E mettere in liquidazione le invendibili. Gli operai chiedono la continuità. Mi spiace, non posso garantirla, anche se faremo tutto quello che si può. L'Italia non può continuare a perdere a bocca di barile. L'Efim ha passato la vita a fare piani di ristrutturazione triennali, tutti falliti. E poi c'è stato il blocco dei fondi dì dotazione deciso nel 1989 da Guido Carli, ministro del Tesoro. Carli ha bloccato i finanziamenti, ma ha consentito che queste aziende si indebitassero all'estero per 4500 miliardi...». E la regola numero due? «Vendere nella logica di mercato, e in regime di concorrenza, senza distinzioni. Aggiungo che sono un privatizzatore anomalo, posso vendere sia ai privati che allo Stato, ma sempre con un regime privato». Questo è il discorso della Breda Ferroviaria voluta da Finmeccanica... «Per me il signor Smith o il signor Fabiani sono sullo stesso piano. Fabiani vuole la Breda per il polo ferroviario. Bene. Fabiani è abilissimo manager, ma l'impresa pubblica può stare sul mercato purché si comporti secondo le leggi del mercato. Impossibile un trattamento di favore. Fabiani lo sa e dice che pagherà in contanti. Benissimo, ma è chiaro che se un altro pagherà di più, io venderò a costui. Nessuno deve avere aiuti che falsino la concorrenza». Come venderà? «Attraverso un meccanismo di vendite internazionali. Non un'asta con un prezzo base pubblico. Raccolgo le offerte e il prezzo lo fa il mercato, anche se conosco il valore di quello che vendo». E la Breda finanziaria? «E' un rompicapo che cercheremo di risolvere, tenendo conto che è quotata. Il settore militare deve restare pubblico, ed è logico». Come è la posizione di commissario Efim? «Scomoda. Bisogna combattere contro la santa alleanza dell'as- sistenzialismo, contro la guerra di religione sulle privatizzazioni. All Efim sono andati avanti per anni incrementando debiti su debiti, con sbilanci palesi. Da anni la Corte dei conti spara su questa gestione. Ora bisogna uscire da questo assistenzialismo inefficace e illegittimo per gli aiuti in violazione alle norme Cee. Col risultato di perdere barcate di quattrini». Come si fa per i lavoratori delle aziende che dovranno chiudere? «Cercheremo di non chiudere, ma bisognerà attivare ammortizzatori sociali». Fecendo 100 l'È firn, quanto si riuscirà a vendere e salvare, e quanto dovrà chiudere? «Un 30% del fatturato è settore militare, e si salva. Si salva il vetro, la Siv: la venderemo attraverso un'asta internazionale. Poi si salva la Breda Ferroviaria, e si arriva ad un 60/70% del totale. Anche parte delle piccole aziende potranno essere cedute. Infine l'alluminio: è l'unico settore dove ci sarà un piano di ristrutturazione generale, per evitare di venderlo a pezzi e bocconi. Anche se gli alti costi dell'energia lo rendono poco competitivo». E le aziende che rischiano? «Ve ne sono alcune. La Termomeccanica di La Spezia è il problema più grave poiché coinvolge 700 persone; anche la Metallotecnica Veneta di Porto Marghera e le Officine Reggiane presentano problemi. In queste officine, una parte della produzione ricalca quella della Breda Ferroviaria di Pistoia. Il che spiega l'assurdità di un gruppo nel quale operavano due unità in competizione fra loro. Nelle Reggiane vi sono produzioni tecnologicamente avanzatissime, non dico di no, ma con bilanci che da anni sono in rosso. Il che vuol dire che qualcosa non funziona. Ci vorrà risistemazione e fantasia. Ma anche nelle aziende da mettere sul mercato saranno necessarie riduzioni di personale». Quali assurdità ha trovato nel gruppo Efim? «Parecchie, perché l'Efim era una conglomerata che cresceva allargando i centri di potere. Prendiamo, ad esempio, l'unità informatica che, non potendo lavorare per il gruppo dove ogni società voleva fare per sé, doveva lavorare per altre aziende pubbliche a costi non remunerativi. C'è stato un periodo di non felice allargamento alimentare: esiste una società per le ostriche del golfo di Trieste, ed un'altra per le anguille delle Puglie». E il contenzioso con le banche estere? «Come Efim ho debiti per 17.500 miliardi. Dal Tesoro avrò 9000 miliardi, una parte verrà dalle cessioni, ma non basta. Pagherò al 100% i debiti delle società che sono possedute al 100% dall'Efim. Per le altre, le banche estere seguiranno la sorte di tutti i creditori. Aggiungo che gli istituti esteri, quando hanno concesso finanziamenti all'Efim, sapevano benissimo quali rischi prendevano». Quali sono i tempi previsti per la fine del mandato? «Entro fine settimana devo presentare il piano Efim al Consiglio dei ministri. Conto che la maggior parte del patrimonio sia ceduto entro la fine del 1993». Valeria Sacchi Azione giudiziaria contro i vertici Safim (e c'è Mauro Leone) Alberto Predieri commissario liquidatore dell'Efìm

Luoghi citati: Italia, La Spezia, Pistoia, Trieste