Pena di morte per chi parla in treno di Oreste Del Buono
Pena di morte per chi parla in treno RISPONDE O.d.B. Pena di morte per chi parla in treno Caro Oreste, sarà successo anche a te, come un po' a tutti, che, spostandoti in treno da una città all'altra all'inizio e alla fine di una giornata di lavoro sentissi il bisogno di un momento di concentrazione per raccogliere le idee e magari buttare giù qualche nota meditata. E sarà successo anche a te di non riuscirci, disturbato non dico da canti goliardici o da qualche radiolina portatile (ormai anche i patiti della musica non stop si sono rassegnati agli auricolari) ma dal chiacchiericcio più o meno serio, più o meno sommesso dei vicini di viaggio... Carlo Brocca, Montana GENTILE signor Brocca, effettivamente è successo anche a me. Ma le confesso che non ho mai pensato che ci potesse essere un rimedio. Lei, invece, ogni tanto mi scrive per rendermi edotto su quanto si rimetta a essere italiani rispetto a essere esteri, questa volta, invece di citarmi la Svizzera, mi cita l'Olanda quale Paese da cui prendere esempio. «Ebbene, in Olanda, sugli assi principali della rete ferroviaria (per esempio tra Amsterdam e Rotterdam o l'Aia) cioè laddove politici, dirigenti e professionisti fan del viaggio un prolungamento della vita d'ufficio, ma dove comunque c'è sempre qualcuno che adora il silenzio o lo studente che dà un'ultima ripassata alle lezioni, esistono dei compartimenti bene identificati nei quali un cartello Pena dper chin tr ammonisce: "E' proibito parlare per non disturbare" così come da noi ci sono ormai compartimenti nei quali è proibito fumare. E ti assicuro che la disposizione è accuratamente rispettata e fatta rispettare se qualcuno sgarra, sia pure in buona fede. Un piccolo segno di civiltà...». Gentile signor Brocca, grazie per la segnalazione, ma è proprio la conclusione della sua lettera, ovvero l'assicurazione dell'assoluto rispetto della disposizione che mi fa capire che, difficilmente, si arriverà a qualcosa di simile qui da noi. Non è che pecchi di pessimismo, sono solo realista. Non riesco, infatti, ancora a convincermi che sia stata presa così sul serio da noi la campagna contro il fumo. Non fumatore da tutta una vita, continuo a trasecolare tutte le volte che, facendo la prenotazione di coro ansioso di coloro che riven un posto, sento il coro ansioso di coloro che rivendicano posti da non fumatori. Evidentemente, una volta tanto, la minaccia della morte ha avuto il suo effetto, non nello scongiurare la morte che può raggiungerci anche a causa delle automobili e del riscaldamento e di infiniti altri motivi, ma nel risvegliare il senso del peccato. Come si potrebbe minacciar di morte chi chiacchiera? Oreste del Buono
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