Arriva Eltsin, Budapest abbatte le statue di Tito Sansa

Arriva Eltsin, Budapest abbatte le statue Arriva Eltsin, Budapest abbatte le statue Spariti tutti i monumenti che ricordano guerra, russi e comunismo BUDAPEST NOSTRO SERVIZIO Eltsin quando arriverà oggi all'aeroporto di Budapest non troverà Steinmetz a salutarlo con la bandiera bianca. Steinmetz insieme con Ostapenko era un ufficiale dell'Armata rossa che, durante l'assedio di Budapest nel 1944, cercò di salvare la popolazione civile della città, offrendo la resa con l'onore delle armi agli occupanti tedeschi. Reggendo una bandiera bianca i due parlamentari, l'uno alla periferia di Buda, l'altro dalla parte di Pest, avanzarono disarmati verso le linee nemiche. Furono falciati dai tedeschi. Dopo la liberazione, sui luoghi del loro sacrificio furono erette due grandi statue, sulla strada di Vienna e su quella dell'aeroporto. Ora le statue dei due martiri non ci sono più. Presi da furia iconoclasta, nei giorni scorsi gli ungheresi hanno rimosso tutti i monumenti che in qualche modo ricordavano l'occupazione sovietica. Sono sparite nella capitale una cinquantina di statue, alcune di valore artistico. Sono scomparse non solo le statue dei padri storici del comunismo come Marx ed Engels (Stalin era stato abbattuto e fatto a pezzi già durante la sollevazione dell'ottobre 1956) ma anche quella che ricordava i 133 giorni della Repubblica dei Consigli del 1919, quella in onore dei caduti delle brigate internazionali che combatterono in Spagna contro Franco, anche tutte quelle celebranti la guerra di libera¬ zione dal nazismo. Il fatto più allarmante è che la rimozione è avvenuta senza proteste. «Il pendolo ungherese era troppo a sinistra - dice Judit L„ una nota sceneggiatrice -. Ora sta andando un po' troppo a destra. Il cancellare la memoria della liberazione dal nazismo mi sembra una vergogna». Il Consiglio comunale di Budapest si giustifica dicendo che le statue erano minacciate, che si è voluto salvarle «per evitare rimozioni arbitrarie, mutilazioni e scritte insultanti». Era già avvenuto con il busto al filosofo marxista Lukacs e con la statua del leader comunista (nel 1919) Bela Kun, deturpata perché era ebreo. Ma, «considerato l'alto valore estetico» dei monumenti, il Comune ha deciso di raccoglierle in un apposito «parco del¬ le statue» che verrà creato su un'area di quattro ettari alla periferia meridionale di Pest. «Confinato vicino al mercato delle pulci» dicono i maligni. Ma non tutta la rimembranza è sparita. Il più grande (e brutto) memoriale sovietico di Budapest, il falso obelisco con falce e martello che sorge nella piazza della Libertà proprio dinanzi all'ambasciata americana (il cardinale Mindszenthy che vi rimase rinchiuso per quasi vent'anni lo aveva proprio davanti alla finestra) è rimasto al suo posto. Reca la scritta, in russo e in ungherese, «in onore dei nostri eroici liberatori sovietici», che è stata in parte scalfita dagli anticomunisti. Lo hanno circondato con transenne, la polizia fa la guardia giorno e notte. E' rimasto lì per «motivi diplomatici», per non offendere Mosca. Non da ultimo perché proprio oggi Boris Eltsin farà la sua prima visita ufficiale in Ungheria e - si dice - dovrà pure avere un luogo per ricordare i soldati del suo Paese che sono caduti per liberare l'Ungheria. Tito Sansa