All'inferno con Dostoevskij di Osvaldo Guerrieri
All'inferno con Dostoevskij «Des Passions» di Salmon, a Milano dopo tre studi preparatori All'inferno con Dostoevskij Uno spettacolo affascinante, delicato e crudele, ispirato a «I demoni» L'intreccio del romanzo è lasciato in ombra: in primo piano l'anima immorale MILANO DAL NOSTRO INVIATO Negli ultimi anni «I demoni» di Fèdor Dostoevskij hanno esercitato un fascino potente sul troncone più svelatamente politico del teatro europeo. Basterà ricordare i due allestimenti che Andrzej Wayda e Yuri Ljubimov hanno fatto circolare anche in Italia. Ora «il libro della grande ira», scritto per demolire il nichilismo terroristico che attraversò la Russia nella seconda metà dell'Ottocento, è stato assunto da Thierry Salmon a traliccio ispiratore di uno spettacolo «Des Passions» - che, dopo tre lunghi studi preparatori, è andato in scena nella sua forma definitiva al CRT. Salmon è un belga che ama le discese agli inferi. Se a soli 32 anni è divenuto una stella internazionale del teatro, vuol dire che in quegli inferi non ha portato i simboli elusivi o decorativi di un'umanità fragile; al contrario vi ha convogliato le spinte poderose del Male, i miasmi rinchiusi nel ventre della terra e delle città, magari presi in prestito dalla letteratura (Rimbaud, Zola) e rigenerati da una visione priva di pietà o di complicità. Affrontando «I demoni», Salmon non si è preoccupato di offrire una sceneggiatura del romanzo; semmai ne ha cercato l'anima «immorale», atea, violenta e intorno ad essa, con la collaborazione drammaturgica di Renata Molinari, ha costruito un gioco scenico che, lasciando in ombra l'intreccio politico del romanzo, ne insegue le passioni, studia il loro cercarsi fino al punto in cui l'amore e l'odio, l'utopia politica e l'edonismo più corrivo giungono alla catastrofe dello scontro. Si avverte un fortissimo senso d'attesa in questo spettacolo affascinante, delicato e insieme crudele, scandito da misteriose risonanze, rigorosamente parlato in francese e in russo e contrappuntato dalle musiche di Patrick De Clerck. Gli uomini e le donne di «Des Passions» attendono Stavrogin, l'anima nera del romanzo, il principe maligno che dovrebbe dare una risposta alle speranze di ciascuno. Nella sala del CRT utilizzata in tutta la sua lunghezza, i piccoli-grandi personaggi della minuscola comunità russa sono separati da un grande specchio. Le donne cercano di irretire gli uomini nella propria trama vitale, vi si accostano e se ne allontanano con movenze che richiamano una partita a scacchi. Quando lo specchio viene rimosso, quando cade ogni divisione, si tenta un amalgama forse impossibile, poiché, più prepotente e più paralizzante che mai, emerge l'individualità di ciascuno. Sebbene i nove personaggi entrino in continua, reciproca relazione e comunichino con un parlottio soffocato che soltanto a tratti esplode nel grido, «Des Passion» non è uno spettacolo corale; anzi è una somma di singole psicologie che niente e nessuno riesce ad armonizzare. Neppure Stavrogin, che si dimostra un perverso, un violentatore, un sopraffattore e provoca la dissoluzione definitiva della comunità. Ma il crollo degli individui e delle loro illusioni tradisce Salmon. Fino a questo momento la sua creazione è stata splendida; ma, come per una caduta di tensione mentale, all'epilogo si sgonfia, si banalizza e il regista risolve le difficoltà facendo uscire gli attori dalla finestra. Se è una metafora, forse è un pochino povera. Ma nel complesso lo spettacolo è magnifico per tensione ed emozione; è esemplare anche nell'interpretazione affidata a un «ensemble» che, chiuso nelle sue sottanone, romanticamente scamiciato o malignamente incappottato di nero, affronta l'impresa con generosa dedizione. Si replica fino al 15 novembre. Osvaldo Guerrieri Dostoevskij interpretato da Thierry Salmon, un belga di 32 anni, star del teatro internazionale. Esemplare a Milano l'esecuzione dell'intero ensemble
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