L'Italia, una sedia vuota alla Cee

L'Italia, una sedia vuota alla Cee PARADOSSI D'EUROPA Sconcerto e critiche degli Undici per la mancata sostituzione di Ripa di Meana L'Italia, una sedia vuota alla Cee Da 5 mesi deve essere designato il commissario BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «E' una questione italiana», fanno rispondere all'unisono i commissari europei; e la regola del silenzio viene rispettata, con rigore, anche da quelli che in privato hanno denunciato per settimane il comportamento italiano. L'Europa comunitaria si sente monca per la mancanza -dopo le dimissioni di Carlo Ripa di Meana, chiamato al ministero dell'Ambiente - di uno dei due commissari a cui il nostro Paese ha diritto. E' una scelta, quella del governo Amato? O è una dimenticanza? A Bruxelles nessuno sa rispondere; ma appare perlomeno curioso che la disastrata Italia, alla ricerca di una credibilità europea, lasci per strada le stampelle che le garantirebbero un passo più agevole. Da cinque mesi il commissario Filippo Maria Pandolfi è solo; e lo stesso Ripa ha parlato di «grave responsabilità» del nostro governo. I commenti dei nostri partner europei sono stati anche più taglienti; soprattutto ora che la sostituzione di Ripa vie¬ ne addirittura scavalcata - nella stanza dei bottoni di palazzo Breydel -dalle nomine di commissari dei Paesi che hanno deciso di non confermare da gennaio i loro attuali rappresentanti. E' di questi giorni la scelta del ministro degli Esteri portoghese Joao De Deus Pinheiro come successore di Cardoso e Cunha, anche se quest'ultimo è ancora sul ponte di comando. E se il laborista inglese Bruce Millan non ha ancora un erede con nome e cognome, è perché il premier britannico John Major ha posto il veto al suo ex rivale Neil Kinnock. L'Italia, invece, tace da 5 mesi. L'assenza di un erede a Ripa di Meana significa non soltanto un voto in meno quando la Commissione è chiamata a decidere temi controversi, che talora riguardano in modo diretto l'Italia; significa soprattutto un posto vuoto nel delicato gioco dei compromessi. «Purtroppo oggi quello che era il mio gabinetto non ha più diritto d'intervento - protesta Ripa - ed è diventato un osservatore muto. Così nei dossier di Bruxelles manca una serie di elementi di conoscenza della posizione italiana». Per qualche settimana Jacques Delors e i suoi collaboratori hanno atteso con fiducia. Poi hanno cominciato a dubitare dell'impegno italiano e hanno affidato il portafoglio di Ripa l'Ambiente - al belga Karel Van Miert. Ora non attendono più una sostituzione: basterebbe la nomina non di un sostituto ma del nuovo commissario destinato a entrare in funzione da gennaio. Di tanto in tanto raggiungono Bruxelles voci di candidature e autocandidatrure: Ruffolo, Ruberti, La Pergola, Romita, Mattina, Didò. Nomi grandi e piccoli del mondo socialista - la lottizzazione politica prevede che quella poltrona vada al psi - si sono mossi sulla strada della Cee. Ma, finora, senza esito. Anche perché l'unico candidato su cui Ripa e Ama- to sono concordi - Renato Ruggiero, attuale «ambasciatore internazionale» della Fiat - ha fatto intendere di non essere disponibile. Ormai i tempi stringono: entro il vertice di Edimburgo - 11 dicembre - l'Italia dovrà comunicare i nomi dei suoi due commissari per i prossimi due anni, compresa la conferma di Pandolfi o la nomina di un suo eventuale successore (si parla di Fracanzani, Prodi, Guarino). Ma intanto ha perso sei mesi. [f. gal.] E' andato a un belga il portafoglio dell'ecologia A sinistra il commissario Cee Pandolfi Qui a fianco Ripa di Meana che non è stato sostituito In basso Amato