Il medico tarda, chioma i carabinieri

Il medico tarda, chioma i carabinieri Al Giovanni Bosco un solo sanitario doveva badare ai malati di otto piani Il medico tarda, chioma i carabinieri La telefonata ai 112 di una paziente «C'è un caso grave, nessuno interviene» tutti i reparti, centinaia di persone. E che i due sanitari del pronto soccorso non potevano essere interpellati. Ci siamo allarmate, ma per un'oretta abbiamo atteso. La signora Usai, però, continuava a peggiorare, nessuno arrivava, ed ho chiamato i carabinieri». Militari e medico di turno sono arrivati quasi contemporaneamente, alle 22,45. «Il medico l'ha visitata e ha deciso di intervenire subito, aspirando il liquido che le procurava i fortissimi dolori e le difficoltà respiratorie. Ha fatto, insomma, quello che doveva essere fatto ore prima, e che è costato sofferenze indicibili a questa donna». La mancanza di assistenza medica è stata comunque toccata con mano anche da cronisti e carabinieri: uno dei figli della donna, in preda ad una grave crisi nervosa (con evidenti problemi respiratori), è stato lasciato per molti minuti riverso sul pavimento, e solo successivamente disteso su una barella, senza ricevere alcun soccorso, salvo un bicchiere d'acqua portato da un parente. E l'ospedale? Il sabato notte e la domenica, la direzione sanitaria del Giovanni Bosco (che non è presidiata) non può fornire spiegazioni. Comincerà a farlo stamane, ai carabinieri. Il primario del reparto, professor Dessy, ha invece cercato di riscostruire l'accaduto: «La signora Usai è in condizioni critiche, lo sappiamo. Quel che non comprendo sono però i tempi lunghi dell'assistenza, anche se non mi stupiscono: il medico interdivisionale, dalle 20 di sera alle 8 del mattino, è solo. E deve far fronte a tutte le emergenze nei reparti. Si sarebbe però potuto ovviare chiedendo l'intervento dei due medici di guardia al pronto soccorso, che fra l'altro - per caso - erano del mio reparto. Anche se il pronto è subissato di richieste: sino a 200 visite al giorno. Si sarebbe potuto anche chiamare telefonicamente altri medici a casa: esistono le reperibilità. Non vorrei che qualcuno avesse peccato di nervosismo e precipitazione». Angelo Conti Mezzanotte di sabato al Giovanni Bosco, Maria Teresa Veneziano racconta l'episodio ai carabinieri «Quella paziente ha cominciato a star male nel pomeriggio. Un'infermiera mi ha detto di farmi gli affari miei e di aspettare nel salottino se non volevo sentire i lamenti» «Una donna sta morendo, ma i medici non arrivano: ce n'è uno solo, e deve badare ai malati di tutti gli otto piani dell'ospedale. Potete fare qualcosa?». L'operatore della centrale 112 dei carabinieri, al primo piano di via Valfré, si è fatto ripetere il messaggio di aiuto, che arrivava - alle 22,15 di sabato sera - da un telefono a gettoni del terzo piano del Giovanni Bosco. Poi ha subito inviato una radiomobile della compagnia Oltredora. Ed ai militari è stata così raccontata l'odissea di una donna, in condizioni molto gravi per via di imponenti versamenti addominali, e la carenza di personale medico, che i carabinieri hanno poi potuto constatare di persona. A comporre il 112 è stata Maria Teresa Veneziano, 24 anni, impiegata, via Vanchiglia 12, ricoverata da pochi giorni per una breve terapia nel reparto di Medicina A del professor Dessy. Ai carabinieri ha raccontato una drammatica storia di malasanità: «La mia vicina di letto, si chiama Lenuccia Usai in Ariafina, 59 anni, ha cominciato a stare molto male nel pomeriggio. Alle 16 ho chiesto all'infermiera di far intervenire un medico. Prima mi ha detto di farmi gli affari miei e di aspettare nel salottino se non volevo sentire i lamenti. Poi ha aggiunto che il medico sarebbe arrivato dopo 10 minuti. Lo abbiamo sollecitato più volte, sia io sia i famigliari della donna, ma non si è visto sino alle 18. E quando è arrivato si è limitato a misurare la pressione». La visita del medico non ha cambiato la situazione: «Quella donna continuava a lamentarsi. La figlia, che è infermiera, sapeva quanto stava succedendo: il liquido che si stava accumulando nell'addome le procurava dolori fortissimi. Dopo le 20 sono subentrate complicazioni respiratorie, a questo punto abbiamo richiesto nuovamente un medico. C'era il rischio, concreto, che questa massa liquida le bloccasse la respirazione». La risposta avuta dalle infermiere di turno non è stata incoraggiante: «Ci ha detto che un medico c'era, ma che era solo, e che doveva badare ai malati di

Persone citate: Angelo Conti, Dessy, Giovanni Bosco, Maria Teresa Veneziano, Usai