«Qui ha insegnato Galileo Il Papa non deve venire»
«Qui ha insegnato Galileo Il Papa non deve venire» Padova, quarantatre docenti contestano il rettore dell'Università «Qui ha insegnato Galileo Il Papa non deve venire» [ w] PADOVA |L Papa sulla cattedra di PADOVA I L Papa sulla cattedra di I Galileo? E' un insulto al I la memoria del grande __^J scienziato. Noi qui Wojtyla non lo vogliamo». Quarantatre docenti padovani sono scesi in guerra contro Mario Bonsembiante, magnifico rettore dell'università dove Galileo insegnò per 18 anni. Bonsembiante aveva ringraziato commosso la Chiesa, che dopo quasi quattro secoli ha chiesto scusa a Galileo. Definendo la decisione «coraggiosa e lungimirante», aveva invitato il Papa alle celebrazioni galileiane del quarto centenario. Ma c'è chi non la pensa come lui, non si sente per nulla soddisfatto e non perdona: «Il rettore non rappresenta tutto il corpo accademico e Wojtyla non va invitato». A tredici anni dall'insediamento della Commissione vaticana e a 360 dalla condanna del Santo Uffizio, la conciliazione tra scienza e fede si propone in modo del tutto inaccettabile. Quarantatre le firme in calce a una lettera aperta, per una polemica che potrebbe sembrare ottocentesca, ma non lo è. A inalberarsi è l'area laica e di sinistra dell'università. E il conflitto fra scienza e fede si rinfocola. «E' opinabile - dice il filosofo Umberto Curi - che tra le funzioni del rettore rientri anche quella di pronunciare giudizi su iniziative assunte da una personalità che ricopre al tempo stesso il ruolo di capo di uno Stato autonomo e di massima autorità spirituale di una specifica confessione religiosa». Tanto più se lo fa come interprete di un intero ateneo, che non è stato invece consultato.. Ma c'è un aspetto peggiore: «La revoca della condanna inflitta a Galilei non scaturisce affatto dall'affermazione del carattere aconfessionale della ricerca scientifica, bensì - esattamente al contrario - dalla pervicace, e a questo punto davvero incorreggibile, inclinazione a istituire una relazione di conti- guità tra fede e ragione». Insom- ma, «la revisione del giudizio guità tra fede e ragione». Insomma, «la revisione del giudizio sullo scienziato pisano non modifica minimamente l'impianto concettuale sulla base del quale egli era stato condannato». Ecco perché i 43 rifiutano l'accomodamento di Bonsemòiante. «Il Papa - dichiara Caterina Limpntani Virdis al "Mattino di Padova" - aveva tutti gli elementi per una revisione giudiziaria ài Galileo anche dieci, vent'anni fa. Da un punto di vista politico, questo nuovo atteggiamento ha il significato di una correzione di mira per riprendere il controllo della ricerca scientifica, concedendo quello che ormai era considerato ovvio da tutti. Oggi sono state attivate altre trincee sulle quali l'attenzione e l'intromissione della Chiesa sono vivissime: l'eutanasia, il controllo delle nascite, l'ingegneria genetica». Gli fanno coro le battute di altri docenti. Carlo Corvaja: «La scienza e la fede non si toccano e non si intersecano: sono due ambiti diversi e separati». Rosanna Bressan Villella: «L'indipendenza e la laicità della scienza vanno difese. La pubblica celebrazione di un abbraccio pastorale alla scienza, anche fosse frutto di un rimorso, non può esercitare che effetti svianti su chi la subisce. E poi Galileo non aveva certo bisogno di essere assolto». Alberto Zanardo ricorda che dopo la pubblicazione del Dialogo sui massimi sistemi Galileo era stato processato per eresia, obbligato ad abiurare le sue teo- rie e condannato al confino ad Arcetri: «La considero un'offesa alla memoria di Galileo che fu costretto all'abiura». Walter Pisent: «L'errore, l'abuso sta nel fatto di sconfessare una teoria perché afferma qualcosa che non collima con le Sacre Scritture». Tutti rimarcano insomma questo invito come un «magnifico scivolone >. Dall'altra parte si replica: «Temo che qualche collega abbia scambiato il Papa attuale con Paolo V o Urbano Vni - dice Claudio Villi del Comitato scientifico per le celebrazioni galileiane -, hanno sbagliato Papa. Si resta se stessi, in quella libertà del pensiero e della ricerca che è nel motto della nostra università, anche potendo incontrare un Papa. Io sono un laico d'istinto e dico che il rettore ha preso una decisione estremamente opportuna». Il magnifico concède qualcosa: «Alcune delle affermazioni contenute nella lettera appaiono ovviamente condivisibili, in particolare quella che ricorda come la scienza non abbia bisogno di sollecitare dispense o convalide esterne». Ma aggiunge: «La dichiarazione pontificia appare come un evento che favorisce e riafferma quell'assoluta libertà della scienza che l'ateneo patavino ha difeso nella sua lunga storia». Il contrario di quel che pensano i quarantatre. Mario Lodo «Wojtyla ha concesso tardi quel che era ovvio per tutti: difendiamo l'autonomia e la laicità della scienza» Galileo Galilei. Lo scienziato perseguitato dalla Chiesa e ora «riabilitato» insegnò all'Ateneo di Padova per 18 anni • " ■P*""" .;^y...s."l|MKM| 1F- '^JÉffe^l Il Papa è stato invitato Papa è stato invitato dal rettore di Padova alle celebrazioni del quarto centenario galileiano: esplode la polemica
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